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Olbia, quanto tempo dare agli ex Primavera del Cagliari?

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Il destino può mettere davanti ostacoli da trasformare in opportunità, dipende dal singolo svoltare ciò che viene visto come un passo indietro in un’occasione per prendere la rincorsa e ripartire di slancio. Il legame tra l‘Olbia e il Cagliari non ha ancora dato i frutti sperati per i giovani rossoblù, a oggi nessuno ha davvero fatto il salto di qualità attraverso l’esperienza in Gallura. Eppure, come in tutte le regole prima o poi arriva l’eccezione, il passato non può essere un alibi per non modificare presente e futuro.

Bastano poche presenze in Serie A per essere da Serie A? La risposta la darà, come sempre, il tempo. Aver esordito nella massima divisione con la maglia del Cagliari non può diventare un lasciapassare per il calcio che conta, confermarsi è sempre più difficile. Per questo il passaggio a Olbia del trio Ladinetti – Gagliano – Marigosu fa parte del percorso di crescita utile a fare i primi passi nel calcio dei grandi dopo aver ben impressionato in Primavera e aver assaggiato la Serie A. Non una bocciatura, ma una logica conseguenza che va presa come occasione più che come un freno.

La prima parte del campionato di Serie C non ha al momento sorriso ai tre ex ragazzi della Primavera rossoblù nonostante in panchina a guidarli ci sia il loro mentore Max Canzi. L’obiettivo dev’essere scrollarsi di dosso quello che sembra un blocco mentale, in modo da dimostrare il proprio valore. Se si è da Serie A si deve giocoforza essere protagonisti in C, pur se campionati che premiano caratteristiche diverse un giocatore pronto per il Cagliari dovrebbe essere decisivo a Olbia. Non dipendere dai compagni, ma essere coloro che fanno la differenza la chiave per dimostrare di valere la casa madre. Caratteristiche diverse, dicevamo, e l’aspetto caratteriale in Serie C è una componente importante. Fame e lotta sono fondamentali e al momento i tre ragazzi scuola Cagliari appaiono imborghesiti, come se giocassero in un campionato che non gli appartiene davvero.

Basterebbe però riavvolgere il nastro e tornare all’esperienza di Barella in quel di Como nei bassifondi della Serie B. Il centrocampista cagliaritano seppe cogliere quell’occasione per crescere, tornare in rossoblù e piano piano proseguire il proprio percorso fino a diventare oggi colonna portante della nazionale di Mancini. Umiltà, voglia di migliorarsi, desiderio di dimostrare che si merita un posto al sole. Non bastano pochi spezzoni in Serie A (tre per Ladinetti, due a testa per Gagliano e Marigosu), servono conferme altrove e prima i tre ragazzi riusciranno a calarsi nella dimensione Olbia prima riusciranno a risalire sul treno che potrebbe riportarli al Cagliari.

La parole d’ordine devono essere umiltà e dedizione, quelle che almeno il linguaggio del corpo non sembra restituire quando li si osserva in maglia bianca. Dopo le tante belle parole, forse fin troppe come quelle dette da Zenga con paragoni importanti – leggasi il soprannome Gianfranco per Marigosu a richiamare Zola – ora è il momento dei fatti e di trasformare un futuro scritto forse troppo presto in realtà del campo, unico vero giudice nel calcio. Ladinetti, Gagliano e Marigosu hanno il tempo dalla loro parte, nessun giudizio sommario, ma questi primi mesi in Gallura sono un segnale da non sottovalutare. Giovani sì, ma il pallone non aspetta.

Matteo Zizola

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