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Torres: vittoria, speranze ed errori da cui imparare per il futuro

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Vittoria e speranza. La Torres dopo aver conquistato la finale playoff, battendo in un Vanni Sanna gremito per 2-1 l’Afragolese, ora spera nel ripescaggio in Serie C. Sarà una lunga estate per i rossoblù e agganciare il treno per il ritorno tra i professionisti per i sassaresi non sarà semplice, ma intanto il primo tangibile successo della nuova proprietà Abinsula è stato quello di riportare dalla parte del club la città. Il tifo è stata una delle armi in più in questo doppio impegno playoff contro Arzachena e Afragolese, e vedere più di cinquemila persone in un Acquedotto con anche le gradinate parzialmente aperte dopo tantissimi anni fa ben capire la fame e la voglia che ha l’ambiente sassarese del pallone.

Giudizi

La stagione conclusa implica dei bilanci. Come valutare il primo anno del gruppo Abinsula alla guida della società del Capo di Sopra? La valutazione generale non può che essere positiva, la formazione di Alfonso Greco è arrivata fino in fondo sia in Coppa Italia, con la finale persa per 2-1 contro il Follonica Gavorrano, e in campionato con la vittoria dei playoff. Questo non significa che non ci siano dei rimpianti e che non si siano commessi degli errori, anzi. Sicuramente l’aver battuto troppo sulla forza della rosa costruita in estate senza mettere veramente in discussione le scelte prese si è rivelata una strategia che non ha pagato. Alla squadra sarebbero serviti come il pane due rinforzi nel mercato invernale, con una punta per sostituire a gara in corso Diakite e un centrocampista di gestione e qualità in grado di prendere il posto del partente Piredda. Con l’arrivo di Cani dagli svincolati a mercato chiuso che è sembrato la classica pezza tardiva e risultata poi poco utile se non alla voce esperienza. Forse con queste mosse raggiungere il Giugliano e superarlo per conquistare direttamente la Serie C, senza calcoli di coefficiente per il ripescaggio, sarebbe stato possibile. Con i se e i ma però non si fa calcio e paradossalmente per la crescita del progetto alcuni errori di valutazione fatti in questa annata sono, o meglio potrebbero essere se assimilati a dovere, funzionali. Molti dei dirigenti dei rossoblù, infatti, si sono ritrovati per la prima volta nella loro carriera con ambizioni, pressioni e obiettivi dichiarati netti o hanno riscoperto questo tipo di contesto per la prima volta dopo tanti anni. E questo non può non implicare una serie di errori da cui imparare per porre delle solide basi per il futuro. Tra i lavori per le strutture e la voglia dimostrata sul piano tecnico è difficile non considerare al momento la Torres come una realtà in crescita all’interno del panorama calcistico isolano.

Futuro

L’eventuale ripescaggio in Serie C sarà forse la prova del 9 più difficile per questa società. Anche perché i verdetti sugli ammessi d’ufficio al terzo campionato professionistico italiano storicamente sono tutto tranne che rapidi. Potrebbero volerci settimane prima di avere la certezza del campionato in cui giocherà la Torres nella prossima stagione e questo influenzerà e non poco le scelte di mercato. Costruire partendo in ritardo rispetto ad altri club metterà alla prova ulteriormente il percorso intrapreso dai sassaresi poco meno di un anno fa. Detto comunque che l’attuale rosa della Torres, da Dametto ad Antonelli, passando per Kujabi, Diakite e Scotto (probabile rientro tra la fine dell’estate e l’autunno dopo l’intervento allo scafoide, salvo recupero lampo, per l’attaccante sassarese) ha un’ossatura da cui ripartire e costruire anche in caso di salto di categoria.

Uomini

Un plauso speciale va fatto ad alcune figure di questa Torres per aver dato qualcosa in più a livello caratteriale nei vari momenti difficili di una lunga stagione. Daniele Bianchi per esempio, che ha raccolto con umiltà la fascia da capitano mettendo davanti sempre il noi all’io, aspetto non scontato in un ambiente fatto di tanti sassaresi che avevano voglia di fare la giocata per permettere alla Torres di tornare protagonista. Ma anche Francesco Ruocco, spavaldo, fresco, giovane, a tratti semplicemente imprendibile, e soprattutto capace di portare a casa diversi punti per la Torres nel momento di apnea nella seconda parte di campionato a discapito della data sulla carta d’identità. Oppure ragazzi come Adama Diakite, a volte parso oggetto del mistero rossoblù verso la parte centrale del campionato tra gol bellissimi e gare troppo isolato in avanti, capace però di trascinare letteralmente la Torres, specie dalla perdita di Gigi Scotto in avanti. E infine Alfonso Greco, allenatore silenzioso e poco propenso ai proclami, così lontano dall’umore del tifo sassarese per carattere. E così solo tra le tante figure storiche attorno a lui di Sassari o legate a doppio filo alla storia del club. Un contesto dove essere il primo capro espiatorio è stato troppo facile. Il tecnico ex Lanusei però dopo aver imparato da alcuni passi falsi fatti nel percorso ha vinto i playoff mostrando un calcio bello, propositivo e soprattutto facendo capire a tutti che il suo spogliatoio ha la forza mentale anche per reagire in pochi giorni e con tantissime assenze a una sconfitta in finale di Coppa Italia.

Roberto Pinna

TAG:  Serie D Torres
 
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