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Cagliari, dalla tregua al mercato: le conseguenze dello scontro in spogliatoio

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Tradito, deluso, amareggiato. In una parola furioso. Fino ad arrivare allo scontro, nella speranza di muovere l’orgoglio. Fino a dare al proprio condottiero carta bianca da riempire con nomi ai quali consegnare il foglio di via.

Rewind

Tommaso Giulini ha riavvolto il nastro riportandolo allo scorso aprile quando, nei giorni precedenti all’incredibile vittoria contro il Parma, ai microfoni di Radiolina mise di fronte alle proprie responsabilità i calciatori rossoblù. La salvezza raggiunta dopo un’incredibile rincorsa appare oggi come un semplice intermezzo, unica differenza il momento della stagione che sette mesi fa era quasi al capitolo finale mentre ora ha tanto campionato ancora da raccontare. Non solo, ma anche i protagonisti sono cambiati seppur non di molto. C’è Walter Mazzarri, l’unica certezza come da dichiarazioni societarie, e non più Leonardo Semplici. E a mancare è anche il simbolo dello spogliatoio di allora, quel Radja Nainggolan andato in Belgio non senza strascichi. L’unico comune denominatore è il presidente che prende di petto la squadra tra le mura di Asseminello, andando a uno scontro non senza conseguenze.

Cambio di voce

Il ritorno del direttore generale Mario Passetti non è un caso. Perché, dopo mesi di silenzio e di presenza dietro le quinte, è toccato a lui nelle ultime settimane prendere la parola più di una volta. E non senza contraddizioni, tanto da difendere prima il valore della rosa e poi, nel prepartita contro l’Atalanta, dare a Mazzarri pieno potere nella scelta di chi lasciar partire nel prossimo futuro. Cessioni che toccherà mettere in pratica all’altro direttore, quello sportivo, che da presenza costante davanti alla stampa è improvvisamente finito lontano dai riflettori. Stefano Capozucca ha lasciato il passo e proprio Giulini ha indicato in lui l’uomo designato a risolvere i casi spinosi in vista di gennaio. Partendo da Diego Farias, che attende la fine di novembre per salutare la maglia del Cagliari con una risoluzione che sarebbe già scritta nero su bianco. Il mago di Sorocaba è il simbolo di una programmazione non esattamente perfetta, eufemismo, tanto da essere buttato nella mischia sia a Bologna che contro l’Atalanta da separato in casa.

Problemi strutturali

Ed è qui che entra in gioco il bisogno di tregua tra società e spogliatoio. In nome della classifica da sistemare e di colpe condivise e che non possono essere solo di una parte. Perché se Mazzarri avrà potere decisionale sulle partenze, allora tanti, troppi sono gli errori commessi nella costruzione della rosa. Che può si far meglio, ma che il campo sovrano certifica come non adeguata all’obiettivo anche al netto della sfortuna chiamata infortuni. Farias un simbolo, ma non solo lui. Manca ad esempio un centrale di difesa, che possa liberare Zappa da un compito non suo come quello di braccetto di destra e che l’infortunio di Walukiewicz e i continui problemi di Ceppitelli hanno messo alla ribalta. Proprio il polacco potrebbe essere usato come pedina di scambio sulla stessa falsariga della trattativa estiva con il Torino per Armando Izzo, mentre sembra evidente dalle scelte di Mazzarri che Altare non faccia parte del progetto tecnico.

Indiziati

Tutti importanti, nessuno indispensabile. Non solo, ma alla direzione estiva si aggiunge così la voglia di rinfrescare il gruppo tagliando chi non è visto come utile o non si sente a proprio agio per diversi motivi. Oliva e Pereiro sono i due uruguaiani sul piede di partenza, il primo mai realmente considerato e il secondo oggetto misterioso dall’ingaggio fin troppo elevato per quanto espresso. Con loro anche Caceres potrebbe essere non così saldo, l’episodio di Bologna non sarebbe piaciuto ai piani alti e i saluti non sono da escludere. Ha deluso Strootman, indietro di condizione e alla continua rincorsa di se stesso. Resta poi da capire la situazione contrattuale di Lykogiannis, in scadenza il prossimo giugno e con il rinnovo sul quale è piombato da tempo un preoccupante silenzio. Infine Damir Ceter, infortunato e mai realmente parte delle possibili scelte anche solo come alternativa.

Caccia alla tregua

A finanziare il tutto, non è un mistero, potrebbe arrivare la sempre chiacchierata cessione di Nahitan Nández. Il Napoli alla finestra, l’Inter sempre in prima fila, il Tottenham del suo estimatore Conte come terzo incomodo. Prima di tutto ci sarà però da ricucire uno strappo importante, quello tra giocatori e presidente, perché anche le leggende hanno un fondo di verità, e quella dei muri del ritiro di Assemini che hanno tremato per l’attacco di Giulini al gruppo è tutt’altro che un racconto fantastico. Così, in occasione della sosta – la squadra si ritroverà ad Assemini mercoledì 10 senza i nazionali e senza ritiro – ecco che il capitano Joao Pedro sarebbe pronto a incontrare il patron per chiarire le differenti vedute, tra una squadra che deve risalire la china e cambiare atteggiamento e una società che dovrà rivedere l’idea di un gruppo più che perfettibile e, di fatto, qualitativamente inferiore rispetto all’idea presidenziale.

La sosta per portare consiglio e appianare le divergenze. Una direzione comune da intraprendere, senza distrazioni e inversioni a U improvvise. In testa Walter Mazzarri, unica certezza anche se senza certezze. D’altronde nel calcio tutto può cambiare, anche le parole che, si sa, hanno un peso finché durano. Liverani presente allo stadio nella sfida contro l’Atalanta, per un aggiornamento la versione ufficiale del club, e in città subito dopo non può che confermare che tutto è possibile.

Matteo Zizola

 

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