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Unità, scelte e carattere: la rivoluzione lenta di Semplici a Cagliari

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La battaglia vinta, la guerra però ha ancora cinque scontri sul campo prima di poter mettere la propria bandiera in territorio nemico. Basta però ripensare al novantesimo minuto di sabato 17 aprile per capire l’importanza di otto giorni vissuti sul filo del rasoio.

Otto punti in otto giorni
Gli avvoltoi erano pronti a scaraventarsi sul corpo ancora caldo di un Cagliari prossimo alla morte sportiva. Poi, improvvisamente, gli ultimi minuti della sfida contro il Parma cambiano il corso degli eventi e dalle stalle si passa alle stelle. Riguardare la classifica prima della vittoria contro i ducali dà il peso dell’importanza del filotto di Joao Pedro e compagni. Tre vittorie su tre, mai accaduto in stagione e mai accaduto dal novembre 2019, che hanno portato il Cagliari a pari punti con Benevento e, momentaneamente, con il Torino. Cinque le lunghezze recuperate sui granata – in attesa della partita contro il Napoli – otto rosicchiate al Benevento e allo Spezia, cinque al Genoa e alla Fiorentina. I cavalli si vedono all’arrivo, parafrasando l’ex allenatore rossoblù Massimiliano Allegri contano poco il percorso e il vantaggio finale, il corto muso basta per la salvezza. E Leonardo Semplici con queste tre vittorie cerca proprio quel corto muso che lo vedrebbe protagonista di un’impresa incredibile.

La svolta è nelle scelte
Entrato in punta di piedi il tecnico toscano ha provato a costruire sulle macerie. Soprattutto mentali, perché il valore tecnico della rosa non era in discussione. Certo, magari non da parte sinistra della classifica come il monte ingaggi direbbe, ma nemmeno da bassifondi. Piano piano, sottovoce, in maniera marzulliana Leonardo Semplici ha puntato in primis sulla normalizzazione. Poi, con le prime sconfitte e la conseguente mini crisi ecco che il registro è stato cambiato. Senza troppi proclami il tempo gli ha permesso di conoscere meglio la rosa, di capire la mentalità di ogni singolo e di mettere la sua firma su scelte tattiche e di uomini. Come rilanciare Andrea Carboni che da desaperecido è diventato colonna portante della difesa. O ancora mettere davanti alla difesa Alessandro Deiola, preferendo il centrocampista di San Gavino ad Alfred Duncan. Senza dimenticare il tabù cancellato dei due centravanti, con Simeone, Pavoletti e Cerri che o dall’inizio o soprattutto in corsa non sono più alternativi, ma possibili soluzioni da mettere in campo contemporaneamente.

Ego? No grazie.
Dall’io al noi il passo è stato breve ma complicato. Il cerchio a fine gara un simbolo che vale oltre la retorica del gruppo. Le scelte logica conseguenza dell’interpretazione del ruolo di padre senza essere padrone se non del proprio destino. Se da una parte c’è voluto del tempo, fisiologico, dall’altro contro la Roma Leonardo Semplici ha costruito il proprio capolavoro tecnico. Le scelte iniziali per infondere fiducia in una squadra che aveva dalla propria gli altrui risultati e per confermare nei fatti il non c’è nulla da perdere delle parole. Il cambio tattico all’intervallo una mossa che ha cambiato l’inerzia di una partita che stava prendendo una piega difficile. Così da normalizzatore il tecnico toscano è con il tempo passato a incisore e nonostante ciò lascia i meriti alla propria squadra come un buon condottiero è chiamato a fare.

Catalizzatore nel male, dispensatore nel bene. Leonardo Semplici ha ragione quando dice che non è ancora stato raggiunto nulla e che l’umiltà deve essere la stella polare del prossimo futuro. Il tecnico toscano, da buon gestore, è il primo a indicare la via lasciando ai giocatori la scena. Eppure, almeno dopo la partita contro la Roma, avrebbe tutto il diritto di salire sul palco per il meritato applauso.

Matteo Zizola

 
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