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Luca Gagliano in movimento alla Sardegna Arena

NINO DIXIT | Sarri: “Come ti chiami ragazzo? Chè devo segnarmelo”

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Il consueto commento (a freddo) sulla partita del Cagliari a cura di Nino Nonnis.

Ci sono diete che ti fanno soffrire, ma ti consentono di trasgredire una volta alla settimana. Come abbiamo fatto noi, che ieri non ci siamo privati neanche dell’aragosta. Senza abbuffarci scompostamente, ma con stile. Come si usava nelle vecchie famiglie “All’una tutti a tavola, se non ci siamo tutti non iniziamo”. E nell’azione del primo gol c’eravamo tutti, compresi il massaggiatore e il medico sociale, una infinità di passaggi, mentre le stelle della Juve stavano a guardare, dae cabisusu a giosso, da sinistra a destra, sino al cross finale, con gol di Gagliano, che ha preceduto Simeone, che aveva prenotato, ma ha sbagliato turno. Alghero ha detto presente, dandoci l’erede che spero sia più fortunato di Dongu e Cerri, due dei miei tempi. E dire che il nostro problema era di non sbagliare il secondo o terzo passaggio.

Per una alchimia del calcio, che si spiega facilmente solo a posteriori, ieri tutto si è incastrato bene. Anche Ionita (sia vituperato chi ne parla male) ha disputato la sua migliore partita, non perché abbia fatto cose eclatanti, ma perché non ha sbagliato un pallone, uno stop. Invece di agire defilato, è stato schierato al centro, cosa che io non avrei fatto, ma Zenga sì, onore alla sua scelta.

Potrei dire che è stata la partita di Zenga e del suo vice, per il quale mi spendo. Ha lanciato un altro giovane, rischiando critiche di avventatezza e invece… ma non solo, ha rimesso Mattiiello e Faragò, che hanno ripetuto la buona prova del loro esordio. È un problema di utilizzazione, di schemi che ne esaltino le qualità di corsa, agilità e potenza, che possono sviluppare senza patemi in una disposizione a cinque.

Ieri abbiamo avuto intensità, senza attendismi, altrimenti la Juve avrebbe passeggiato. Un po’ tutti hanno pulsato, rischiando l’entrata, tanto erano sicuri di avere le spalle coperte. Ho visto anche Paloschi rientrare sollecito a coprire e dare una mano sulla fascia. Mentre Sarri prendeva appunti, impara Zenga, che ti sei limitato ai punti. Basta una Ap.

Abbiamo spostato il gioco da una parte all’altra, sicuri sempre di trovare una sponda sicura, quando poi arrivava a Klavan prendevamo respiro, ha 50 pulsazioni al minuto sia in area che circondato dagli Apaches.

Senza trionfalismi, è un po’ come succede a me quando indovino una pietanza, non riconosco mai il perché, per ripeterla. Ma questa me la godo comunque perché non è facile cucinare la Juve. Goal QB.

Nino Nonnis

 
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