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#8 | Siamo tutti sulla stessa zattera di legno

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Nuovo appuntamento con la rubrica di Centotrentuno.com che parla di Cagliari.

Sono affari di famiglia. Eppure, a volte capita di aver bisogno di condividere scelte private, decisioni aziendali, non con gli amici, ma con la propria città. Con Cagliari.

Ha colpito l’opinione pubblica – centinaia i commenti sui social – la lettera dell’imprenditrice Barbara Volponi, che ha annunciato la chiusura dell’azienda fondata dal nonno, da cinquant’anni nel mercato dei legnami. Una di quelle realtà del tessuto cittadino che ci ricordano che Cagliari è anche le sue famiglie e le loro storie imprenditoriali, che hanno segnato la crescita economica del capoluogo.

Barbara e Davide Volponi, suo fratello, a Cagliari li conoscono in tanti, non solo come imprenditori, ma per la passione per musica e consolle, per l’arte e l’impegno nel sociale. Nel passato di famiglia c’è anche un fatto di cronaca che negli anni Ottanta sconvolse la città, il tentativo di sequestro del padre, Gianfranco Volponi, che riuscì a sfuggire ai rapitori, liberandosi e scappando dal portabagagli dell’auto in cui era stato chiuso.

Sono tante le aziende che chiudono, ricorda Barbara Volponi, negli ultimi tempi sono state circa duemila l’anno in tutta la Sardegna, aggiungiamo noi.

Non c’è voglia di piangersi addosso, ma di coinvolgere la comunità cagliaritana in una riflessione importante: a prescindere dalle imprese, dai posti di lavoro che spariscono, a Cagliari sta progressivamente scomparendo il paesaggio commerciale, la città si svuota di negozi, attività, persone e tutto si sposta nelle grandi periferie. Con lo scenario urbano cambiano anche le dinamiche sociali, il confronto tra commerciante e cliente, l’impegno a garantire qualità, insomma i rapporti umani al posto della solitudine della grande distribuzione.

Barbara e Davide, creativi imprenditori, sapranno trovare nuove strade; ci lasciano però con l’invito a riflettere su quale città stiamo costruendo, quale città desideriamo per il nostro futuro.

Mi sembrava importante.

Mrs. Doolittle