La nostra analisi all’indomani del match pareggiato dai galluresi contro la Virtus Entella nel secondo turno dei playoff promozione, che ha sancito la fine della stagione per Pisano e compagni.
Una squadra incostante durante la stagione regolare, capace di grandi imprese (vedasi l’1-2 di Modena contro la vincitrice del Girone B) e incredibili beffe (tanti, troppi esempi). Poi il clic mentale dato dalla qualificazione ai playoff promozione, centrati grazie al 3-1 interno sul Grosseto all’ultima giornata: un traguardo in grado di far lievitare cattiveria e cinismo in un gruppo con tanto talento ma con troppi passaggi a vuoto nelle ultime due stagioni. La trasformazione dell’Olbia di Max Canzi è sotto gli occhi di tutti: la squadra ammirata nelle due partite di playoff è sembrata l’evoluzione del modello visto del campionato, come uno smartphone che beneficia di un aggiornamento al software per correggere alcuni errori di sistema. Quanto visto tra Ancona e Chiavari da una parte alimenta i rimpianti di tutto l’ambiente per i tanti punti lasciati per strada durante la stagione, con prestazioni costantemente di buon livello ma non sempre ripagate a dovere dai risultati. Dall’altra, però, è un ottimo punto di partenza per il futuro: aver prima raggiunto i playoff per destarvi poi una bella impressione, con l’eliminazione arrivata da imbattuti e soltanto per via del regolamento, è un aspetto che non può non tracciare un solco importante nel futuro dell’Olbia.
Mentalità nuova
In due gare si è vista un assaggio di una diversa mentalità rispetto alle 38 gare del campionato. L’essere l’underdog del ciclo playoff del Girone B è servito a creare il giusto approccio: niente da perdere, tutto da guadagnare. E in campo si è visto, chiedere ad Ancona ed Entella, la prima eliminata al primo turno e la seconda, blasonata quanto volete, ma costretta a ricorrere ai classici mezzucci per perdere tempo in tutto la seconda frazione del match. Passare da squadra tosta e temibile nella gara secca a squadra costante e ambiziosa per tutta la stagione: sarà questo il prossimo passo cui sono chiamati i galluresi, dopo gli altri due step fatti segnare in quella che si è appena conclusa. Ovvero l’aver dimostrato la bontà del “doppio canale” con il Cagliari, come dimostrato dagli affari Altare e Secci, passati in rossoblù dopo aver vestito la maglia bianca e aver centrato l’obiettivo playoff come chiesto più volte dalla dirigenza. È assolutamente prestissimo per pensare già al 2022-23, ma il rendimento nelle due partite contro Ancona e Virtus Entella deve assolutamente essere il punto di partenza in vista del nuovo anno.
Anche perché non si possono sprecare le indicazioni arrivate dai playoff, in cui l’Olbia è stata una squadra capace di lasciare a secco l’attacco atomico dell’Ancona e di subire un gol “casuale” contro i biancocelesti di Volpe, come detto dallo stesso Canzi a fine partita. Un destro secco e imparabile dopo solo 10 secondi dal via del secondo tempo, direttamente sull’azione del calcio d’inizio. Una disattenzione fatale che è costata il pareggio che poi ha messo fine ai sogni di gloria dei galluresi. L’ennesima beffa di una stagione già ricca di questo tipo di situazioni e che lascia quell’amaro in bocca citato dal tecnico milanese in sala stampa, misto però all’orgoglio di aver chiuso bene l’annata. Una sensazione confermata dal tweet di Alessandro Marino, patron del club gallurese: “Nella prima partecipazione ai playoff per la B della nostra storia abbiamo mostrato a tutti di che pasta è fatta l’Olbia. Usciamo a testa alta, fieri di aver rappresentato e inorgoglito tutta la Sardegna. Usciamo più forti”.
Crescita e ambizione
Ecco, “usciamo più forti”: questo deve essere il mantra da ripetere quasi ossessivamente in via Georgia e dintorni, dopo aver finalmente dato l’impressione di uscire dal limbo in cui da anni era entrato il progetto Olbia. I fatti recenti hanno dimostrato che in Gallura si può fare calcio e crescere con ambizione. Un messaggio che deve essere recepito da tutti, a cominciare dall’ambiente cittadino che non ha mai davvero risposto a dovere. Riempire il Nespoli dovrà essere un altro passaggio per la crescita di un club che ha fatto vedere di poter stare a pieno titolo nei piani alti della Terza serie nazionale. Ma lo stesso messaggio dovrà passare anche all’interno dello spogliatoio, specialmente per chi arriva dal Cagliari e legittimamente punta a tornarci: fare bene a Olbia non significa limitarsi al compitino chiamato salvezza tranquilla, senza particolari pressioni. I playoff hanno dimostrato che se vuole questa squadra ha la testa giusta per raggiungere l’obiettivo: ecco perché la grande sfida per il prossimo campionato sarà quella di fare ancora meglio, affinché il club gallurese non sia considerato soltanto il “Cagliari B”, come qualche detrattore ha spesso sostenuto, ma sempre più una vera realtà autorevole dello sport professionistico isolano.
Francesco Aresu