Rimane intricata la vicenda sullo stadio di Cagliari, con il club di Tommaso Giulini che aspetta nervosamente novità, mentre il Comune ostenta tranquillità.
Lo stand-by sembra giovare a pochi, sicuramente non al Cagliari. Era il 2015 quando muoveva i primi passi concreti verso il sogno di un nuovo impianto all’avanguardia. Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata, fino ad arrivare agli ultimi giorni in cui tutto sembra essere tornato in ballo. Colpa di un Piano Guida per Sant’Elia da approvare, dopo che quello scoglio pareva un mero dettaglio nel momento in cui l’allora maggioranza di centrosinistra garantiva il pubblico interesse alla costruzione dell’opera (28 marzo 2019). Nelle ultime settimane si è assistito al dibattito tra centrodestra e opposizione, nel quale nessuno ha mostrato particolare fretta e il palleggio è stato tra chi ha invocato maggiori verifiche e chi ha rivendicato quanto fatto in passato.
LE ULTIME VOCI – Venerdì è stato l’assessore all’Urbanistica, Giorgio Angius, a esprimersi: “Il Cagliari demolirà il vecchio stadio e contestualmente il Comune farà lo stesso con viale Ferrara”, ha detto chiudendo ogni porta ad un nuovo esilio stile Trieste di qualche anno fa. “Il Cagliari giocherà alla Sardegna Arena che sarà demolita solo quando lo stadio sarà pronto”, le sue parole che fanno eco con quelle del dirigente comunale Salvatore Farci durante il sopralluogo di lunedì scorso. Un Angius che ha ostentato sicurezza: “Non siamo in ritardo – ha detto a L’Unione Sarda – già nel 2015 era previsto che i lavori iniziassero nel 2020, e dureranno due anni”. Insomma, a sentire l’assessore nel 2022 il Cagliari, la città e la Sardegna avranno il tanto agognato impianto in grado di proiettarli in una nuova era.
LA STORIA – Ma come si è arrivati a oggi, a un capitolo in cui si parla di divisioni in seno alla maggioranza e il progetto (quello definitivo il Cagliari non lo ha ancora presentato) va ricalibrato secondo le nuove esigenze del Piano Guida in cantiere? Nel 2016 il Comune dichiarò il pubblico interesse alla prima proposta del Cagliari Calcio, uno stadio con alcuni spazi commerciali dentro l’impianto per il quale anche la Regione si era espressa con parere positivo. Arrivò poi la variante urbanistica, sulla quale la società di Giulini lavorò “fuori dalla legge sugli stadi” con l’obiettivo anche di mantenere il clima di concerto con l’Amministrazione Zedda. Quindi la venuta alla luce della Sardegna Arena, in poco più di quattro mesi, che oggi appare un po’ stretta qualora certe ambizioni dovessero diventare fantastica realtà. A inizio 2018 sarebbe arrivata la svolta verso un impianto da 30 mila spettatori, su input della Federazione nell’ottica di un possibile Europeo 2028 organizzato in Italia. Capienza maggiore vuol dire costi maggiori, e allora altro giro di ruota con l’adeguamento del piano economico finanziario e il nuovo passaggio amministrativo: l’ok della Conferenza di Servizi a dicembre 2018, quindi la dichiarazione di pubblico interesse arrivata solo il 28 marzo 2019, sulla linea del traguardo del Zedda-bis. Sembrava essere il sospiro di sollievo definitivo, verso la discesa. Invece, da ormai sette mesi abbondanti, lo stadio è fermo al palo. Da Palazzo Bacaredda, dove nel frattempo è cambiato il colore della giunta, si è assistito ad un rallentamento (per non dire uno stop) dell’iter, arenatosi su un Piano Guida del quale di fatto non si era mai sentito nemmeno parlare prima dell’avvicendamento Zedda-Truzzu.
GLI ULTIMI SVILUPPI – Botta e risposta a mezzo stampa, Commissioni senza votazioni, sopralluoghi, e il Cagliari che fa? Non è sbagliato dire che in via Mameli qualche mal di pancia ci sia, dopo anni di lavoro a braccetto con le istituzioni e mesi di attesa silente. L’ultima uscita di Giulini, di fatto, è stato un “No comment” apparso quanto meno stizzito a margine della conferenza stampa accanto al Sindaco su un progetto di mobilità sostenibile. Del resto, l’ok al Piano Guida era atteso per settembre, ma così non è stato. In casa Cagliari si chiedono quanto ci sia ancora da aspettare, dopo aver più volte adempiuto alle richieste comunali. Malumori che facilmente risiedono alle voci tempi e costi, senza dimenticare lo sguardo al futuro più immediato: il Cagliari, si sa, vola in classifica e il sogno europeo non sembra più utopia. Lo sbarco nelle manifestazioni continentali 2020-21 richiederebbe un intervento sulla Sardegna Arena, non paragonabile al costruire uno stadio ex novo e all’avanguardia, ma comunque foriero di ulteriori oneri.
LE DOMANDE – In tanti continuano a parlare di stadio, media e attori principali come lo stesso Truzzu, costretto a rispondere alle continue sollecitazioni sia come tifoso che, a maggior ragione, da primo cittadino. Ma è evidente che lo stallo non possa durare a lungo, prima di una reazione da parte del club di via Mameli. Come si comporterebbe il Cagliari di fronte a nuove difficoltà in tal senso, considerando che l’attuale Sardegna Arena – stadio temporaneo, va ricordato – sorse con determinate caratteristiche proprio perché si contava di mandarla in soffitta in tempi più celeri? E, ancora, quanto gioverebbe ora avere una casa con qualche migliaio di spettatori in più e non i soli 16 mila pianificati nel 2017? Domande dalla facile risposta, quasi retoriche. Un po’ meno, è certo, lo sono quelle che Giulini and company attendono dal Comune di Cagliari che, al momento, promette imminenti evoluzioni e continua a ostentare ottimismo. Ma quanto ancora durerà la pazienza?
Francesco Aresu