Una vita in panchina, allenando in lungo e in largo per tutta l’Italia. Con tante panchine in Sardegna: Tempio, Calangianus, Nuorese e Sanluri le squadre allenate.
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Adesso però ha deciso di ripartire dal Sud America. Destinazione Vinces, Ecuador. Stiamo parlando del tecnico campano, Mario Petrone, che nelle scorse ore ha firmato con Club Deportivo y Social Santa Rita, squadra che milita nella Serie B ecuadoregna.
Mister riparte con una nuova avventura in Ecuador. Come mai questa scelta?
Dal punto di vista professionale si tratta di un importante opportunità: sono coinvolto in un progetto che prevede il raggiungimento di obiettivi sportivi, come la promozione nella massima serie, e la valorizzazione dei giovani talenti che giocano in questa terra. Devo ammettere che il calcio sudamericano mi ha sempre appassionato. Avrò inoltre l’occasione di confrontarmi con un calcio diverso, quello di un continente dove regna il talento.
È stato vicino a un ritorno in panchina in Sardegna? Ci sono stati dei contatti con l’Olbia?
Seguo tutto il calcio professionistico a 360 gradi. In Sardegna seguo tutta la serie D e vivendo a Olbia, quando posso, vado a vedere le diverse squadre del Nord Sardegna. Ho seguito ma non conosco da vicino il progetto Olbia. Non sono mai stato contattato, però ripeto, abitando a Olbia, faccio il tifo e seguo sempre le sorti della squadra della città.
Che idea si è fatto sulle squadre sarde?
Valuto in maniera molto positiva il campionato della Torres. Domenica contro il Budoni ho visto una squadra quadrata, giusta, un mix tra giovani e giocatori di categoria che esprimono un buon calcio. Credo che la Serie D sia un campionato che gli sia stretto, perché ha delle potenzialità che non sono da meno rispetto ad altre squadre che oggi giocano in Serie C. Ci si aspettava qualcosa in più dal Latte Dolce, mentre tutte le altre stanno cercando di raggiungere l’obiettivo iniziale, che è quello di salvarsi. Compreso il Lanusei, che è una squadra diversa dallo scorso anno, per cui ripetere il campionato dello scorso anno era veramente difficile. Spero che tutte le sarde riescano a salvarsi, perché il calcio sardo ha bisogno sia di tante squadre in Serie D ma anche di altre squadre, oltre l’Olbia, che militino tra i professionisti. Il talento in Sardegna esiste ma va coltivato con delle professionalità adeguate.
Che ricordi ha delle sue esperienze in Sardegna?
Dovunque sono stato (Calangianus, Tempio, Nuorese e Sanluri) ho lasciato dei ricordi indelebili e positivi. A Calangianus siamo riusciti a fare qualcosa di incredibile portando al campo un quinto del paese, un numero strepitoso, e in quei primi due anni in Sardegna ho scoperto cosa significa vivere il campanilismo e il calcio regionale nell’isola. Mi ricordo che a Pula, per l’ultima domenica di campionato, erano arrivati 500 tifosi da Calangianus. Al ritorno sulla Statale 131 ci siamo fermati in tutti i punti ristoro per festeggiare. A Nuoro siamo riusciti a portare 4mila persone, in una cavalcata incredibile, dalla Serie D alla Serie C. A Sanluri da penultimi invece ci siamo giocati i playoff, riuscendo a valorizzare diversi giovani del posto.
Qual è negli ultimi anni il giocatore più talentuoso che ha allenato?
Solamente perché ultimo in ordine cronologico dico Orsolini: un ragazzo talentuoso e serio che doveva migliorare la fase di non possesso palla, cosa che ha fatto benissimo l’anno che siamo andati in Serie B. Un giovane arrivato in Nazionale, così come Petagna e Lapadula, che con orgoglio mi porterò sempre con me perché hanno sempre fatto bene.
Qual è il desiderio per il futuro? E cosa si aspetta dal nuovo anno?
Mi aspetto di mettere le basi per cercare nel futuro prossimo di poter giocare un giorno la Coppa Libertadores. Questo è il mio sogno. Sono cresciuto con il mito di Maradona, con il fascino per il calcio argentino e la curiosità è così forte che spero di poter coronare questo sogno, facendo bene con questa squadra che mi sta dando questa grande opportunità.
Matteo Piano