Lavoro di gruppo, visione di insieme, prestazione dei singoli e gestione delle individualità. Sembrano parole a caso uscite da un corso di formazione di un’azienda oppure dalla classe di qualche gruppo di ricerca universitario e invece è il vocabolario tra le mani di Fabio Liverani nel centro sportivo di Asseminello del Cagliari, durante la sosta per la nazionali del campionato di Serie B.
Concetto base
Il tecnico romano fin dal giorno della sua presentazione come nuovo allenatore rossoblù ha messo per iscritto il suo primo comandamento: “Trasformare un gruppo in una squadra“. Di fatto prendere un insieme di singoli e farli sentire un tutt’uno. Questo il primo mantra ripetuto più volte dall’ex Parma e Lecce, tra le altre, nelle prime interviste e conferenze rilasciate in Sardegna. Nel post partita contro il Bari, sconfitta 1-0 per i sardi alla Unipol Domus, Liverani è tornato su questo concetto, evidenziando come ancora il processo di unificazione del federalismo in salsa cagliaritana sia lontano dall’essere completato: “Negli ultimi minuti abbiamo provato a recuperare la partita utilizzando le individualità e le giocate dei singoli e questo ci ha portato a una eccessiva frenesia negli ultimi 25 metri. Dobbiamo capire che le partite si portano a casa, specie quelle chiuse e complesse come quella al Bari, giocando da squadra con una visione comune“.
Manca un leader?
Nelle prime giornate il Cagliari grazie alla, così rinominata, cooperativa del gol (6 reti da 6 marcatori diversi nelle prime giornate di campionato) aveva illuso di aver trovato una sorta di armonia nella costruzione e nella finalizzazione del gioco. Dopo la sfida contro il Bari in cui molti dei giocatori rossoblù più tecnici e incisivi hanno faticato (Mancosu, Viola, Lapadula, per citarne alcuni) è sembrato mancare a questa rosa un trascinatore. Quel giocatore in grado di fare gruppo prendendosi carico dei compagni nei momenti più complessi. Avere una figura su cui fare affidamento al bisogno sembra quanto di più lontano da un’identità comune, e invece non è così. Avere tante singole voci può creare più divergenze rispetto all’avere un team-leader a cui portare dubbi e incertezze durante una partita. Fin qui giocatori di carisma come Viola o Lapadula, ma anche veterani come Rog o Nandez sono stati importanti a tratti ma nessuno è riuscito davvero a prendere per mano questo Cagliari di Liverani. E l’impressione è che il tecnico romano durante la sosta debba cercare un uomo forte nel gruppo in grado di suonare la sveglia quando servirà in questa Serie B. Continuando ad allenare un gioco d’insieme e una migliore costruzione (vero tallone d’Achille fin qui con diversi gol concessi su palla persa in ripartenza dal basso). Da capire se dopo la fascia di capitano e la retrocessione a uomo degli ultimi 15′ Liverani non possa rispolverare la carta Pavoletti, uno che con Semplici alla guida assunse proprio quel ruolo di leader coraggioso per cambiare umore dei suoi e inerzia delle gare.
Roberto Pinna