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Ultimo Tango a Cagliari | Memorie, suggestioni, deliri in rosso e blu. A cura di Andrea Valentini.

Racconto distopico da un universo in cui non esiste Leonardo Pavoletti

Cagliari, ore 18,45.
È un mite sabato pomeriggio alla Sardegna Arena, dove si disputa Cagliari-Parma, sfida salvezza (oddio, almeno per noi…) valevole per la 24ª giornata del campionato di Serie A.
Il signor Manganiello di Pinerolo ha appena decretato la fine del primo tempo, con i ducali, i crociati, gli emiliani, insomma quelli che non siamo noi, in vantaggio per 0-1: Kucka ha sfruttato una dormita della nostra difesa e ha pescato Cragno (notoriamente basso) un pelo fuori dai pali, uccellandolo con un pallonetto di testa, dimostrando che esistono ancora, fuori dalla Sardegna, interni di centrocampo in grado di riempire l’area entrandovi a fari spenti per rendersi pericolosi.

Il Cagliari era partito bene, con il piglio di chi piglia i tre punti, salvo poi subire il consueto gol tagliagambe.
La tifoseria contesta calciatori e dirigenza, rei di non portare il dovuto rispetto alla maglia e altre tematiche sempre originali, il clima è teso.
Rolando Maran, negli spogliatoi, è una maschera di cera: i ragazzi sono ancora con lui, ma è bloccato dalla paura di perdere il Grande Contratto della sua carriera, in casa contro una squadra fondamentalmente appagata.
Il suo vice, Maraner, carica i più remissivi e si complimenta coi migliori in campo.
Lykogiannis lo guarda un po’ storto, chissà quando imparerà due parole di italiano.
Ah, già, perché Luca Pellegrini, promettente terzino scuola Roma, si è infortunato e ha lasciato spazio al collega greco.
Piove sul bagnato perché tutti i nuovi acquisti si sono fatti male.
Almeno, quelli pronti.
Ci sarebbero Despodov e Leverbe, sembrano due modelli di Dior, belli come il sole, ma sapranno poi giocare a calcio?
Comunque, Ceppitelli rincuora tutti con grandi pacche sulle spalle, ma non crede nemmeno lui nella rimonta.
Barella cammina elettrico per lo stanzone, Pisacane continua a bagnarsi con una borraccia come a volersi lavare via tutto quell’inchiostro, Cigarini, il grande saggio, riflette in silenzio: sta vedendo cosa può accadere nella ripresa, in base ad ogni sua possibile giocata.
Alberto Cerri, centravanti titolare del Cagliari, massimo azzardo della dirigenza rossoblù, viene da 3 gol in 20 presenze.
Poco, troppo poco per aver lasciato un pagherò da 10 milioni alla Juventus.
In un mondo nel quale il centravanti di stazza è ormai obsoleto, lui, piedi buoni ma non certo da falso nueve e passo pachidermico, sembra quantomeno anacronistico.

Cagliari, ore 19,00.
Inizia il secondo tempo.
È la classica preghiera laica già vista mille volte a Cagliari.
Noi, alla ricerca di una rimonta eroica, contro loro, arroccati in difesa sperando di azzeccare una transizione e ucciderci.
Barella è un generale di vent’anni, che trascina i rossoblù dimostrando di essere una perla per porci: cross al bacio per Joao Pedro, colpo di testa fuori.
Punizione di Cigarini al minuto 66: Ceppitelli prende l’aereo per fare la sponda, Cerri arriva con un attimo di ritardo – specialità della casa – e l’azione sfuma.
Il Parma non riparte mai, è uno sterile assedio.
Despodov per Deiola.
Il bulgaro dimostra, se non altro, di non essere un indossatore. Punta l’uomo, sa tenere palla, ma non sembra essere l’uomo del miracolo.
Lykogiannis su punizione, parata prodigiosa di Sepe che smanaccia in angolo.
Mischie su mischie, il pubblico canta e spera.
Minuto 88: Barella recupera palla, cross al bacio per Cerri la cui timida incornata termina tra le braccia di Sepe.
Joao Pedro, impalpabile, decide di finire sul tabellino insultando l’arbitro piemontese che lo espelle (gente permalosa, i sabaudi).
Al 93’, la chiude Inglese a porta vuota, poiché Alessio Cragno era andato a cercare di sfruttare il suo metro e tanta voglia di crescere in occasione del calcio d’angolo dell’Avemaria.

Cagliari, ore 19,50.
0-2, quarta sconfitta consecutiva e zona retrocessione sempre più vicina.
Maran è uscito dal terreno di gioco senza dire una parola, guardandosi le scarpe e chiedendosi come abbia fatto una squadra così ben organizzata a diventare un’armata Brancaleone.
I tifosi vogliono la sua testa.
La notizia non tarda ad arrivare: il ds Carli si presenta in zona mista, a fare le veci di un Tommaso Giulini troppo imbarazzato, e comunica che l’allenatore è sollevato dall’incarico, con tutti i ringraziamenti e gli auguri del caso.
La squadra è affidata a Max Canzi, tecnico della Primavera, poiché i contratti onerosi di Maran & Co. non permettono ulteriori investimenti.

Finale di stagione.
Il Cagliari incanta il pubblico per impegno e garra, ma fatica a raccogliere punti.
Despodov è ormai un titolare fisso, Riccardo Ladinetti viene buttato nella mischia a Genova contro la Samp, fornisce l’assist per il momentaneo 1-1, non esce più dall’Undici Titolare e disegna calcio.
Sconfitta a Marassi, con l’Inter e a Bologna, la squadra crolla al terzultimo posto a pari punti col Frosinone.
Pareggio in casa con la Viola, vittoria al Bentegodi col derelitto Chievo, con capolavoro di Despodov.
Canzi applaude i giovani Kouadio e Verde, che iniziano a ritagliarsi minutaggio.
Imbarcata contro la Juve, sconfitta di misura a Ferrara, così come a Torino.
L’ultimo squillo è il 3-1 contro il Frosinone, con doppietta di Cerri e punizione di Ladinetti.
Poi, il Cagliari non vincerà più, retrocedendo matematicamente a Genova dopo una sconfitta per 2-0 contro il Grifone.
Max Canzi non sembra disperato, la Società gli ha promesso che manterrà la panchina anche in caso di Serie B.
Giulini è ormai desaparecido.
Carli, in lacrime, rassegna le dimissioni e chiede scusa a tutti.
Barella approda al Napoli per 30 milioni.
La Juve blocca Ladinetti: giocherà nel Cagliari in B, prima di partire per Torino.
Si riparte dal Settore Giovanile, Daniele Conti è il nuovo direttore generale: promette un Cagliari identitario, ma competitivo.

Tommaso Giulini annuncia che la società Cagliari Calcio s.p.a. è in vendita.
Si parla di Briatore, di arabi, di una cordata di albergatori legata alla Delphina s.p.a., ma ad aggiudicarsi il club sarà un (non più) giovane imprenditore di Sanluri.

P.S.: che incubo, meno male che Pavoletti esiste, e lotta insieme a noi.

Avanti Cagliari!

Andrea Valentini