Da un bicchiere completamente vuoto dopo la sconfitta di Firenze a un bicchiere più che mezzo pieno dopo la gara persa contro la Roma alla Unipol Domus. Il Cagliari, nonostante la rimonta subita e l’ultimo posto in classifica, è uscito rinfrancato dalla sfida con i giallorossi di Mourinho.
Compattezza
“Oggi la squadra ha giocato come piace a me, per la prima volta si è vista una squadra di Mazzarri“. L’allenatore rossoblù è apparso soddisfatto nell’analizzare la sconfitta contro la Roma e gli aspetti positivi hanno, effettivamente, superato quelli negativi.
Mazzarri ha presentato un Cagliari, come da sue parole, orientato “sul 4-3-3, un 4-5-1 in fase difensiva un po’ come il Napoli”. Le posizioni medie riportate nel report della Lega Serie A confermano una disposizione nella quale fondamentale è stato il lavoro di Joao Pedro. Da appoggio a Pavoletti a quinto di centrocampo a sinistra impegnato nel contenimento di Karsdorp, il brasiliano si è distinto per spirito di sacrificio e intelligenza tattica.
La meglio gioventù
Sul lato destro Bellanova ha abbinato spinta offensiva a una maggiore copertura in aiuto a Zappa rispetto a quanto fatto da Joao Pedro a sinistra con Lykogiannis.
Proprio l’esterno destro ex Pescara è stato la vera sorpresa di serata. Non solo per la sua presenza nell’undici iniziale – preferito a un Pereiro rimasto in panchina per tutta la gara – ma soprattutto per quanto messo in campo. La prima occasione della partita ne è un esempio, con il Cagliari che attrae la Roma sulla zona sinistra di centrocampo per poi, grazie alla visione periferica e alle doti balistiche di Marin, aprire il gioco sulla fascia opposta. Zappa dava l’opzione semplice per allargare il pallone mentre Bellanova attaccava la profondità alle spalle di Vina. Da notare anche la posizione di Joao Pedro in alto, più arretrato rispetto a Lykogiannis e con funzione di equilibratore.
Anche l’occasione sventata da Rui Patricio, bravissimo sul colpo di testa in tuffo di Pavoletti, è un ulteriore esempio del lavoro sulla corsia da parte di Bellanova. Il trio composto dal nazionale Under 21, da Zappa e da Deiola ha messo in campo gamba e verticalità. Il pallone in verticale di Zappa ha creato un triangolo lungo nel quale sono risultati fondamentali i movimenti senza palla ad attaccare lo spazio.
Una volta arrivato sul fondo, Bellanova sfrutta il taglio sul primo palo di Pavoletti, mentre è importante come Deiola segua l’azione fino a occupare un ulteriore zona nei sedici metri. Questo tipo di supporto alla fase offensiva, con inserimenti senza palla, è stato uno degli elementi più positivi della prestazione del sangavinese.
Più utile che meravigliao
Il sacrificio tattico del capitano rossoblù è evidente soprattutto quando la Roma spinge in avanti. Il Cagliari è abile nel muovere la linea arretrata a seconda della situazione di gioco, con Lykogiannis a formare una linea a tre se Zappa ha bisogno di recuperare la posizione. Prezioso, finché ha tenuto la condizione fisica, anche il lavoro di Grassi in mezzo al campo, mediano puro a fungere da copertura nelle avanzate degli esterni di difesa.
Una volta ristabilita la linea a 4, Joao Pedro arriva fino alla propria trequarti per supportare la fase di non possesso. Grassi opera da schermo, Deiola e Marin svolgono un ruolo di spinta verticale e recupero sullo stesso binario, Ceppitelli e Carboni provano per quanto possibile a tenere la retroguardia fuori dalla propria area di rigore.
Il gol come riassunto
Tutti gli aspetti positivi visti nelle precedenti situazioni sono perfettamente racchiusi dall’azione del gol di Pavoletti. Da Carboni e la preferenza verso la verticalizzazione rispetto al lancio lungo a Marin e i suoi strappi verticali, passando per Joao Pedro bravo ad allargarsi per creare spazio e confondere la difesa giallorossa fino a Bellanova tutto corsa e freschezza.
La giocata del momentaneo vantaggio parte dal centrale di Tonara che, testa alta, asseconda l’inserimento nello spazio da parte di Marin. Bellanova, sul lato opposto e fuori immagine, è distante dalla porta ma pronto ad attaccare la profondità per chiudere eventualmente l’azione. Joao Pedro esegue un movimento decisivo per permettere lo sviluppo del gioco. Allargandosi apre lo spazio per Marin, la sovrapposizione interna di Lykogiannis fa il resto con il greco quasi nel ruolo di seconda punta. Carboni, una volta verticalizzato, non resta a guardare ma affonda ancora di qualche metro per tenere la squadra corta ed essere pronto per un’eventuale ripartenza giallorossa.
Non è tutto oro
Fin qui gli aspetti positivi, ma in una sconfitta – per quanto onorevole – non possono non esserci dettagli da migliorare. Intanto il progressivo abbassamento del baricentro, vera nota dolente dal punto di vista tattico. Per quanto fisiologico, l’arretramento figlio della spinta della Roma non ha avuto lo sfogo necessario delle ripartenze viste per un’ora.
Compattezza, squadra corta, ma troppo a ridosso della propria area se non al suo interno. Resta da capire se le difficoltà di Cragno nelle uscite siano causate da una difesa eccessivamente dentro i sedici metri – e quindi con poco spazio per il portiere per imporsi – o se sia il contrario, ovvero un portiere poco padrone dell’area ad aver causato la paura della linea arretrata e il conseguente “rimbalzo” all’indietro. Dieci giocatori in pochissimi metri, perfino Joao Pedro – cerchiato in giallo – funge praticamente da esterno di difesa in una retroguardia di fatto composta da sei elementi.
Il gol del pareggio di Ibanez arriva da calcio d’angolo e, assieme alla punizione della vittoria giallorossa, porta il totale delle reti subite su azione da fermo a 10 su 22 totali. Difesa a zona e soprattutto tutta raccolta negli ultimi undici metri, creando una mischia che rende praticamente impossibile l’uscita del portiere. Se da un lato la zona è logica conseguenza di una differenza fisica importante – non ci sarebbero stati abbastanza marcatori abili nelle palle aree per ogni avversario – la linea bassa non aiuta, anzi. Vero è che Bellanova perde per un attimo la concentrazione, ma è altrettanto vero che il terzo tempo dei giallorossi è fin troppo facile senza un’opposizione più alta e vicina da parte dei rossoblù.
Infine la punizione che determina la sconfitta. Messa da parte la questione legata alla scelta arbitrale– fallo fischiato generosamente, punto di battuta più arretrato – si può notare come Cragno parta in leggero ritardo esattamente come avvenuto a Firenze. La palla è già sopra la barriera quando il portiere rossoblù compie il primo movimento alla propria sinistra, partendo peraltro da una postura eccessivamente bassa che non gli garantisce uno slancio efficace. La battuta di Pellegrini è perfetta, non lo è altrettanto il piazzamento della barriera a tre troppo centrale considerando il tiratore destro.
Matteo Zizola