La nuova rubrica irriverente di Centotrentuno.com, rigorosamente al femminile.
Bisognerebbe creare una pagina social: La domanda di merda.
In qualunque posto andrai, qualsiasi persona incontrerai, in qualsiasi fase della vita sarai, ci sarà sempre qualcuno che ti farà una domanda così.
La vera domanda di merda è decontestualizzata da quello che stai facendo e arriva proprio nei momenti in cui sei distratta, serena, impegnata a fare altro. Oppure proprio nella frazione temporale in cui non stai pensando alle tue miserie: è lì che parte il dramma.
Proviamo a elencarne un po’:
- Perché non ti innamori, perché non trovi un amore?
- Perché non ti sposi?”
- Perché non fai figli? Perché non hai fatto figli?
- Perché ti sei separata? “
- Perché non cambi vita?
- Perché non ti fidanzi?
- Perché non dimagrisci?
- Perché non lavori?
- Perché non guadagni di più?
- Perché sei sempre sola?
- Perché non ti godi la vita?
- Perché non ti rifai il naso /seno ecc.?
Questo è solo un piccolo campionario della vastità delle domande di merda che, ogni giorno, un essere umano sparso nel mondo rivolge a un altro suo o sua simile.
Naturalmente, le domande sono sempre seguite da considerazioni dello stesso tipo.
Per esempio:
- Stai sprecando gli anni migliori;
- Hai sbagliato a farlo, i figli ne risentono;
- Magra saresti meglio;
- Sai, nella vita l’autonomia economica è troppo importante, io mi ucciderei se non l’avessi;
- La solitudine è troppo brutta, vedrai te ne accorgerai quando invecchierai;
- Eh, pensare com’eri abituata;
- In un’altra città saresti meglio.
La risposta giusta sarebbe: “Grazie, domandatore di merda, per avermi ricordato che si sta meglio se sei felice, innamorata, corrisposta, ricca, magra, con il sedere alla Belen e un nasino alla francese e ben accompagnata! Grazie per avermi informato che i figli vivono meglio in una famiglia unita e felice o per avermi suggerito di andare a vivere in un’altra città, meglio se in un attico a Place Vendome che in un sottano in periferia. Davvero, grazie: adesso lo farò, grazie ancora”.
Suvvia, sono davvero tutte domande senza senso destinate a restare senza una risposta. Perché, altrimenti, dovremmo raccontare tutta la nostra vita, comprese le nostre cose più intime, insieme a paure, frustrazioni, sbagli, errori, mancanze, rifiuti, limiti, sconfitte. E tutto così, magari in fila al supermercato o a un incontro casuale a una festa o in mezzo alla strada?!
Ogni giorno si affronta il bene ed il male del proprio quotidiano, fatto di impegni, preoccupazioni, responsabilità, divertimento, piaceri, tristezze, svago, tentativi… Insomma, si vive! E mentre una persona è occupata a vivere, di certo non ha bisogno che qualcuno le ricordi che le manca qualcosa. A turno, forse, tutti siamo stati dei domandatori di merda, pure in buona fede, convinti di dare un buon consiglio o un incoraggiamento. Ma dovremmo, forse, riflettere sul fatto che nessuno sceglie di non essere felice e, soprattutto, che nessuno ha voglia di parlare del suo privato più intimo mentre cerca di vivere come meglio può il suo presente.
Ogni volta che rivolgiamo una domanda a una persona dovremmo chiederci: “E se lo domandassero a me? Se mi chiedessero del perché non faccio un qualcosa che mi manca, come ci rimarrei?”
Vera Martellina