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S’Istrale | Sagre e feste in televisione

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La nuova e tagliente rubrica di Centotrentuno.com, a cura di Nino Nonnis.

Le sagre, le feste di tradizione, quelle religiose, sono diffuse i tutta Italia. Talvolta o spesso possono interessare qualche documentarista, ma per assurgere a interesse televisivo devono avere un requisito particolare, la gara, la competizione, il fascino della diretta. Infatti assistiamo ogni anno alla ripresa integrale del Palio di Siena, che io non mi perdo mai, due volte all’anno. Ben venga quindi. Vengono anche seguiti altri palii, visto il successo d’ascolti.

A questo punto una domanda: come mai, insieme al Palio di Asti non viene trasmessa la Sartiglia di Oristano, spettacolo non solito, di rito secolare, che ha la sua gara di abilità, con la corsa alla stella e di destrezza con le pariglie? Se è un problema di distrazione (tipo: “Perché dovrebbero pensare a noi?” ), vengo loro incontro. Non dico un appuntamento fisso, ma almeno ogni tanto mi farebbe piacere. Questo discorso potrebbe estendersi all’Ardia di Sedilo, Sa Carrela di Santulussurgiu, e ci aggiungo l’Ardia di Sindia, non solo per portarle a conoscenza, seduti comodamente, ma per entrare nel fascino preparatorio, nella coralità paesana, e tante altre cose che potremmo scoprire, come facciamo col Palio di Siena, che appartiene ai senesi, dove non si vedono figuranti cercare l’inquadratura della telecamera.

Molti mi diranno: ma cosa vuoi che la Rai si colleghi con Sindia? Giusto, solo che è già successo. Quando si svolse la festa del Giubileo della Madonna di Corte fu trasmessa da Rai Uno, forse c’era il canale unico, al telegiornale dell’una. Come mai? Perché se ne interessò Mons. Miria Ledda, un prete che era andato a vivere in Venezuela ed era tornato per l’occasione. Sfilò anche lui, a cavallo, nessuno gli teneva la briglia. Aveva preteso una sella inglese, la preferiva.

Questo per dire che dobbiamo interessarci noi.

Una volta al paese di mia moglie, in Abruzzo, al bar parlavano di un palio a L’Aquila, ma non avevano un fantino da mandare. Intervenni, gli proposi di pensare al cavallo, per il fantino gli dissi di cercare nell’elenco telefonico di Sindia: “Chiamate un numero qualsiasi e chiedete che vi mandino un fantino. Aspettate al telefono, dategli tempo di chiedere a un vicino di casa, se lui non può”. La presero per una battuta, mi trovai costretto a spiegargli alcune cosette di cose sarde.

Uno mi diede ragione, un cugino di mia moglie che era stato in Sardegna e aveva visto le pariglie. Le raccontò in maniera tale che mi incuriosii anche io.

Nino Nonnis

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