CHE NE PENSERA’ IL NOSTRO MALVIO DE CUPIN?
Se adesso te ne vai, mi sembra un’ingiustizia, ma visto che vai giù mi scendi l’immondizia.
Si sa, a poeti e cantanti tutto è concesso, ma più che una licenza, in questo ritornello c’è un gusto dell’ironia e del sapersi prendere in giro tutto cagliaritano, tipico dell’Armeria dei Briganti. Oppure Renzo Cugis, voce e colonna portante del gruppo musicale, ha giocato d’anticipo, battendo sul tempo persino l’Accademia della Crusca.
Si sono sentiti tirati in ballo, lo ammettano, i cagliaritani in questa domenica di diatriba sulle espressioni da lessico famigliare dell’Italia del Sud. Un po’ come sentir parlare di sé stessi, del proprio modo di comunicare, di quelle espressioni sgrammaticate che più di una volta ci hanno fatto sorridere.
Siedi il bambino, esci il cane, sali la bombola, roba da pappina sul collo da parte del prof di Lettere, fino a ieri, però; visto che il tempio della lingua italiana, ovvero la Crusca, ha decretato che adesso queste formule si possono usare, in nome – ma forse sarebbe il caso di dire per colpa – dell’accelerazione che la vita di tutti ha subito e di cui paga le conseguenze anche la lingua, soprattutto nelle comunicazioni domestiche. Una sorta di sdoganamento del lessico in ciabatte.
Fa un po’ paura, si corre il rischio che la rapidità imposta al nostro modo di comunicare, messaggi brevi anche se sgrammaticati, possa diventare prassi; per questo l’Accademia, dopo 24 ore di polemiche e sberleffi rimbalzati sui social, ha messo una pezza alla questione, precisando che si può dire ma non scrivere.
Il capoluogo sardo è sempre avanti, anche in questo campo. Quasi trent’anni fa, un caso editoriale divertì la città per settimane e mesi, conquistata dallo spirito goliardico e dall’arguzia di Malvio De Cupin, che con la sua Phraseologia kalaritana fece fare sonore risate da Marina a Stampace. Una galleria delle espressioni casteddaie più diffuse, colorite e sgrammatiche, dove i verbi intransitivi con complemento oggetto abbondavano, là a Mario uscendone l’ape di babbo, e altri piccoli cult. Ci era sembrato, allora, che quel nostro linguaggio del quotidiano potesse passare anche così.
Un gioco letterario da ragazzi, tre amici burloni ma attenti all’uso della lingua, soprattutto quella giovanile, tanto che Malvio De Cupin viene citato anche dalla Treccani, a proposito della linguistica dei giovani e dalla commutazione di codice dal dialetto. Un veloce ripasso: sciolloriato per frastornato, allichirito per ben vestito-vestito a festa, ammollarinci ovvero lasciati andare (soprattutto con una ragazza), crastula e crastulare rispettivamente pettegola e spettegolare, cessu al posto di perbacco.
Quello era un divertissement, però, altro è la lingua; certo è che, la goliardia cagliaritana ha trasformato la questione in un gioco da social, con citazioni e strafalcioni. E chi ne ha, più ne metta.
Mrs. Doolittle