Tutto e subito è un concetto spesso estraneo al mondo dello sport. Figurarsi poi se l’idea di tutto e subito non è accompagnata da delle possibilità economiche quasi illimitate, anzi. E il tutto e subito è quello che ha pagato e sta pagando l’Olbia nella programmazione della nuova stagione in Serie D.
Previsione
L’esonero di Marco Amelia stupisce solo chi di calcio ha visto poche stagioni, specie in contesti paragonabili a quello attuale in Gallura. Il fallimento di un progetto troppo complicato da realizzarsi in poche settimane, dopo un’estate di tentativi più o meno maldestri nell’iscrivere la squadra alla quarta serie, era largamente preventivabile. E non per la bravura o meno del tecnico Campione del Mondo con l’Italia nel 2006. L’Olbia è una squadra costruita in fretta e furia e completata solo grazie alla conoscenza del consulente Ninni Corda, che paga per ora soprattutto le ambiziose parole della proprietà svizzera Swiss Pro, che aveva annunciato la volontà di vittoria del campionato con una rosa all’altezza anche della Serie C, salvo poi non fare un mercato minimamente paragonabile a tale obiettivo.
Capro espiatorio
E la verità è che ora Amelia paga per tutti, pur avendo colpe relative. Magari l’allenatore ex portiere della Nazionale avrebbe potuto creare una diversa alchimia e un diverso gioco. Ma la realtà dei fatti è che l’Olbia ha iniziato la stagione da cantiere aperto e dopo i primi di turni di campionato il cantiere è rimasto tale. Viene da chiedersi se abbia pagato nelle scelte di Swiss Pro la ferma volontà di dire di no all’aiuto dell’imprenditore selargino Roberto Felleca, che in più di un’occasione aveva annunciato di voler finanziare l’annata di rinascita in Serie D dei bianchi. E che piaccia o meno ha alle spalle progetti di rilancio in LND. La proprietà svizzera ha deciso di tirare dritta da sola e ha avuto il merito di imparare da alcuni errori fatti tra la primavera e l’inizio estate salvando per i capelli l’iscrizione al campionato. Imparare dagli errori fatti è l’unica via per i padroni dei galluresi per capire cosa non ripetere non solo nella scelta del nuovo tecnico ma soprattutto nella gestione della stagione dalle parti del Nespoli. Poche parole e pochi proclami, pochi selfie con il padre famoso di turno in tribuna ma tanto lavoro. Perché sia chiaro che per ora il campo ha espresso molto chiaramente che questa società dovrà lottare duramente per confermare la prima categoria dilettantistica. E alle grandi parole di rinascita e di progetto mirabolante si è passati da pochi credenti a nessuno. D’altronde questo è il calcio italiano, questa è la Serie D. E non ci si inventa niente.
Roberto Pinna