C’era un greco a Sassari. Non è l’inizio di una barzelletta, ma comunque di una storia che dentro e fuori il Vanni Sanna ha strappato diversi sorrisi. Theofilos Karasavvidis e la Torres, una storia d’amore nata con il sapore dell’esotico e diventata uno strano e bel legame, di quelli che solo il calcio con le sue logiche riesce a creare. Per tutti in città è solo Theo, il capocannoniere della promozione in C1 nel campionato 1999-2000. E per Karasavvidis Sassari è semplicemente la sua squadra. Quella in cui riuscì a segnare come mai prima e come mai dopo.
Theo, 20 anni da quel 14 maggio…
“Che partita. Ricordo che fu una delle gare dove soffrii di più. Perché ero squalificato e non poter giocare in queste situazioni è anche peggio. Quella diffida maledetta mi perseguitò per settimane e poi mi fermò proprio a Mestre. La prima cosa che mi viene in mente di quel giorno è il triplice fischio: un mix di gioia e liberazione. Fu incredibile chiudere così il primo anno in Italia in una città che ho amato, che mi ha amato e che continuo ad amare tantissimo”.
Che festa fu da Mestre fino al ritorno in Sardegna?
“Quel 14 maggio è il giorno più bello della mia carriera. Emozioni continue e tifosi che arrivavano da ogni parte. Con la nave erano arrivati in tantissimi ma anche i sassaresi che lavoravano fuori dalla Sardegna erano accorsi da tutta Italia per festeggiare, dove ti giravi c’erano bandiere rossoblù. La festa fu un tripudio perché eravamo una famiglia, difficile trovare un gruppo affiatato come quello”.
Ecco parliamo di quel gruppo
“La forza di quella squadra era lo spirito dentro lo spogliatoio. C’erano club sulla carta più forti di noi e senza quella magia che si creò non avremmo mai vinto. Andavamo a cena tutti insieme, nessuno escluso, fuori dal campo stavamo sempre insieme e persino a ballare si andava tutti assieme. Continuo a sentire tutti. Tore Pinna e Antonio Langella, anche se ho un rapporto speciale con Omar Rivolta con cui siamo rimasti molto amici. E devo ringraziare Stefano Udassi che quell’anno mi fece tantissimi assist. Lui era un grande calciatore e bravissimo nel gioco aereo. Io lo capì subito e giocavo appena dietro di lui per approfittare dei suoi colpi di testa e prendere le seconde palle per andare in gol. Lo seguo ora che è allenatore e per me farà tanta strada”.
Come fu l’impatto con Sassari all’inizio?
“Ad essere sincero all’inizio non ero convinto che sarei finito a giocare alla Torres. Il mio agente di allora mi parlo di Sassari ma mi disse che in Italia c’erano anche tante altre proposte. Poi decidemmo di venire in Sardegna per conoscere il progetto e mi aiutò un amico che allora studiava a Sassari in medicina. Anche perché io allora parlavo solo un po’ di inglese. Dopo qualche giorni però apprezzai la città, l’ambiente e scelsi che era la giusta sfida per me. Lo rifarei cento volte”.
L’anno della promozione con te a Sassari c’era anche un altro greco, Eleftherios Tzivanakis…
“Sì lui era un giovane davvero di talento ma forse arrivò in Sardegna ancora poco maturo per il calcio italiano. Ci sentiamo sempre, è un amico. Scelse la Torres per l’università, ora ha due farmacie in Grecia”.
L’aneddoto più simpatico dell’esperienza a Sassari?
“Con gli amici quando siamo a cena e mi chiedono della Torres la prima cosa che racconto è sempre una: lo striscione Theo Sindaco. Me lo dedicarono i tifosi e mi fece molto sorridere. In Grecia la notizia diventò virale la riportarono tutti i giornali”.
Con il presidente Sechi ti lega una forte amicizia, lo hai sentito di recente?
“Il presidente è come un fratello per me. Sono molto contento della stagione della Torres che finalmente è riuscita a fare un anno da protagonista e mi dispiace sia finito il campionato a causa del coronavirus perché i rossoblù avrebbero detto la loro fino alla fine. La mia speranza è quella di rivedere presto la Torres tra i professionisti: è il posto che merita questa piazza”.
Nelle ultime settimane c’è stata una spaccatura tra tesserati e società in merito ai rimborsi, quanto potrà incidere questo sul percorso di crescita?
“Non saprei, queste sono vicende che devono essere bravi a gestire internamente. Io ho la speranza che tutto passi perché voglio rivedere la Torres a lottare con i migliori il prima possibile”.
Coronavirus e mercato: cambiano le logiche. Ci sarà spazio per i giovani greci nel futuro del pallone italiano e c’è qualcuno che consiglieresti?
“Difficile fare nomi ora perché ancora il destino di tutti i campionati non è certo, su una cosa però sono sicuro: i calciatori greci in Italia sono avvantaggiati. I motivi sono due, costano meno di altri giocatori di altre nazioni e soprattutto hanno un adattamento molto rapido perché hanno un carattere simile agli italiani”.
Chiudiamo con il greco al momento più famoso del calcio sardo: Charalampos Lykogiannis. Qual è il suo futuro?
“A gennaio c’è stata la possibilità di andar via dalla Sardegna, lui però sta bene a Cagliari e ha ancora due anni di contratto. Fosse per lui credo sceglierebbe di restare sempre a Cagliari perché si è trovato bene con la città e la società però nel calcio non si può mai dire mai e se arrivasse un’opportunità…”
Roberto Pinna