Il consueto appuntamento con la rubrica che parla di Cagliari curata da Mrs. Doolittle.
In panetteria, dal parrucchiere, alle cene tra amici, senti parlare di spazzatura. All’inizio credevo fosse un modo colorito per discutere di politica e delle promesse elettorali per le elezioni regionali sempre più vicine. Ci ho messo un po’ a capire che si parlava di raccolta differenziata, una realtà con cui ho imparato a convivere da tempo, in modo sufficientemente sereno, devo riconoscerlo.
Non è così per tutti a Cagliari. L’ora zero è vicina, entro fine mese sono convocate le ultime riunioni pubbliche per i quartieri che ancora sono esclusi dalla raccolta porta a porta e ora che, come nel gioco delle sedie, si riduce sempre più il numero di cassonetti distribuiti nelle strade cittadine, l’anima incivile dei cagliaritani viene fuori, con i contenitori presi d’assalto con pellegrinaggi da altre zone della città, in orari poco rischiosi per i vigliacchi che le multe sanno come scansarle.
Ieri sera nel Corso Vittorio Emanuele lo scenario era raccapricciante: il cassonetto dell’umido straripava, la metà dei sacchi sparpagliati a terra, aperti, schiacciati dalla ruote delle auto, accanto montagne di cartone stavano abbracciate ai sacchi della indifferenziata in un idillio mefitico. Possibile poi che, ancora oggi, c’è chi non ha capito che l’umido non si mette nelle buste di plastica? Urgono ripetizioni, speriamo che con la raccolta a domicilio scattino multe per chi non sa differenziare con criterio.
Intanto sulle facce dei residenti si legge lo sconforto e la confusione.
Davanti al cassonetto si raccolgono confessioni da smaltitori pentiti, come questa: “Sono disciplinato e a casa divido religiosamente plastica, bucce di patata e carta, ma mi hanno portato via il cassonetto e il servizio ancora non è attivo; sono rimasto disorientato quando, dopo ripetute richieste di chiarimento al numero verde del Comune, mi sono sentito rispondere: “Butti tutto nell’indifferenziato”. Ma come…
Se li sognano di notte i bidoni domestici della differenziata, i cagliaritani, che si scambiano consigli su dove e come posizionali in casa e, obiettivamente, per chi ha verande troppo piccole o già piene di roba, è un problema, considerate le dimensioni.
Fai la gincana tra i contenitori a casa e li ritrovi anche sui marciapiedi, davanti a molti locali che li lasciano all’esterno oppure, in orario fissato per il ritiro, li devono mettere fuori mentre i clienti stanno entrando all’ora di pranzo. Cosa accadrà quando arriverà il caldo e la spazzatura fermenterà al sole?
Vivo in un quartiere in cui il servizio funziona bene, sono autonoma nel mio smaltimento e non mi posso lamentare, forse per questo non lo vivo come un problema, salvo che per il fatto che il secco viene raccolto una sola volta alla settimana. Di questo mi sono ritrovata anche io a discuterne davanti a una cassa con alcune signore indispettite – mai l’avrei immaginato – commentando che forse un giorno solo è poco, per chi, per esempio ha bambini piccoli in casa, anziani o persone allettate. Diventa insopportabile tenere sacchi con spazzatura maleodorante, si lamentavano le mie interlocutrici.
Io questo problema non ce l’ho, ma ho voluto togliermi il dubbio, scoprendo che, forse in seguito a tante proteste, è attivo un servizio integrativo per la raccolta porta a porta di pannolini e pannoloni, basta dimostrare di vivere in casa con bambini fino a due anni (anche se spesso si diventa autonomi dal pannolino più tardi) e persone con problemi sanitari. Le soluzioni si trovano, quindi. Anche se accade che, questi sacchi speciali restino una mattina intera sui marciapiedi, in attesa del ritiro. Non un bello spettacolo.
Lo chiamano rodaggio, stiamo a vedere quando il cassonetto diventerà oggetto da collezione.
Speriamo che anche i furbi spariscano come i bidoni dell’immondezza e chi lavora, perché di lavoro trattasi per differenziare, sia ripagato, ovvero paghi meno tasse.
Mrs. Doolittle