Tre indizi fanno una prova. Questo Cagliari ancora deve trovare la sua vera identità tattica, ma intanto a livello di carattere la squadra di Fabio Liverani nelle prime tre uscite stagionali ha già mandato un chiaro segnale: non si molla, mai. Due reti negli ultimi 10′ (Lapadula e Viola) per ribaltare il Perugia alla Unipol Domus nel 3-2 in Coppa Italia che ha aperto l’annata rossoblù. Pari in extremis con perla di Pereiro contro il Como nell’1-1 finale alla prima di campionato in cadetteria, e 2-1 in rimonta all’esordio in casa in B contro il Cittadella con rete decisiva di Makoumbou a soli 3 minuti dal triplice fischio.
Aspetti su cui migliorare
Ancora il giro palla non è quello sperato da Liverani e la sfida al Cittadella lo ha confermato, ma lo stesso tecnico rossoblù è stato il primo a chiedere tempo su questo aspetto nella conferenza di fine partita: “Affrontiamo ogni settimana squadre che si conosco da anni, che hanno cambiato poco e che hanno dei meccanismi di gioco rodati. Noi abbiamo solo alcune settimane di allenamenti tutti insieme e siamo un gruppo nuovo. Servirà del tempo per mandare a memoria alcuni concetti, ma sono soddisfatto“. L’aspetto che al contrario preoccupa di più dopo il Cittadella è l’attenzione difensiva. Anche contro Baldini e soci, così come già successo contro Perugia e Como, è arrivato un gol evitabile dal reparto arretrato. In questo caso è bastata una palla lunga a linea schierata per mandare in tilt Altare e compagni e permettere ad Asencio di presentarsi solo davanti a Radunovic, e superarlo. E su queste disattenzioni lo stesso Liverani è stato più duro con i suoi: “Non concepisco una rete presa su palla lanciata dritta dagli avversari. E sono arrabbiato perché in settimana abbiamo lavorato tanto su queste situazioni. Evidentemente dobbiamo lavorarci ancora. Se avessi preso gol in altro modo non mi sarei arrabbiato, e invece ora dormirò meno sereno”.Â
Mentalità e condizione
Se l’attenzione difensiva è ancora un cruccio di Liverani non sembra esserlo la mentalità e soprattutto la condizione atletica del suo gruppo. Perché se è vero che spesso la differenza nello sport la fa la testa è altrettanto vero che con i polmoni svuotati e le gambe che non girano è molto più complesso ragionare in maniera lucida ed efficace in campo. Il Cagliari che ribalta le gare nel finale è una novità rispetto agli anni passati, e sicuramente parte del merito va anche a una dura preparazione fisica che sta permettendo ai sardi al momento di avere qualcosa in più degli avversari nei finali di gara. In tutte e tre le prime uscite stagionali con Perugia, Como e Cittadella i rossoblù sono sembrati in crescendo negli ultimi minuti di gioco. E un gruppo che spesso, soprattutto nell’ultimo campionato conclusosi con la retrocessione in Serie B, era abituato alle beffe subite nel finale ora si sta entusiasmando con il morale tenuto alto dalle vittorie e dai punti strappati a pochi giri di orologio dal triplice fischio.
Scelte e singoli
Dopo la perla di Como nel finale Pereiro, tornato titolare, ha dimostrato di non aver trovato quella svolta mentale che Liverani e i tifosi rossoblù gli chiedono. “Nessuna squadra può permettersi un giocatore che non è in partita per tutti i 90′. – ha detto il tecnico romano – Questo vale per Gaston così come per qualsiasi altro calciatore della nostra rosa“. Al contrario invece ha dimostrato di poter essere una preziosa arma a gara in corso Luvumbo. Il giovane angolano dal suo ingresso in campo con strappi, dribbling e cross (e qualche tentativo di simulazione di troppo) ha letteralmente spaccato la partita. Liverani lo coccola ma prova anche a spostare l’attenzione per non condizionarlo troppo: “Ha fatto bene, sono soddisfatto della crescita dei giovani ma non possiamo come Cagliari mettere troppe responsabilità sui vari Desogus e Luvumbo. Aiutiamoli, la loro voglia può essere uno stimolo anche per creare concorrenza per una maglia. Aspetto che permette di alzare il livello generale“. Rimandato per ora Nahitan Nandez con l’uruguaiano parso sì voglioso ma ancora confusionario nelle varie scelte tattiche, con l’ex Boca Juniors che deve probabilmente trovare la giusta condizione e anche i giusti meccanismi in questo ruolo di mezzala di inserimento chiesto dall’allenatore. Lapadula si è sbattuto tanto senza però quasi mai essere pericoloso se non in una girata improvvisa nel primo tempo, confermando che per i centravanti di Liverani non sarà tutto esultanze e passeggiate di salute. Come già aveva capito Pavoletti, scelto titolare nelle precedenti uscite. La difesa, in blocco, si è confermata invece l’anello debole di questa prima parte di stagione a tinte rossoblù. Un capitolo a parte, infine, lo merita Marco Mancosu, tornato come meglio non poteva sperare e con sulla schiena un numero 5 che dopo tanti anni si è rivisto a braccia tese sotto la curva Nord. Proprio nell’estate dello strappo tra Daniele Conti e il Cagliari. Giochi del destino.
Roberto PinnaÂ














