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Nicola, Pisacane o mister X: la pausa di riflessione del Cagliari per il futuro

Davide Nicola durante Como-Cagliari | Foto Valerio Spano
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Nessuna fretta, nessuna accelerata, la calma come stella polare per sedersi a un tavolo e valutare il futuro. Ancora insieme oppure no, con un’unica certezza. Quella di evitare gli errori del passato da parte del club, conferme senza la necessaria convinzione per poi pentirsi al primo soffio di vento. Davide Nicola e il Cagliari, questo il tema, questo il passaggio doveroso per poter guardare alla prossima stagione. Nulla di definito, l’orizzonte ancora relativamente lontano pur se dietro l’angolo.

Unione

Chi aspetta con ansia novità immediate può sedersi tranquillo. Perché l’incontro tra il Cagliari, leggasi il presidente Tommaso Giulini, e Nicola non dovrebbe prendere forma questa settimana. Momento di pausa dopo una stagione intensa, ma soprattutto – al di là dei tempi tecnici – l’attesa della presa di posizione del patron rossoblù. Dal quale, volenti o nolenti, passa l’esito finale di uno stallo che va oltre l’attesa fatta di pensieri e analisi. La volontà dell’allenatore piemontese, andando oltre alle parole arrivate tra il post Venezia e il post Napoli, è quella di continuare la strada intrapresa dalla scorsa estate. Tradotto, restare in Sardegna e proseguire il lavoro di programmazione. Quella del Cagliari, invece, ancora da definire con certezza. C’è una certa positività nel valutare la stagione appena conclusa per l’obiettivo primario centrato. Ci sono le dichiarazioni del classe ’73 di Vigone, in apparenza quasi di “rottura”, ma che sono in realtà una conferma dell’idea del Cagliari sul futuro. Ossia la salvezza come priorità, il raggiungimento di realtà come Udinese e Genoa – step successivo guardando la classifica finale – non così semplice. Un percorso che, per essere portato avanti, avrebbe bisogno di investimenti e, dunque, di giocatori per puntellare la rosa che portino con sé anche i numeri già costruiti e non da costruire (Nicola dixit). Chiarezza condivisa, chiarezza che diventa la base per ripartire a prescindere da chi sarà la guida tecnica. Oltre ai punti in comune che pendono in favore dell’attuale tecnico rossoblù, però, ci sono anche altre discriminanti che entreranno in gioco nella valutazione finale con, come detto, un punto fermo: evitare quanto accaduto prima con Massimo Rastelli e poi con Leonardo Semplici. Nel primo caso la conferma per la seconda stagione in Serie A dopo la promozione e una salvezza anticipata, nel secondo lo stesso epilogo dopo l’impresa della rincorsa sul Benevento del 2021. Per entrambi un rinnovo della fiducia quasi turandosi il naso, più per non essere riusciti a raggiungere chi si aveva in mente come sostituto che per reale volontà. E il destino in pratica segnato: estate complessa, rosa con troppe pecche, prima tempesta, esonero nella fase iniziale del campionato.

Differenze

La conferma di Nicola passa dunque da un elemento che si staglia sopra ogni altro. L’allenatore piemontese e il club si piacciano ancora? C’è ancora la scintilla che crea fiducia reciproca e che porta a percorrere una strada condivisa senza più guardarsi indietro? Su questo punto le previsioni sono difficili se non impossibili. Perché passano dalle idee del presidente Giulini, da sensazioni e possibili alternative, da una questione di pelle oltre che prettamente tecnica. In maniera univoca, perché fondamentalmente tutto dipende dal parere di chi ha il potere del sì o del no finale. Insomma, tutto passa dalle sensazioni, ma anche dal rapporto tra obiettivi e realtà. Nella visione della stagione appena conclusa non sono passati inosservati i risultati, ma allo stesso tempo nemmeno alcuni dettagli che pesano nel piatto negativo della bilancia. Il cambio di passo nell’ultimo terzo di campionato con la svolta “pragmatica” e la gestione di alcune partite che non ha soddisfatto. L’utilizzo dei giovani, o meglio, il non utilizzo, con una discrepanza nella definizione tra Nicola che considera tali i giocatori con meno esperienza nella categoria e il club che guarda al semplice dato anagrafico. La sensazione che Nicola non sia quel gestore che possa far giocare e crescere i prodotti del vivaio o chi, come Prati, ha la benedizione presidenziale ma non ha avuto quella del campo. Un allenatore orientato al raggiungimento dell’obiettivo come d’altronde la sua carriera ha finora certificato. E, infine, l’aspetto ambientale, perché Nicola non appare come un perfetto gestore delle specificità dell’ambiente Cagliari, non complesso come altri, ma nemmeno così semplice tra il desiderio di andare oltre la salvezza e la sofferenza come mezzo per ottenerla.

