Ridateci l’undici, la rubrica sul Cagliari a cura di Nanni Boi.
È bello svegliarsi e ricordare ancora assonnato che il Cagliari la sera prima ha vinto. Non solo, ma che ha battuto anche una delle squadre più forti del campionato. Sono quei momenti non troppo frequenti purtroppo in cui la fede calcistica ti ripaga del fatto di averla riposta sulla squadra della tua terra e non su quella più forte in assoluto. Un sapore dolcissimo che gli opportunisti del tifo, così catalogo quelli che scelgono chi sostenere solo in base ai numeri dei successi conquistati, non potranno mai assaporare. Ci sarebbero tante immagini da focalizzare e conservare nella mente del 2-1 di ieri sera. La prepotenza con cui Pavoletti ha segnato la seconda rete, con un destro impetuoso, alla Nordahl, per chi ha avuto il piacere di conoscerlo o chi come il sottoscritto lo ha visto solo in vecchi filmati. I cross alla destra di Srna, risorto quando in molti era venuta meno la fiducia nei suoi confronti.
Le parate di Cragno, il cui nome si accosta sempre più al termine miracoloso per via dei suoi interventi prodigiosi che lasciano a bocca aperta gli avversari. Ma voglio soffermarmi sulla faccia felice di Nicolò Barella nelle dichiarazioni di fine partita. Lui che poco prima aveva sbagliato un calcio di rigore contro quella che l’anno prossimo potrebbe essere la sua futura squadra, non era per niente rammaricato dall’errore dagli undici metri, ma felice come una Pasqua per la vittoria conquistata. La sublimazione di quanto predicano gli allenatori: prima viene il noi poi l’io. Qualcun altro si sarebbe presentato con la faccia di circostanza, sguardo verso il basso e poche parole di circostanza per non essere entrato nel tabellino dei marcatori. Lui aveva lo sguardo fiero, di chi aveva appena portato a termine un’impresa. Per il suo Cagliari, per tutti i suoi tifosi estasiati. Tra i quali, al diavolo la professione di giornalista, mi ci infilo inneggiante e gaudente come quando da bambino bastava una vittoria dei miei beniamini per vivere una settimana felice.
Nanni Boi