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Vedi Napoli e poi muori

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Storia di una domenica sera che non poteva farci arrabbiare, ma ci è riuscita lo stesso.

Non ero particolarmente elettrizzato per Napoli-Cagliari.
Sono rientrato dal lavoro (di domenica?! Sì, come sempre) e l’ho guardata, perché amo la mia squadra e odio la loro.
Formazione semi-sperimentale.
Vorremo mica subire L’Imbarcata?
No, primo tempo balneare, pericolo scampato.

Per qualche motivo, la ripresa sembra una vera partita di campionato.
Inevitabilmente, la frequenza cardiaca aumenta.
Poi ci azzardiamo a passare in vantaggio, a quel punto faccio l’errore di crederci ed entro in clima derby.
Non l’avessi mai fatto.
Prima applaudo un miracolo di Cragno su colpo di testa di Mertens: non ho voglia di cercare la sua statura su Wikipedia, ma non dovrebbe saltare da solo in mezzo ai nostri statuari difensori.
Eppure, la scenetta si ripete pochi minuti più tardi.
Provaci ancora, Dries.
Gol, 1-1, e credetemi: non ho avuto dubbi che saremmo riusciti a perdere la partita.

Perché la paura la senti nell’aria anche se non sei allo stadio.
È presente, non la vedi ma c’è.
Ho imparato che i giocatori di una squadra priva di mentalità vincente hanno la stessa identica sensazione di tragedia imminente che noi tifosi proviamo davanti allo schermo.
Ci diciamo: è andata male così tante volte, dai, oggi la portiamo fino in fondo.
Poi il Mister toglie Pavoletti e inserisce Pisacane, come dire “hey ragazzi, guardate che anche io me la sto facendo sotto!”.
Come se il calcio non fosse questione di distanze, tra uomini e tra reparti, ma di numeri.
Un difensore in più, difendo bene e pareggio… Nemmeno gli anziani dei Bar Sport la pensano più così.
Come se la squadra in campo non risentisse dei messaggi che arrivano dalla panchina.
In questo caso il messaggio era: subiamo questo benedetto forcing e che il Signore ci tenga una mano in testa.

Ebbene, veniamo all’infausto epilogo.
Vedi alla voce “rigore all’ultimo minuto”.
Il regolamento del giuoco del calcio ci suggerisce che Cacciatore commetta fallo, poiché aumenta il proprio volume corporeo pur non saltando in modo scomposto.
Il punto è, però, che il pallone impatta contro il suo braccio sinistro fuori dal lato corto dell’area.
Non può essere rigore, e così decide l’arbitro Chiffi, richiamato però dal signor Mariani di Aprilia, Var di turno molto indispettito dalla decisione del collega.
Il quale, per un’ovvia (quanto triste) consuetudine che vede l’arbitro giovane ed inesperto subire la pressione del richiamo da parte di uno più famoso e navigato, china il capo ed obbedisce.
Insigne, del quale ci accorgiamo solo quando posiziona la palla sul dischetto, è gelido e pone fine alla nostra agonia.
Anzi, no!
Prima Ionita si fa espellere, ché perdere questa partita contro un avversario in vacanza in questo modo lancinante non bastava.

Di chi è, dunque, la colpa?
Di Chiffi? Certo.
Di Mariani? Ancor di più.
Di Maran? Beh, non è esente da colpe.
E Lykogiannis e Romagna che dimenticano Mertens? Chiaro.
E di Pavoletti che ci ha illusi? Maledetto sia.
Insomma, colpa di tutti e di nessuno.
Resta il fatto che abbiamo subito l’ennesima beffa contro un avversario che non amiamo, per usare un eufemismo.

(Spin-off, breve riepilogo:

⁃ Lavezzi in contropiede al 94’ con partita finita da 40”
⁃ Bogliacino di testa al 97’ dopo rimonta eroica
⁃ Insigne con deviazione allucinante al 94’ dopo altra eroica rimonta
⁃ Hamsik nel finale con dubbio fuorigioco perché chissà se Ekdal l’aveva toccata
⁃ Milik al 91’ su punizione dopo intelligentissimo fallo di Andreolli
⁃ Insigne su rigore al primo supplementare dopo decisione ridicola)

Il DS Carli ha detto che siamo inca***ti neri.
No, dai…perché?

Avanti Cagliari.

di Andrea Valentini