Mamma Roma chiama, Claudio Ranieri risponde. Questa la strada tracciata nelle ultime ore, il ritorno dell’ex allenatore del Cagliari nella Capitale per soccorrere i giallorossi in piena crisi gestionale e di risultati. Dopo l’esonero di Daniele De Rossi prima e quello di Ivan Juric poi, la proprietà americana dei Friedkin avrebbe scelto Sir Claudio come soluzione per ritrovare una piazza spaccata e, soprattutto, rimettere sui giusti binari una stagione che appare già compromessa. “Ma non aveva dichiarato che il Cagliari sarebbe stata la sua ultima squadra di club?”. Questa la domanda nata immediatamente nell’ambiente rossoblù dopo l’indiscrezione sul ritorno di Ranieri a Roma. Una domanda che ha aperto alcune crepe nel rapporto tra la tifoseria cagliaritana e chi è ormai entrato nella leggenda del club.
Roma capoccia
La chiusura di un cerchio, di una carriera che prese il volo grazie alla Sardegna e che aveva trovato la perfetta conclusione nell’anno e mezzo sulla panchina del Cagliari con promozione in Serie A e successiva salvezza. Con un addio al calcio a metà, perché Ranieri aveva fin dal primo istante lasciato spazio a una nuova esperienza con una nazionale: “Ho lasciato una porta aperta, finite le squadre di club, se ci dovesse essere qualcosa di particolarmente seducente, perché no?”. Poi, piano piano, Sir Claudio ha riniziato a sentire il fuoco dentro, lanciare qua e là segnali di un possibile ritorno anche al di là dell’opzione di una nazionale. D’altronde Ranieri ha dimostrato di essere un uomo tutt’altro che stupido e, come si dice, solo gli stupidi non cambiano idea. Nonostante anche recentemente avesse ribadito che “come ultimissima cosa mi piacerebbe allenare una nazionale” in un’intervista a La Repubblica dello scorso settembre. Con l’arrivo di ottobre, però, anche le parole hanno iniziato a smussarsi, quel cerchio chiuso a Cagliari si è piano piano riaperto, la sensazione, forse, che l’opzione giallorossa non era così remota come probabilmente pensava quando parlò del rossoblù come ultimo passo della sua carriera nei club. D’altronde già nella sua seconda esperienza da allenatore nella Capitale del 2019 disse apertamente: “Se la Roma chiama devo dire di sì”. Nelle ultime settimane Sir Claudio ha aperto sempre di più la porta, con quel “ho voglia di rimettermi in discussione, ho già rifiutato alcune proposte” sempre a La Repubblica in un’intervista dello scorso 30 ottobre. E quel rimettersi in discussione sembrerebbe dietro l’angolo, con il volo a Londra per incontrare i Friedkin e sul tavolo un ruolo da traghettatore e, chissà, da dirigente dopo giugno 2025. Tinkerman è pronto a rimettersi in gioco sulla panchina della sua città, lui cresciuto nel quartiere di Testaccio prima di iniziare la sua carriera da calciatore proprio con la maglia giallorossa, per poi diventarne allenatore in due occasioni, la prima tra il 2009 e il 2011 e poi con l’incredibile cavalcata da subentrante nel 2019, quando portò la Roma a un passo dallo Scudetto.
Dietrofront
Tradimento? Oppure semplice corso degli eventi che fa parte del gioco? Questo il dubbio dell’ambiente Cagliari, dopo le parole del condottiero di tre promozioni e due salvezze, che ha sempre citato il club rossoblù come quello che gli ha cambiato la vita e come l’esperienza più importante, anche davanti alla Premier League vinta con il Leicester. Con il ritorno della dietrologia da addio, ossia l’idea che Ranieri abbia lasciato la Sardegna – con un anno di anticipo rispetto alla scadenza del contratto – non per una scelta di vita, ma piuttosto per l’obiettivo di un salto di qualità rispetto alla permanenza in Serie A che non ha trovato in Tommaso Giulini una spalla affidabile. Idea che Sir Claudio ha sempre allontanato non in maniera diretta, ma piuttosto con dichiarazioni positive sul suo rapporto con il patron rossoblù: “Al Mapei Stadium sono andato sotto il settore ospiti con il presidente perché mi sembrava giusto farlo, ne ha passate tante. Noi siamo dei lavoratori, ma lui ci mette i soldi, i sacrifici di una vita. Lui voleva che andassi da solo ma io decisi di portarlo con me, sono contento che in quella occasione i tifosi abbiano capito”. Insomma, nessun dietrofront dettato da obiettivi diversi, ma una scelta dettata da ragioni personali. Quelle di una lontananza dalla sua Roma intesa come città che non poteva andare oltre, con l’unica eccezione per una nazionale, strada che avrebbe permesso comunque un lavoro non totalizzante come quello con un club. Sempre che Roma intesa come squadra non chiami e allora tutto può cambiare e i fili unirsi tra ragioni del cuore sportivo e quelle del cuore della vita privata. Perché come Sir Claudio non ha saputo dire di no al Cagliari in difficoltà nel dicembre del 2022, così Sir Claudio non può dire di no all’altra squadra della vita in piena crisi, i giallorossi, appunto. “Se la Roma chiama devo dire di sì”: e la Roma ha chiamato. E chissà se nella scelta ha influito il fatto che non ci sarà nessun ritorno in Sardegna da avversario, con la gara tra rossoblù e capitolini già giocata alla Unipol Domus nella prima giornata. Magari no, ma anche solo ipotizzarlo rende meno amara una decisione che ha spiazzato parte dell’ambiente Cagliari. Un ambiente che ha messo Ranieri secondo soltanto a Gigi Riva nella propria storia e che, oggi, deve accettare una scelta inattesa, ma assolutamente comprensibile.
Matteo Zizola