A volte accade che si debba accelerare il passo per raggiungere l’autobus, la metropolitana o il treno e che qualcuno tenga aperte le porte per permettere di non perdere la corsa. Nel Cagliari, attuale e della passata stagione, quel qualcuno risponde al nome di Gastón Pereiro. L’uomo della provvidenza, colui che ha tenuto aperte le porte del treno salvezza permettendo ai rossoblù di salirci e provare a raggiungere la destinazione.
Tonga 2.0
Eppure tra l’exploit del Tonga contro il Parma nello scorso campionato e quello contro il Bologna nell’ultima partita del Cagliari ci sono differenze nette. Non nel tabellino, un gol e un assist allora e un gol e un assist contro i felsinei, ma nel modo e soprattutto in ciò che ha preceduto la prestazione da tre punti. Intanto l’aspetto tecnico che, se si vuole, riflette anche la differenza mentale del giocatore. Nel gol al Parma Pereiro mise il piede vellutato unito alle qualità balistiche. Una rete di fioretto, un tiro a giro tanto leggero quanto preciso. Nell’assist per la testa di Cerri ci fu la delicatezza del cross, seppur con il destro, e la capacità di trovare il punto esatto per la capocciata del compagno a pochi centimetri dalla linea di porta. Qualità più che quantità, estetica più che concretezza. Contro il Bologna, al contrario, il Tonga ha messo da parte i ricami e ha portato in dote al Cagliari un’altra versione di sé. Il pallone messo in mezzo per Pavoletti non un cioccolatino da scartare, ma una scarica di adrenalina alla ricerca della deviazione decisiva. Occhi chiusi e potenza, senza troppi sofismi. La rete decisiva allo scadere, invece, una conclusione che di raffinato ha avuto poco, ma che ha trovato l’angolo giusto complice una deviazione e un incerto Skorupski. L’elogio dell’efficacia, con il cosa che conta più del come.
Scintilla Mazzarri
L’altro Pereiro, quello che entra con il piglio giusto e che abbina qualità a quantità, non nasce però con l’ingresso decisivo contro il Bologna. Se con Semplici la storia racconta di una prestazione estemporanea in mezzo a una rinomata indolenza, con Mazzarri il Tonga sembra aver trovato la svolta. Il minutaggio e le occasioni crescono con il crescere della mentalità da lotta. Fin dalla gara contro la Juventus, quando Pereiro fece già vedere sprazzi di un diverso atteggiamento. Poi a Genova la conferma, un ingresso dentro e non fuori dal gioco, pronto a sostenere la squadra nel possesso a difesa del risultato, attento tatticamente e disponibile al sacrificio. Contro il Bologna, infine, i numeri contano per i tre punti ma è tutto ciò che si è visto intorno agli episodi decisivi a parlare di un giocatore trasformato. Come se Mazzarri, al contrario dei predecessori, fosse riuscito a entrare nel cervello del fantasista uruguaiano come nessun altro. “Sto lavorando sulla sua testa e ci darà grandi soddisfazioni per il futuro“, l’endorsement post partita del tecnico rossoblù. Per fargli capire che il talento non è nulla senza l’abnegazione, che un conto è giocare per il titolo con il PSV Eindhoven, un altro sporcarsi le mani nella palude del fondo classifica. Corsa, capacità di tenere su il pallone, voglia di proporsi e di suonare la carica, fatica e testa al 100% nella partita. E i dati lo confermano. Pereiro ha provato 9 passaggi, completandoli tutti – alzando così il livello tecnico di una squadra spesso imprecisa – e soprattutto giocando ognuno di essi in avanti. Infine ha recuperato tre palloni, uno in più di quel Deiola sostituito proprio da Pereiro al 64′ minuto.
Ora la prova del nove, quella della continuità e delle conferme. Pereiro ha sfruttato un mercato a rilento per cogliere la propria chance, così come fatto da Giorgio Altare. Con Keita in Coppa d’Africa e la benedizione del presidente Giulini, del quale il Tonga è la vera scommessa, Pereiro proverà a ripagare la fiducia di Mazzarri. Per poter diventare, chissà, il vero nuovo acquisto del Cagliari due anni dopo il suo arrivo.
Matteo Zizola