Il lascito di Gara 2 della semifinale dei playoff fra Milano e Sassari è il 2-0 degli ospiti che domenica 2 giugno al Palaserradimigni avranno il primo match ball per chiudere la serie.
La Dinamo tocca la 21ª vittoria consecutiva confermando di non avere alcun timore reverenziale nei confronti dei padroni di casa. In Gara 2 per due quarti il Banco ha giocato assolutamente alla pari contro l’Armani, grazie a un Jack Cooley più efficace rispetto a due giorni prima e la quasi infallibilità dei tiri da due. Il rischio di perdere la bussola è arrivato soprattutto nel terzo periodo, quando la performance da tre di Mike James è sembrata una mazzata troppo dura per riuscire a rimettere la barra a dritta. Sassari è stata sotto di 14 punti: sull’orlo del baratro, coach Pozzecco ha gettato via schemi e tattica e puntato tutto sull’aspetto mentale. D’altronde, come dichiarato da Polonara a fine partita, ora la Dinamo è una squadra. E la squadra ha risposto, attingendo a un serbatoio di energie che forse qualche giocatore non pensava neanche di avere. Il risultato di questo sforzo è noto: la tripla di Pierre del 95 pari a pochi secondi dallo scadere e un overtime dominato.
LA DIFFERENZA DEL GRUPPO – Dopo Gara 1 abbiamo identificato alcuni duelli, i “testa a testa” che a nostro parere hanno deciso le sorti dell’incontro. Poche ore dopo Gara 2 diciamo che la differenza fra vittoria e sconfitta non è frutto di mere e semplici prestazioni individuali. Sarebbe facile parlare di Polonara – Mvp di serata – o della solidità di Pierre, ma Sassari ora è qualcosa di più. È un gruppo, una squadra, per citare nuovamente le parole di Achille. Milano, invece, è un insieme di individualità messe insieme, giocatori di altissimo livello – basti pensare a James, Nedovic, Micov e Kuzminskas – ma senza un’identità. Se non è chiaro il concetto basta rivedere le facce di tutti i giocatori di Milano nei primi secondi dell’overtime: quel misto di sconforto e paura tipico di chi ha già dato per persa la partita.
COSA MANCA – Non è semplice identificare i problemi di una squadra che vince 21 partite consecutive e, oggettivamente, non c’è neanche la volontà di trovare per forza qualcosa che non funziona. Tuttavia restano dei veri e propri rebus le condizioni di Smith. McGee e Carter. Il primo mostra qualche sprazzo di ripresa, ma è chiaro che non è il giocatore visto nella fase finale della stagione regolare. Per l’ex Venezia, invece, ci vuole forse un po’ di pazienza in più: è tornato a disposizione solo in Gara 1 e ha cercato di dare una mano; chi si aspettava, però, anche un piccolo passo avanti ieri sera è rimasto decisamente deluso. Timido risveglio nella seconda serata del Forum per Justin Carter (7 punti e 1 assist, ma -12 di plus-minus) che ha però fornito, soprattutto nella prima parte di gara, alcune giocate utili e di furbizia che negli score di fine partita non emergono. Per ora Spissu e Gentile stanno tirando la carretta e senza far rimpiangere i tre americani. Un loro recupero, tuttavia, consentirebbe a coach Pozzecco di distribuire meglio i minuti in campo, soprattutto nei momenti decisivi delle singole partite.
Lello Stelletti