agenzia-garau-centotrentuno
Claudio Ranieri durante Cagliari-Lecce | Foto Valerio Spano

Salvezza Serie A | Cagliari: non è il tempo delle polemiche, ma del coraggio

Scopri il nostro canale su Telegramle-notizie-di-centotrentuno-su-telegram
sardares
sardares

Prima della polemica serve il coraggio. Dopo il netto 3-0 subito a Genova dal Genoa e l’1-1 interno contro il Lecce, il Cagliari di Claudio Ranieri ha riscoperto il senso della paura guardando alla classifica. I risultati più che positivi contro Atalanta, Inter e Juventus (5 punti) avevano illuso in una sofferenza minore in chiave salvezza e invece per i rossoblù le ultime giornate saranno tutto tranne che una passeggiata di salute nella lotta per la permanenza in Serie A.

Inversione Umorale

Il pari subito in rimonta dai salentini di Luca Gotti ha spazzato via come vento di maestrale l’entusiasmo delle ultime settimane. Una di quelle libecciate, come le ha definite Ranieri fin dal giorno uno, a cui bisognerà reagire con un impeto che non sempre è stato nel Dna della squadra rossoblù in stagione. Tra malumori sulle scelte arbitrali, tra velate (neanche troppo) accuse di difensivismo eccessivo nei confronti del tecnico romano e soprattutto nella grande paura nel finale per i due pali colpiti dai salentini, la gara contro il Lecce ha rimesso il Cagliari davanti alla dura verità: servono tre weekend di acqua e pane duro per rimanere in Serie A. La cosa non deve sorprendere, lo stesso Ranieri era stato facile profeta in estate: “Se ci salveremo lo faremo solo all’ultimo secondo dell’ultima partita, esattamente come siamo saliti a Bari”. Dispiace però che nel momento migliore della sua stagione dopo aver fatto filotto contro le big del campionato il Cagliari abbia ceduto di schianto soprattutto alla voce carattere in due gare sulla carta maggiormente alla portata. Contro il Genoa i rossoblù hanno rifiutato di giocare per tentare l’all-in in casa contro il Lecce, salvo poi impattare in una gara fortemente condizionata da scelte arbitrali e ingenuità dei singoli dopo un buon approccio.

Ritorno al passato

Di fatto è il rischio di puntare tutto su un singolo cavallo vincente. Mentalità che in stagione, ma anche in passato, non ha portato bene al Cagliari. I sardi hanno fatto bene quando messi alle corde, quando hanno dovuto combattere per non finire al tappeto come contro Napoli, Atalanta, Inter e Juventus. Al contrario le prestazioni e i risultati non sono arrivati quando le giustificazioni sono state la forza dell’avversario (tutta la prima parte di stagione) o il puntare tutto su un altro tipo di partite. E fa strano che una mentalità perdente sia tornata di moda nel momento più delicato. Anche questo è il simbolo di una formazione ancora non abbastanza matura per avere una propria identità che non sia figlia delle libecciate umorali date dai vari risultati. Propri e altrui, visto l’effetto che ha fatto nella piazza la vittoria del Sassuolo e l’attesa che resta per il risultato della gara tra Udinese e Napoli.

E ora?

Il Cagliari si giocherà una grande fetta della Serie A in trasferta, prima a Milano contro il Milan e poi a Reggio Emilia contro il Sassuolo. Non esattamente il massimo per una formazione che è terzultima per rendimento lontano dal proprio stadio. Appena 8 punti fatti in stagione fuori casa per i ragazzi di Ranieri, peggio fanno solo Frosinone e Salernitana (7). Con la speranza che in caso di eventuali passi falsi possa bastare l’ultima gara in casa contro la Fiorentina. Anche se fare calcoli ora e decidere di avere il paracadute viola alla Unipol Domus sarebbe come ripetere la fatale notte del Penzo contro il Venezia di due stagioni fa. Il Cagliari deve dimenticare in fretta le ultime due settimane, dimenticare in fretta le polemiche su errori altrui e mettere da parte il retro-pensiero (ormai, a quanto pare, insito nei muri e nei corridoi di Asseminello) che ci sia sempre una partita ancora da giocare per aggiustare le cose. Vero, Ranieri ha dimostrato che al momento del lancio della monetina per andare dentro o fuori lui sa sempre prima degli altri se uscirà testa o croce. Ma magari la mentalità da “speriamo che io me la cavo” potrebbe essere messa definitivamente in soffitta provando a crescere dal punto di vista caratteriale, con un pizzico in più di coraggio che è mancato a una squadra che poteva essere già salva guardando a determinati risultati e alla forza di altri club ora già in porto (sempre per citare le tipiche frasi di Ranieri).

Roberto Pinna

Notifiche
Avvisami se ci sono
guest
13 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti