Ridateci l’undici, la rubrica a cura di Nanni Boi.
Non sono solito citare i compleanni, ma oggi faccio un eccezione per un calciatore che festeggia oggi le 64 primavere e che nella mia lunga carriera di cronista non ho mai avuto il piacere di conoscere personalmente. Per me Costantino Idini, Tino per tutti (Portotorres 1955) era un mito, lo dico senza ironia. Fissato com’ero con i giovani, leggevo avidamente le poche righe che il giornale gli dedicava quando veniva chiamato con la nazionale Juniores, ed ero sinceramente addolorato quando per debuttare in serie A dovette attendere quattro lunghi anni. Negli anni Settanta avere qualche giocatore del Cagliari convocato tra gli azzurrini era un avvenimento, prova ne sia che prima di lui c’erano stati solo Vittorio Petta e Renato Copparoni, mentre dopo fu il turno di Pietro Paolo Virdis. Vennero battezzati tutti da Azeglio Vicini , per anni selezionatore dei giovani prima di diventare Ct, che per Idini aveva un debole. Instancabile ala destra, Tino aveva debuttato con la maglia della nazionale juniores (l’equivalente dell’attuale under 18) in una gara vinta 2-0 con l’Austria. Era il 1971 e di quella nidiata era il più giovane insieme a Claudio Desolati, il bomber della Fiorentina nato a Genk in Belgio dove il padre emigrato aveva trovato lavoro in miniera. Desolati era stato lanciato in A da Liedholm a soli 16 anni insieme ai vari Roggi, Guerini, Antognoni, Bresciani ecc. Pensate che nella rappresentativa juniores oltre a loro c’erano D’Amico della Lazio, quindi arrivarono Pecci del Bologna, Di Bartolomei e Bruno Conti della Roma, Bini dell’Inter. Insomma, lo dico esagerando, ma il più scarso ha debuttato in nazionale, quella vera intendo. Perché il mitico Idini rimase indietro? Sia chiaro, la sua bella carriera tra B e C l’ha fatta giocando in piazze importanti come Padova, Taranto e a Ferrara con la Spal. Ma viste le premesse avrebbe meritato altri palcoscenici.
Scopigno, che in cinque stagioni a Cagliari non fece mai debuttare un solo sardo in serie A, lo utilizzò due volte in partitelle in famiglia tra Cagliari A e Cagliari B. Il debutto assoluto risale al 21 novembre 1971 in una sfida tra queste due formazioni, e Idini venne inserito nel secondo tempo nella squadra A al posto dell’attaccante Di Carmine (Emidio, padre di Samuel, attuale attaccante del Verona). Qualche mese dopo nuova chiamata, sempre nel Cagliari A e stavolta gioca titolare ed è l’autore di uno dei due gol (l’altro è di Gori) per il 2-0 finale. Fu un evento, perché a parte Leschio (del ‘54) gli altri giovani aggregati alla prima squadra (Lombardi, Copparoni, Di Carmine, Lamagni) avevano tutti tre anni in più, Roffi addirittura quattro. L’estate seguente (quella del ‘72) il nuovo allenatore Fabbri lo porta in ritiro precampionato e lo schiera in un’amichevole con l’Imola conclusa con la vittoria dei rossoblù per 7-0. Nel frattempo Vicini l’ha schierato 5 volte con la Juniores ma da un certo punto in poi gli preferisce altri giocatori e non lo chiama più.
“Tino era un giocatore instancabile – ricorda Renato Copparoni – quel tipo di calciatore che viene sempre apprezzato dai compagni perché si sacrifica per tutti. Il suo movimento era continuo, incessante, non si fermava un attimo. E poi è sempre stato un bravo ragazzo, un amico. Nella sua carriera non è arrivato al top ma il suo percorso da professionista l’ha fatto eccome”. Nella stagione 72-73 il debutto in A non arriva, in compenso, col Cagliari qualificato alla fase finale della Coppa Italia, Fabbri lo schiera appena 18enne per ben 4 volte. Contro l’Atalanta (subentra al posto di Lombardi al 46’) e gli regala la maglia da titolare sia contro il Napoli al San Paolo (1-0 con gol di flipper Damiani) che contro il Milan al Sant’Elia (0-1 con rete di Gianni Rivera). Ancora contro l’Atalanta, stavolta a Bergamo. Passa l’estate e in panchina arriva Beppe Chiappella, uno che in carriera ha sempre lanciato tanti giovani (con lui Piras segnerà al debutto) e che a Cagliari l’anno seguente schiererà il diciassettenne Virdis titolare dalla prima giornata. Il nuovo tecnico trasforma Idini in terzino e lo schiera regolarmente in tutto il precampionato e nella Coppa Italia. Gioca col Camaiore, poi realizza una tripletta col Barga, quindi con l’Empoli e ancora un gol con il Pisa. Questa partita è particolare perché è la prima al fianco di Riva. Viene schierato anche contro l’Avellino e il Taranto, e tutto sembra volgere per il meglio, ma la fregatura è dietro l’angolo. Arrica ha ottimi rapporti con la Torres cui ha ceduto in prestito i Primavera Losito e Piras (che poi farà il viaggio di ritorno dopo pochi mesi) e il Cagliari il 5 settembre gioca e vince per 3-0 l’amichevole all’Acquedotto. Idini è tra i migliori e viene segnato nel taccuino del tecnico Vanni Sanna che già dispone dei giovanissimi gemelli Piga strappati con un colpo di mano al Torino. A questo si aggiunge che il Cagliari in coppa perde 0-2 in casa col Brindisi dell’ex Amedeo Fiorillo e la società decide che Idini debba ancora maturare esperienze nelle serie minori. Alla Torres gioca titolare, ma stranamente non fa rientro alla base se non dopo il secondo anno che però è caratterizzato da qualche infortunio di troppo.
Torna al Cagliari insieme a Oreste Lamagni nell’estate del ’75 ma sino alla 28esima giornata scompare. Tiddia, vecchio maestro nelle giovanili ed ora promosso alla prima squadra, lo porta in panchina a Torino, alla terz’ultima, contro i granata ormai prossimi campioni d’Italia, e finalmente il 9 maggio 1976, Idini può debuttare in serie A. Subentrando a Niccolai al 46’di Cagliari-Fiorentina. Il Cagliari vince 2-1 e vince anche nella seconda e ultima presenza in A del giocatore di Portotorres la domenica successiva in casa del Milan, dove Tiddia gli regala 90’ con la maglia numero 3 schierando 5 sardi in campo (gli altri sono Copparoni, Leschio, Piras e Virdis: record in A) oltre allo stesso tecnico anche lui sardo. San Siro si tinge di rossoblù con i gol tutti isolani di Virdis (doppietta) e Leschio. Tra gli avversari guidati in panchina da uno stralunato Trapattoni c’è anche Albertosi. Per Idini ci sarà ancora spazio per un altro anno e mezzo in B con sette presenze, e poi come detto le esperienze nella penisola. Ma il suo canto del cigno è meraviglioso. Nessuno potrà contestargli di aver conosciuto solo successi in serie A.
Nanni Boi