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Fabio Macellari in maglia Cagliari

Quel giorno io c’ero | Macellari: “Nel ’99 a Salerno non dovevo giocare, poi…”

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In vista di Salernitana-Cagliari, prossimo turno della Serie A, torna l’appuntamento con la nostra rubrica “Quel giorno io c’ero”, che racconta momenti, episodi e gesta di giocatori rimasti nei ricordi e nei cuori dei tifosi rossoblù. Ai nostri microfoni questa settimana Fabio Macellari, ex terzino sinistro del Cagliari di Giampiero Ventura, protagonista con un gol e un assist nell’1-3 del 6 gennaio 1999.

Macellari, domenica 22 ottobre il Cagliari giocherà a Salerno: che ricordi ha della partita all’Arechi della stagione 1998-99?

“Inizialmente non dovevo neanche giocare, in quel periodo avevo il mignolo fratturato e per poter scendere in campo dovevo fare le infiltrazioni. Emanuele Randelli, fisioterapista oramai famoso, suggerì di applicarmi una particolare crema “che scalda”: nel prepartita lo odiai perché le gambe mi bruciavano, una roba insopportabile. Dopo 10 minuti perdevamo 1-0, avevo anche subìto un intervento falloso al viso. Poi segnai quel gol fortuito: non so nemmeno io come il pallone sia potuto passare in mezzo a duecento gambe, ma evidentemente doveva entrare in porta. Dopo il gol andai subito in curva e poi, soprattutto grazie a Muzzi: feci un bel lancio per la prima delle sue due reti, vincemmo poi meritatamente 1-3. Col freddo e con le gambe che bruciavano per tutto il primo tempo, credo di essermi meritato di fare quel gol (risata, ndr)”.

Quella stagione si chiuse con un’importante salvezza.

Sì, a Bologna. Ero infortunato anche in quell’occasione e non mi ero nemmeno allenato in vista della sfida, ma Ventura insisteva per farmi scendere in campo. Segnai comunque e feci due assist, uno dei quali a O’Neill: assieme a Villa e Muzzi, che sento spesso, lo ricordiamo come un grande amico. È stato sicuramente tra i primi tre o quattro giocatori più forti con cui ho giocato”.

Che ricordi le ha lasciato Cagliari nel corso delle due esperienze vissute?

“Un’ex moglie che sento come un’amica tutti i giorni e un figlio che è venuto a vivere con me e adesso ha 17 anni: un’età particolare, tra alti e bassi. Forse a volte me la prendo troppo con lui, ma in confronto a com’ero io a quell’età è un angelo. Oltre a ciò il Cagliari è la squadra che tifo, ero contento della promozione l’anno scorso e penso che sia una piazza che meriti la Serie A. I tifosi del Cagliari non sono solo in Sardegna ma ovunque, ne trovo uno ogni volta che viaggio anche all’estero. C’è sempre qualcuno che mi riconosce e mi chiede con la tipica parlata sarda “Ma sei Macellari?”. L’avrò sentito miliardi di volte, ma per me è sempre un piacere”.

Dopo la prima fase di campionato il Cagliari è in ultima posizione. In questo momento di difficoltà cosa potrebbe aiutare a migliorare la situazione?

“Io ho già vissuto quest’esperienza e in questo momento dell’anno bisogna tirare fuori qualche vittoria, altrimenti dopo diventa tutto molto più complesso. Ranieri l’anno scorso ha ridato speranza ai tifosi e alla squadra, ora mi sembra la figura più adatta da cui ripartire. In ottica futura, per programmare già la prossima stagione, bisognerebbe fare degli acquisti più mirati. Non sarebbe il massimo scendere di categoria due volte in tre anni, con i tifosi abituati a stare in Serie A per tanti anni di fila: diventerebbe un’abitudine che non meritiamo. L’ideale sarebbe avere la fortuna di trovare calciatori come Fabian O’Neill, ma ormai non ce ne sono tanti, esattamente come gente del calibro di Vasari, Villa, Scarpi, De Patre, Zanoncelli e Cavezzi. Anche il mister conta tanto in queste situazioni, ricordo che grazie a Ventura vincemmo contro tutte le squadre più grosse perché lavoravamo tanto sia tecnicamente che tatticamente durante la settimana”.

Qual è la vita di Fabio Macellari oggi?

“Proprio ieri mi sono trasferito in montagna. Ho una compagna che amo e non pensavo che potesse capitarmi questa fortuna: lei è di Roma ma viviamo a L’Aquila a causa del suo lavoro, ora abbiamo deciso di staccare la spina per un paio di mesi anche a causa di un piccolo incidente che mi è capitato e che mi ha portato delle conseguenze alla tibia e al perone. Ieri ho litigato con mio figlio per lo stato in cui ha lasciato la casa qui in montagna, sembrava fossero entrati i ladri, ma spero che a breve faremo pace (risata, ndr)”.

Matteo Cardia (ha collaborato Francesco Lobina)

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