Ridateci l’undici, la rubrica sul Cagliari curata da Nanni Boi.
Spesso ci si limita a presentare o commentare l’esito degli incontri sulla base del valore assoluto (o presunto tale) degli avversari, tralasciando invece una chiave di lettura che regala un quadro d’assieme più veritiero. Ed è quella relativa allo stato di forma complessivo degli avversari stessi. Facciamo degli esempi per capirci meglio. Negli ultimi quattro incontri il Cagliari ha affrontato nell’ordine: Atalanta, Milan, Parma e Sampdoria. Al di là delle assenze che purtroppo sono andate in crescendo, la squadra di Maran ha ottenuto quello che ha potuto (o non ha potuto) nelle prime tre partite, e ha sprecato una grossa opportunità nella quarta. Perché dico questo? Perché ha affrontato Atalanta e Milan, due squadre già di per sé superiori, nel loro periodo di maggior forma. E quindi poco ha avuto da recriminare, anche se l’Atalanta era probabilmente alla fine del suo periodo migliore (e infatti al Sardegna Arena ha concluso con la lingua fuori per una serie di impegni ravvicinati), mentre senza tema di smentita si può dire che se si fosse affrontato il Milan solo poche settimane prima le possibilità di successo o comunque di uscire imbattuti dal campo per i rossoblù sarebbero state nettamente superiori (in quanto sarebbero mancati gli acquisti rossoneri invernali, Paquetà e Piatek, che hanno trasformato la squadra di Gattuso).
Al contrario, Parma e Sampdoria sono giunte al momento giusto. Perché come tutte le formazioni di medio valore hanno i loro bravi alti e bassi, e quando hanno affrontato i cagliaritani non erano al meglio. Il Parma in quanto appagato o, se vogliamo, in fase di “vertigini” dopo aver osservato dall’alto una classifica che per una matricola era sicuramente insperata. Il Cagliari ha sudato le proverbiali sette camicie per batterlo, d’accordo, ma come ha detto poi D’Aversa, ha vinto perché ha dimostrato di possedere motivazioni maggiori rispetto agli emiliani. La Sampdoria è stata invece un’occasione sprecata perché, come spesso capita alle squadre di Giampaolo, alterna periodi di gran calcio in cui è un cliente difficile per chiunque, ad altri in cui fatica terribilmente. Non è dato sapere con certezza il motivo, ma è ormai un andamento consolidato, così come succede anche alle squadre di Donadoni per fare un altro esempio. E se è vero che il Cagliari l’ha affrontata in piena emergenza, non va taciuto che i blucerchiati avevano anche loro assenze importanti (Ramirez e Linetty su tutti) e soprattutto che i tre ko consecutivi da cui erano reduci avevano fortemente minato le loro convinzioni.
Tanto è vero che in tutto il primo tempo hanno patito moltissimo il Cagliari. Il quale però prima non le ha dato il colpo di grazia, poi ha commesso il grosso errore di accontentarsi e pian piano di chiudersi, credendo che un punticino sarebbe bastato con tutte quelle assenze. Discorso teoricamente accettabile ma solo dopo la fine. Invece la squadra rossoblkù ha arretrato via via il proprio raggio d’azione e già da una ventina di minuti prima del rigore (assolutamente generoso peraltro) aveva concesso troppo campo alla Sampdoria. Qui Maran ha lasciato che le cose si sistemassero da sole, e invece probabilmente avrebbe dovuto avvertire il campanello d’allarme. Non ha mutato nulla sino a che di riffe o di raffe il gol è arrivato. Poi dopo tutto è diventato più difficile. Peccato.
Nanni Boi