Potrebbe far sorridere la pensata di qualche media italiano, rilanciata puntualmente da quelli isolani, sulla possibilità di dare ad ogni regione italiana la propria squadra di calcio.
Posto che potrebbe essere un’iniziativa interessante e stimolante per lo sport territoriale in tutto lo Stivale, può far storcere il naso la tempistica con cui si è arrivati a questa proposta. Tutt’altro che in tempi non sospetti, bensì all’indomani dello storico debutto della Natzionale Sarda, recentemente entrata a far parte del circuito Conifa e che cerca di riunire, tra le altre, le rappresentative delle Nazioni senza stato. I più maliziosi già vedono un tentativo di banalizzare e sminuire la neonata rappresentativa sarda. Se, come già detto, l’iniziativa può essere positiva sotto molti aspetti, il fatto che sia stata proposta dopo lo storico debutto “de sa Sardigna” può altresì creare una certa confusione.
La Toscana o le Marche hanno diritto quanto la Sardegna ad avere una propria squadra? Potrebbe essere legittimo. Basta dare il giusto nome alle cose. Mentre nessuno sorride nel leggere di una Nazionale di calcio irlandese o scozzese, sono molti quelli che trovano ridicola anche solo l’idea di una Natzionale Sarda. E a ridere sono anche molti sardi. Questo dovrebbe far riflettere.
La Sardegna presenta tutte le caratteristiche di Nazione, esattamente come la Corsica, l’Irlanda, la Scozia, la Catalogna e via dicendo. Lucani, siciliani, liguri: stiamo parlando della stessa cosa? Qualora questi intraprendessero un percorso di autodeterminazione, basato sul riconoscimento di diritti propri delle loro comunità, il processo risulterebbe imprevedibile. Si arriverebbe presto ad una serie di rivendicazioni a catena che potrebbero portare alla disgregazione dell’assetto statuale europeo, con chissà quali conseguenze devastanti. Per ora non sembra esserci pericolo, visto che l’Europa che conosciamo non si schiera nemmeno su importanti questioni democratiche interne ai propri stati membri.
Ripetendo che è necessario dare il giusto nome alle cose, avrebbe più senso se in Italia la “selezione” venisse fatta da Sicilia, Friuli, Valle d’Aosta e Trentino, che – assieme alla Sardegna – rappresentano le regioni storicamente in possesso di un’autonomia speciale, proprio perché portatrici di interessi specifici appartenenti a minoranze linguistiche e nazionali. Ma, allora, perché proporre le “Nazionali” per ogni regione italiana? La Nazionale del “po Po po Po po Po po po” che fine ha fatto? Il famoso pezzo scritto da Mameli e Novaro non ci emoziona più o è tutt’ora in voga?
Intanto, sembra che per la Nazionale italiana, quella ufficiale, esista solo il Tricolore. Fa discutere il divieto di introdurre vessilli col simbolo del Friuli alla Dacia Arena di Udine, sede sabato scorso della partita Italia-Finlandia. Il motivo? La bandiera del Friuli non rappresenta nessuna squadra in campo. Necessaria la richiesta alla Questura per la bandiera con l’aquila araldica su sfondo blu. Bandiera sequestrata dalla polizia all’ingresso dello stadio e tanti saluti. Ancor più valore acquista allora il traguardo raggiunto dai sardi, che hanno cantato “Procurade ‘e Moderare” con la mano sul cuore sventolando i quattro mori senza alcuna limitazione di sorta. Senza tener conto della limitazione mentale di qualche “tifoso” con le idee un po’ confuse, e che sicuramente non tarderà a ripresentarsi in futuro.
Enrico Zanda