Anche il Beach Soccer abbassa le saracinesche e rimanda l’inizio dei campionati direttamente alla prossima stagione.
Così ha deciso la Lega Nazionale Dilettanti, che con un comunicato pubblicato sul proprio sito, ha deliberato “a malincuore” che la stagione 2020 non prenderà inizio. Coinvolto in questo rinvio anche il Cagliari Beach Soccer, società sportiva che rappresenta il capoluogo nella massime serie della disciplina. Abbiamo contattato Manuel Perra, presidente della società, per commentare questa decisione e farci raccontare i retroscena di quella che sarebbe stata la prossima stagione.
La Lega Nazionale Dilettanti ha fatto sapere che questa estate non ritornerete in spiaggia. Come giudica questa decisione?
Ritengo che si tratti di una decisione troppo affrettata. Si poteva sicuramente aspettare qualche giorno o settimana in più per valutare meglio se ci fossero i presupposti per far cominciare il campionato più avanti. In teoria si stava parlando di ridurre il campionato a sole due tappe, al posto delle classiche cinque, da svolgere in date ipotetiche nel mese di agosto. Bloccandolo così mi sorge un dubbio.
Quale?
Se ad agosto non si può giocare il beach soccer, anche in poche date alla fine del mese, vuol dire che a settembre non possono ripartire i campionati dilettantistici. Cioè, se viene rinviata una tappa di beach soccer il 27, 28 e 29 agosto come possono riprendere il primo settembre tutte le varie serie della Lega Nazionale Dilettanti? Penso, magari sbagliando, che per il beach soccer si potesse aspettare un momento in più. Anche perché giocando quest’estate si poteva avere una vetrina importante dal punto di vista promozionale. La Lega aveva già preso degli accordi con Sky e finire in televisione, vista la grande assenza di sport, avrebbe permesso non solo un alto share ma anche una grande promozione del movimento. Inoltre la Beach Soccer Worldwide, la federazione mondiale della nostra disciplina, ha rinviato la Champions League e la Euro Winners da maggio a settembre. Si poteva valutare anche questo.
Perché c’è stata questa fretta?
Secondo me è dovuto al fatto che l’Italia calcistica volesse sapere quando i campionati, dalla Serie D alla Terza categoria, potessero ripartire. Nel “malloppone” è stato inserito il beach soccer che andava trattato come altra disciplina qual è. Ci sarebbe voluta una riunione apposita per la categoria, considerando anche i cambiamenti che avvengono di giorno in giorno, come il numero dei contagi che diminuiscono. Siccome non si dovevano bloccare dei campionati già in corso si poteva ampliare il discorso coinvolgendo le società per sapere se fossero disponibili a disputare un eventuale campionato ridotto.
Voi avete proposto qualche soluzione?
In maniera indiretta abbiamo dato l’ok per un’eventuale ripresa, nel senso che se si fosse deciso di ripartire ci saremmo stati, anche con tutte le difficoltà organizzative che comporta il periodo. Siamo una giovane società, partita da appena 3 anni, e bloccare il progetto così diventa controproducente sia per noi che per lo stesso sport, che in Sardegna potrebbe essere valorizzato. L’élite del beach soccer italiano dovrebbe giocare nelle spiagge e nel mare più bello d’Italia e quello della Sardegna è ai vertici. Aggiungo che in cantiere c’erano anche dei progetti con il Comune di Cagliari per la valorizzazione del turismo, con la possibilità di svolgere dei tornei internazionali, e questa situazione ha un po’ bloccato tutto.
A proposito di progetti: dal punto di vista sportivo che squadra stavate creando?
L’obiettivo della stagione sarebbe stato raggiungere le finali scudetto. Avevamo allestito una squadra importante con il ritorno di Rolon, nazionale paraguaiano che aveva disputato la prima stagione con noi. Insieme a lui sarebbe arrivato Carballo, altro nazionale del Paraguay che ha disputato l’ultimo mondiale, e avevamo preso sia Vitale, un portiere siciliano, che Cancelli, ex attaccante della Virtus Entella. Avevamo cercato di creare un roster che potesse primeggiare nel nostro girone, prendendo un allenatore esperto come Andrea Sabalino. Il suo arrivo sarebbe stato una grande novità perché abbiamo sempre cercato di prendere allenatori sardi adattandoli al beach soccer, però ci siamo resi conti che per favorire una crescita esponenziale del movimento c’era bisogno di un mister che avesse realmente calcato i campi di beach soccer e Andrea era perfetto. Sicuramente cercheremo di lavorare con lui anche nel futuro.
Com’è vede il futuro? Qual è la speranza?
La speranza è di poter ritornare in sabbia il prima possibile e trovare, come società, una struttura che ci permetta di praticare questo sport tutto l’anno, visto il clima della Sardegna è propizio per lo svolgimento di questo tipo di attività. Cercheremmo di trovarla – come stavamo già lavorando – a Cagliari per far sì che possa nascere un’academy del beach soccer sia per i ragazzi che per i più grandi. Vorremmo inoltre formare una prima squadra in grado di disputare annualmente competizioni nazionali e internazionali, con la possibilità di organizzare eventi sportivi che richiamerebbero la presenza di tante persone. Ci rimboccheremo le maniche per riuscirci presto.
Matteo Piano