Per il secondo episodio della nuova rubrica estiva “Sotto il Sole di Centotrentuno”, abbiamo intervistato Valentina Calì, atleta sarda del Beach Volley Cagliari. Con lei abbiamo ripercorso i momenti più significativi della sua carriera, dagli inizi con la sorella Federica passando per l’esperienza al Mondiale del 2022 al Foro italico, fino ai recenti impegni di questo inizio di stagione.
Valentina, iniziamo questa intervista chiedendoti di raccontarci com’è nata la tua passione per il beach volley e quale percorso ti ha portata fino ai livelli che hai raggiunto oggi?
“È iniziato un po’ come capita a molti che arrivano dalla pallavolo indoor. Da fine agosto comincia la preparazione per il campionato, poi si gioca per tutta la stagione e, una volta finita, spesso non si ha voglia di fermarsi del tutto — così si continua a giocare in spiaggia. Per me è nato così: all’inizio partecipavo ai tornei del circuito regionale sardo, soprattutto con mia sorella Federica e un’altra ragazza, Valentina Soppelsa. Giocavamo più per passione che per ambizione. Ci ritrovavamo alle varie tappe in diverse località, mi vengono in mente Alghero — una tappa fissa ogni anno —, Serramanna e altre ancora. Poi, con la ripresa della preparazione indoor, si tornava in palestra. A un certo punto però è arrivata l’occasione di partecipare al Trofeo delle Regioni di beach volley, ed è lì che, grazie anche al mio allenatore Domenico Apicella, ho cominciato ad avvicinarmi in modo più concreto a questo mondo. Ho preso parte all’attività giovanile, giocando l’Under 19 e partecipando ad alcune tappe del circuito, fino ad arrivare alla finale nazionale, dove giocavo in coppia con una ragazza del Veneto. Nel 2018, ricordo di aver fatto una chiacchierata con Domenico Apicella, verso gennaio. Mi propose un progetto incentrato solo sul beach volley: allenarmi e giocare tutto l’anno, cercando di affrontarlo in modo più professionale. Non solo come sport estivo, insomma, ma come un impegno costante, dodici mesi su dodici. Ovviamente non è stato semplice: anche se abito in Sardegna, dove si pensa che si possa giocare sempre, in realtà ci sono molte difficoltà logistiche — mancano strutture al chiuso e gli spostamenti sono complicati. Però la sfida mi ha subito motivata, mi è sembrata un’opportunità da cogliere al volo. Così ho deciso di provarci. Quell’anno ho concluso la stagione indoor e ho iniziato a giocare il campionato italiano di beach volley. Poi, dalla stagione successiva, ho lasciato definitivamente la pallavolo per dedicarmi completamente al beach volley. Era il 2019”.
Come sta andando la tua stagione e quali sono i prossimi appuntamenti in programma?
“La mia stagione è iniziata un po’ più tardi del solito. A inizio maggio ho partecipato a un torneo del World Tour internazionale insieme alla mia compagna di gioco, Jessica Allegretti, di Roma. A fine maggio, invece, ho giocato con mia sorella alle finali del campionato italiano per società a Bibione. Dopodiché ho dovuto fermarmi per circa un mese a causa di impegni lavorativi. Di conseguenza, la stagione vera e propria è iniziata in ritardo. Abbiamo disputato due tornei e ci siamo ritrovate da poco: le sensazioni in campo sono state comunque molto positive. Ora siamo pronte ad affrontare il resto della stagione, a partire già dal prossimo weekend con la Coppa Italia a Montesilvano, dove si assegnerà il titolo. Successivamente continueremo con gli appuntamenti del campionato italiano. Farò anche una breve parentesi in Sardegna per partecipare al circuito regionale, con tornei nazionali a Gonnesa e Alghero, in coppia con mia sorella. Dopodiché riprenderò la seconda parte del campionato italiano insieme a Jessica Allegretti”.
Lo scorso maggio hai preso parte al Future di Cervia, ci parli delle sensazioni e dei segnali che ha dato questo evento?
“Diciamo che abbiamo un po’ anticipato i tempi, perché venivamo da un off-season molto lunga. Inoltre, non ci vedevamo da settembre, visto che lei vive a Roma e io a Cagliari, quindi erano mesi che non ci allenavamo insieme. È stato soprattutto un momento di ritrovo in campo. Dal punto di vista dei risultati non è andata bene, ma ci siamo ritrovate su molti aspetti. È stato un ottimo punto di partenza per affrontare al meglio il campionato italiano. Nonostante il risultato, siamo tornate a casa — ognuna nella propria città — con l’intenzione di lavorare su alcune cose che abbiamo riscoperto durante quel torneo a Cervia, per poi metterle in pratica durante il campionato italiano”.
Hai parlato del campionato italiano, come sono andate le prime due tappe a cui hai partecipato?
“Ho partecipato alla prima tappa del campionato assoluto non gold a Catania, mentre l’ultimo weekend si è giocato a Ravenna. Quest’anno la formula del torneo è cambiata: prima si giocava con l’eliminazione diretta, mentre ora si utilizza il sistema a pool, simile a quello del World Tour internazionale. Questa formula, a mio avviso, rende il torneo più equilibrato e interessante. Si gioca forse un po’ meno rispetto al tabellone a doppia eliminazione, dove, se perdi la prima partita, rischi di dover affrontare molte partite di recupero il giorno successivo. Nel sistema a pool, ci sono quattro squadre per girone, con semifinali e finali dirette. Passano tre squadre per pool, che poi si affrontano agli ottavi, quarti, semifinali e finali. È un meccanismo più lento, ma consente di recuperare meglio tra una partita e l’altra. Le partite sono state tutte di alto livello, e il campionato italiano sta crescendo sempre di più. Ogni tappa è imprevedibile e può riservare sorprese, come è successo nell’ultima. Noi affrontiamo ogni gara dando il massimo e cercando di studiare le avversarie, che per lo più sono le stesse coppie. Agli ottavi, inoltre, gli abbinamenti sono decisi tramite sorteggio, quindi la fortuna può influire sul prosieguo del torneo. Ritengo che questa formula sia più stimolante rispetto alla precedente”.
