Ultimo Tango a Cagliari è la rubrica curata da Andrea Valentini che propone la passione per il Cagliari con uno stile tutto nuovo e particolare.
Non tutti i calciatori sono uguali: Radja Nainggolan è l’eccezione, nel bene e nel male.
Si è già detto tutto ed il contrario di tutto sul ritorno in rossoblù di Radja Nainggolan.
Il ritorno del Figliol Prodigo.
La scelta di cuore.
“L’ha fatto per sua moglie”, con la variante “Se non fosse stato per la malattia della moglie, non sarebbe mai tornato”.
Viene a prendere troppi soldi, spaccherà lo spogliatoio.
No, è comunque troppo forte, ci porterà in alto.
Viene a bere nei locali di Cagliari.
Non passa nemmeno le visite mediche, dati i suoi vizi.
Etc, etc, etc…
Insomma, la notizia è clamorosa ed ha chiaramente suscitato reazioni di ogni tipo.
Vorrei quindi soffermarmi su un altro aspetto: l’unicità della situazione.
È vero, come tutto il mondo sa, che Claudia, la moglie cagliaritana del Ninja, è affetta da una malattia di quelle che non vorremmo esistessero.
È altrettanto vero che Radja è rimasto legato alla Città del Sole, dove ha spesso fatto ritorno anche dopo la cessione alla Roma.
Tuttavia ammetto che, ai primi sussurri intorno alla possibilità di un suo ritorno in Sardegna, non avrei scommesso un solo euro sulla riuscita dell’affare: l’età è quella degli atleti ancora all’apice (appena 31 anni), lo stipendio pure (4,5 milioni di euro) e le offerte che gli stavano piovendo addosso erano o economicamente irrinunciabili (Cina, Turchia) o più stimolanti dal punto di vista della competizione sportiva.
Certo, ma Nainggolan non è un calciatore come gli altri.
Lo ha dimostrato nel bene e nel male.
L’esordio in Serie A con annessa espulsione, la rapida ascesa, la trasformazione da incontrista dal piede educato a incursore col vizio del gol, il legame con la città di Cagliari e poi con la sponda giallorossa di Roma, le dichiarazioni al vetriolo sulla Juve, il rammarico con cui accettava la cessione all’Inter.
E ancora: presunti schiaffi in pubblico alla moglie, presunte serate a base di alcool e polveri, presunte amicizie non esattamente raccomandabili.
“Presunto/a”: uno dei termini che più spesso leggerete accanto al suo nome.
Una volta di più, il Nostro ha voluto regalare un coup de théâtre.
Niente Cina, né Turchia né Firenze: si torna a Cagliari, checché ne dicano Marotta, Beltrami o Gianluca Di Marzio.
Si dice che si torni sempre dove si è stati bene.
Ebbene, a Cagliari il Ninja non ha trovato solo l’amore della sua donna, ma anche l’affetto incondizionato di una piazza che sa riconoscere il vero dal falso, e che raramente ha “perdonato” un suo beniamino al momento dell’addio, come invece fece con lui, nel gennaio del 2014.
Forse perché tutti sapevamo che si trattava di un arrivederci, lo ha detto lo stesso Radja in occasione della presentazione: sapeva di tornare, anche se credeva sarebbe accaduto più avanti.
Meglio per noi, dunque, poter disporre di un fuoriclasse nel pieno della maturità tecnica e atletica.
Chi mi conosce sa che nutro qualche dubbio di natura psicologica su questa operazione: sarà distratto dall’orribile problema familiare? Sarà depresso per la carriera apparentemente in parabola discendente? Rovinerà i rapporti di spogliatoio per questioni legate al vile denaro?
Oppure sarà più che mai stimolato dalla voglia di riscatto, dal calore del pubblico di cui sopra, dal bisogno di dimostrare ad Antonio Conte che ha sbagliato a tagliarlo fuori dal suo progetto?
C’è però un aspetto sul quale non ho perplessità di nessun tipo: ci ha scelti, non importa il motivo, poteva evitare.
Sa di regalarci prestigio, attenzione, leadership e cifra tecnica, perché ha scelto coscientemente di farlo.
Facciamocelo bastare, perché un altro sarebbe andato a farsi ricoprire d’oro in Oriente, lo sappiamo tutti.
Ah, and by the way: Claudia – alla quale va il mio più affettuoso augurio di pronta guarigione – si sta curando a Roma.
Chi vuole intendere, intenda.
Nessuno tocchi Caino.
Andrea Valentini