Una questione di risultati ottenuti che non corrispondono, nel bene e nel male, alle aspettative. Con la lotta salvezza sempre più nel vivo, uno degli aspetti che emerge è la differenza di atteggiamento mediatico tra Cagliari e Salernitana.
Alta tensione
Da un lato i campani, dall’altro i rossoblù. Stesso obiettivo: una salvezza che li vede avversari non solo sul campo. Il pareggio dell’Arechi ha rinviato agli ultimi 180 minuti il verdetto in una battaglia che non coinvolge soltanto la squadra di Agostini e quella di Nicola, ma anche le varie Spezia, Sampdoria, Genoa e solo per la matematica il Venezia. È però il modo opposto di vivere fuori dal rettangolo verde che è salito alla ribalta negli ultimi giorni. Fin dal fischio finale dopo il pareggio di Altare al nono minuto di recupero, dopo il vantaggio della Salernitana siglato da Verdi su rigore.
“Non posso lamentarmi per questo gol preso al 120′, mi sembra. È legittimo, regolare“. Così Walter Sabatini, direttore sportivo amaranto, davanti ai microfoni di Dazn dopo l’1 a 1 dell’Arechi. Un velo di ironia, rimarcato poi nel corridoio della sala stampa con quel “tutto il calcio è una vergogna” riportato dal Corriere dello Sport. Non la prima volta che l’ex dirigente della Roma, vero e proprio artefice del miracolo Salernitana in questo 2022, alza la voce durante la stagione in corso. D’altronde la permanenza in Serie A è un sogno che da chimera è diventato tangibile e ogni mezzo, anche mediatico, può dare una scossa all’ambiente e distogliere l’attenzione dalle tensioni del campo. Era già accaduto dopo la sconfitta contro la Roma dell’Olimpico, quando Sabatini tuonò contro l’atteggiamento in panchina di Mourinho atto a condizionare l’arbitro. Senza dimenticare le polemiche tra le righe dopo il pareggio di Bergamo, con il recupero contro il Venezia a stretto giro prima dello scontro diretto contro il Cagliari a completare il trittico di partite in sei giorni.
Nessuna risposta
Se a Salerno si tiene ben accesa la fiamma della tensione, a Cagliari invece si è scelta la strada del silenzio. Profilo basso, testa solo alle cose di campo soprattutto da quando Alessandro Agostini ha preso il posto di Walter Mazzarri. Riavvolgendo il nastro alle polemiche del tecnico di San Vincenzo dopo la sconfitta contro il Genoa – l’ormai famoso rigore non concesso a Keita – non si possono non ricordare le parole del presidente Giulini a margine dell’allenamento organizzato per i bambini arrivati dall’Ucraina. Niente alibi per squadra e allenatore, legittimo chiedere il rigore ma “non saranno le scelte degli arbitri a decidere se resteremo in A o scenderemo in B”.
La chiave potrebbe proprio risiedere nel rapporto tra aspettative e risultati. Se la Salernitana è partita dal baratro per uscirne con prepotenza, il Cagliari si trova in una posizione inaspettata rispetto a quanto previsto a inizio stagione e che, nonostante tutte le difficoltà, sembrava essere alle spalle dopo il filotto positivo di inizio anno. Il nuovo presidente amaranto Iervolino e il suo direttore sportivo Sabatini portano in dote lo spirito della rimonta, un entusiasmo che si riflette sulle parole. E che nasce da una classifica superiore a quella anche solo immaginata lo scorso dicembre. Giulini e Capozucca, invece, appaiono come sfiduciati. Il cambio di tono del presidente rossoblù rispetto alla passata stagione è evidente, non più attacchi frontali ma un atteggiamento quasi dimesso e di rassegnazione. Eppure, guardando a una possibile battaglia mediatica con gli avversari amaranto, materiale per rilanciare la palla sul campo opposto ce ne sarebbe in abbondanza. Dall’ammissione alla Serie A con deroga, con il salvataggio di Iervolino sul fotofinish a dicembre, passando per i recuperi contro Udinese e Venezia arrivati mesi dopo la data prevista e con una Salernitana completamente rinnovata sia in campo che in panchina. Senza contare le motivazioni differenti delle avversarie, i friulani con la salvezza in mano e il Venezia con un piede in Serie B. Oppure rilanciare sulla polemica per il gol di Altare, arrivato sì alla fine di un recupero enorme, ma pienamente giustificato dall’intervento del Var nelle fasi finali del match. Infine la rissa dopo il rigore siglato da Verdi e le decisioni del giudice sportivo lontane da, ad esempio, quanto accaduto con Olsen nel famoso finale di Lecce del novembre 2019.
Mea culpa?
Forse dietro la tattica del silenzio in casa Cagliari ci potrebbe essere una sorta di ammissione di colpa, come d’altronde detto dal presidente Giulini nelle dichiarazioni citate in precedenza. L’assenza di alibi, ma soprattutto l’essere caduti piano piano in una situazione drammatica più per proprie responsabilità che per altro, con le sette sconfitte consecutive che hanno permesso alla Salernitana di recuperare il distacco fino a effettuare il sorpasso. Alzare i toni mediatici in un momento di difficoltà sposterebbe nuovamente l’attenzione dai propri errori e potrebbe addirittura essere controproducente. Perché un conto è alimentare la tensione agonistica in un momento favorevole, un altro farlo quando si è in una fase di ricostruzione dopo la depressione degli ultimi mesi. Il Cagliari ha scelto di lasciare la parola completamente al campo, partendo dalla sfida di domenica 15 maggio contro l’Inter. Già, perché i rossoblù giocheranno conoscendo tutti i risultati delle concorrenti, Sampdoria esclusa. L’ultimo oggetto di polemica, in ordine di tempo, arrivato da Salerno con la richiesta alla Lega di garantire la contemporaneità anche alla penultima giornata. Il Cagliari spera che le rimostranze amaranto non finiscano il prossimo weekend, al contrario il significato sarebbe chiaro. Discorso salvezza chiuso e fine della giostra.
Matteo Zizola