Com’è il tuo rapporto in campo con Jessica Allegretti e come vi state trovando come coppia?
“Abbiamo avuto la fortuna — e allo stesso tempo la sfortuna — di trovarci l’estate scorsa, a metà stagione. Anche quella volta la nostra annata è iniziata a luglio inoltrato, perché, per una serie di circostanze, ci siamo ritrovate entrambe senza compagna. Abbiamo deciso di sposare un progetto comune, pensato inizialmente solo per quella stagione. Io mi sono trasferita temporaneamente a Roma per poterci allenare insieme, utilizzandola come base operativa. La stagione è andata molto bene: abbiamo conquistato due medaglie — una nel campionato italiano e una in un torneo del World Tour internazionale — oltre a un quinto posto alle finali di Bellaria. I segnali sono stati decisamente positivi. Ma al di là dei risultati, per me è stato fondamentale il modo in cui mi sono trovata con lei, sia in campo che fuori. Siamo molto diverse, ma condividiamo dei tratti caratteriali che ci permettono di capirci e sostenerci. In campo abbiamo sviluppato un linguaggio comune: parole che ci aiutano nei momenti difficili, sia per me che per lei. Quella mezza stagione ci ha permesso di scoprire una bella alchimia, e quest’anno stiamo cercando di ricreare quello stesso equilibrio, pur allenandoci a distanza. Durante la settimana, infatti, ci alleniamo ognuna nella propria città, e poi ci ritroviamo nel weekend: ci alleniamo il venerdì e scendiamo in campo il sabato”.
Nel 2022 hai giocato i Mondiali di Roma al Foro Italico in coppia con Margherita Tega: che ricordo ti è rimasto di quell’esperienza e quali emozioni ti ha regalato?
“È stata un’esperienza bellissima, che ricordo con grande piacere, anche perché del tutto inaspettata. Ci siamo trovate nel posto giusto al momento giusto, e questo ci ha permesso di entrare in Nazionale proprio nell’anno in cui i Mondiali si disputavano in Italia. Abbiamo avuto accesso grazie a una wild card, perché non avevamo ancora i punti necessari per qualificarci con il ranking internazionale, non avendo mai partecipato prima a competizioni di quel livello. È stato davvero emozionante. Ricordo perfettamente il momento in cui siamo entrate al Foro Italico: mi sono sentita piccolissima di fronte a quel palcoscenico enorme, con gli spalti pieni e un’atmosfera così carica. All’esordio, in particolare, l’impatto emotivo è stato fortissimo. Con il passare delle partite ci siamo caricate, anche se probabilmente non eravamo del tutto pronte per affrontare un evento di quella portata, almeno secondo i nostri standard dell’epoca. Ma abbiamo cercato di stringerci ancora di più come squadra, di affrontare insieme ogni difficoltà, sia in campo che nei lunghi tempi morti tra una partita e l’altra. In quei giorni abbiamo condiviso tanto, sia sportivamente che a livello personale. Porto con me ricordi davvero positivi, sia per l’esperienza del Mondiale che per quella vissuta insieme a Margherita”.
Parliamo della tua vita extra campo: che passioni o attività segui oltre al beach volley?
“Insegno educazione fisica: una scelta naturale, che mi permette di rimanere a contatto con l’ambiente sportivo anche al di fuori del campo. Finora ho lavorato tramite incarichi temporanei, ma dopo aver vinto un concorso lo scorso anno, dovrei entrare in ruolo a partire dal 2025/2026. Sono in graduatoria di merito e in attesa dell’assegnazione definitiva. Il beach volley occupa gran parte del mio tempo, tra allenamenti, lavoro in palestra e preparazione tecnica. Non avendo uno staff dedicato all’analisi delle partite, ci occupiamo in prima persona anche dello studio delle avversarie. Nel tempo libero mi piace dedicarmi ad attività che mi aiutano a staccare: passeggiate con il mio cane, lettura, serie tv. Ultimamente ho scoperto anche una nuova passione, quella per la sartoria sportiva: realizzo personalmente costumi da beach volley, partendo dal tessuto e cucendoli a mano”.
Per concludere, quali obiettivi ti sei posta per il futuro?
“Ognuno ha un sogno nel cassetto, ma la verità è che oggi mi sento in equilibrio: tra il beach volley, il lavoro, la famiglia e le mie passioni, riesco a fare ciò che davvero mi appaga. Ovviamente sogno ancora di vivere esperienze significative, sia a livello sportivo che personale o professionale, ma non inseguo grandi traguardi in modo frenetico. Preferisco procedere a piccoli passi: raggiungo un obiettivo, poi penso al successivo. Sono soddisfatta del percorso fatto finora, ma so che posso e devo continuare a lavorare per ottenere ancora di più — anche se non ho definito un punto preciso d’arrivo”.
Matteo Cubadda
