Opzioni

Nicola sì, Nicola no, la margherita verrà sfogliata in questi giorni e l’incontro tra le parti scioglierà definitivamente il nodo. Manca però un punto fondamentale dal quale non può che dipendere il futuro. Salutarsi è sì una soluzione, a prescindere dalla probabilità che ciò avvenga. Ma una volta che il Cagliari e l’allenatore piemontese dovessero accordarsi per prendere strade differenti, quale può essere l’alternativa? Senza dimenticare che, seppur Nicola per primo ha tenuto a sottolineare che “non è il contratto a fare il condottiero”, l’attuale allenatore rossoblù ha un accordo fino al 2026 con un’opzione in mano alla società per un’ulteriore stagione. C’è un aspetto economico, quindi, oltre all’investimento fatto per “strapparlo” all’Empoli, Sebastiano Luperto incluso. Messi da parte questi fattori, però, resta la domanda di fondo. Chi potrebbe raccogliere l’eredità di Nicola? Che non è certamente pesante come quella di Claudio Ranieri, ma che comunque parla di una guida che ha ottenuto una salvezza relativamente tranquilla e lineare. Con una società che, a livello di potenzialità della rosa, difficilmente potrà costruire già dall’estate alle porte i presupposti per il salto di qualità che possa portare a un obiettivo raggiunto con diverse giornate di anticipo o a posizioni più vicine alla decima che alla diciassettesima. Le opzioni per il post Nicola, dunque, sarebbero fondamentalmente due, quasi fisiologiche per non dire automatiche. Da una parte la promozione di Fabio Pisacane, con l’attuale allenatore della Primavera che ha messo da parte un bel bottino di punti a proprio favore con la crescita durante l’anno della sua squadra culminata con la storica vittoria della Coppa Italia e una rincorsa playoff fallita soltanto per gli scontri diretti a sfavore con il Milan. E che risponderebbe all’esigenza giovani, lui che proprio con i giovani ha iniziato il suo percorso in panchina pur con elementi a sfavore di una soluzione di questo tipo: prima esperienza con i “grandi” e, soprattutto, l’etichetta di uomo della società che in caso di, per dirla alla Ranieri, libecciate, potrebbe diventare un boomerang con l’ambiente. Questo secondo punto ha in sé anche un segno più, visto che la scelta passa da Giulini che potrebbe voler mettere una firma ancora più netta sulla decisione del cambio. Non solo l’addio a Nicola, ma anche un “suo” uomo a prenderne il posto. La seconda opzione quella di tornare a un Cagliari come club che “costruisce” la carriera degli allenatori giovani, come ad esempio fatto in passato con Massimiliano Allegri. Un profilo alla Davide Possanzini, ora a Mantova, ma con anche in questo caso pro e contro. Come, tra i contro, il dubbio sulla capacità del Cagliari di proteggere la propria scelta senza se e senza ma. Non opzioni comunque all’ordine del giorno, per ora nessun contatto, nessun preavviso. Perché, prima di tutto, ci sarà l’incontro con Nicola che resta, fino a che non accadrà, la soluzione principale per il futuro rossoblù. Con quel se, non secondario, chiamato Tommaso Giulini.

Matteo Zizola

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