Il pallone ha appena finito di rotolare e puntuale è partita la rumba di voci del calciomercato estivo. Un teatro mediatico dove quello che viene detto o scritto oggi, domani è già vecchio e da cui il Cagliari non è ovviamente esente.
Al momento, però, il nome della compagine rossoblù compare sui vari media nazionali praticamente solo alla voce cessioni mentre, dati alla mano e considerato quanto mostrato nella stagione appena conclusa, avrebbe bisogno soprattutto di arrivi. Sulle pagine della stragrande maggioranza dei media (nazionali e locali) sono già stati dati per ceduti, in ordine alfabetico, Barella all’Inter, Cragno alla Roma, e Pavoletti all’Atalanta. Tanto basta per gettare nel panico la tifoseria che, pur abituata a leggere di una squadra smontata durante l’estate, prende per buono qualsiasi spiffero venga messo in giro, alimentando questo carrozzone stucchevole. Salvo poi accorgersi che, mediamente, soltanto una su dieci di queste voci si è realmente concretizzata a inizio campionato.
Non è un mistero che il Cagliari venga trattato dalla stampa d’oltre Tirreno come provinciale di basso profilo da depredare. Lo stesso Giulini non ha nascosto di provare un certo fastidio per la scarsa considerazione di cui gode la società, ricordando orgogliosamente che si tratta dell’ottava tifoseria d’Italia come bacino d’utenza. Verrebbe però da dire che ciò che si semina, si raccoglie: rivendicare che il Cagliari non è una provinciale qualsiasi – e perciò merita maggiore credito – stride, e non poco, con il messaggio ripetuto come un mantra “Il nostro scudetto è la salvezza”. La considerazione va conquistata sul campo e non a parole: il Cagliari inizi dunque a comportarsi da società di più alto lignaggio (sul campo e non) e i riconoscimenti arriveranno. Prendendo comunque per buone le dichiarazioni del duo Giulini-Carli, che vedrebbero un parco giocatori rinforzato dalla sessione estiva del mercato, proviamo a capire ciò di cui la rosa a disposizione di Maran avrebbe necessità.
La prima stagione del tecnico trentino ha mostrato parecchie ombre e poche luci. Ma due cose sono balzate all’occhio in modo lampante, a cominciare dall’assenza di terzini di gamba in grado di arrembare oltre che difendere. Elementi fondamentali per una squadra che fa del cross dalle fasce la sua principale – e spesso unica – arma, una pecca cui si è parzialmente rimediato con l’arrivo in prestito di Pellegrini. In secondo luogo, la rinuncia a una componente fondamentale del gioco del calcio, ovvero il contropiede: una fase di gioco basilare soprattutto per un Cagliari che non ha mai brillato per padronanza del gioco e spesso, perché costretto dall’avversario o sovente per atteggiamento tattico, si rintanava con l’intero undici nella propria metà campo. Per il resto un gioco orizzontale a ritmi da siesta pomeridiana, dove Barella si è dimostrato l’unico giocatore verticale in grado di strappare.
Proprio la sua partenza da Cagliari sembra essere una delle poche certezze nel bailamme del mercato di cui si è già accennato. In un attacco che si è dimostrato Pavoletti-dipendente, urge una seconda punta che faccia da spalla all’attaccante livornese. Magari proprio un giocatore che, oltre al goal, abbia nel repertorio la velocità nelle ripartenze e, non a caso, qualche ben informato ha fatto il nome di Eder. A tal proposito, poi, non sarebbe atto di lesa maestà fare una riflessione su Joao Pedro. Giunto alla sua quinta stagione in Sardegna, risulta ancora complicato incasellare tatticamente e tecnicamente il brasiliano, specie dopo l’ultima annata passata più da seconda punta e meno da trequartista, che ha contribuito a incrementare l’equivoco tattico. Non segna a sufficienza come una punta dovrebbe, così come non possiede spunto, dribbling e l’ultimo passaggio tipici del calciatore tra le linee, una posizione in cui Maran può già contare sul ritrovato Castro e su Birsa. L’idea di cedere l’ex Santos e Palermo per rinforzarsi, sostituendolo degnamente in avanti, non pare essere così peregrina.
Infine, sul fronte dei rinnovi dei contratti in scadenza, a oggi l’indiziato numero una per la permanenza sembra essere Cigarini, anche se in mezzo al campo la situazione è ancora in divenire. Il tutto in attesa di avere la certezza su dove andrà Barella, che andrà per forza di cose rimpiazzato e di capire quale sia il reale motivo dell’acquisto di Oliva (e se quest’ultimo rientrasse nell’affare Nandez così da legare i due affari?). Al resto dovrà pensare Maran, che di recente ha dichiarato che nel calcio non c’è spazio per la poesia, quasi a castrare le ambizioni della piazza di assistere a un calcio più divertente e propositivo. Tra il bianco e il nero, però, esistono certo mille sfumature di grigi: se proprio poesia non potrà essere, ci si augura che sia almeno qualcosa di più coinvolgente che leggere il manuale di istruzioni del tostapane…
Mirko Trudu