Il mercato del Cagliari si è chiuso con le cessioni e nessun acquisto dell’ultim’ora dopo che, nelle settimane centrali, non erano mancati i botti e acquisti di rilievo.
Gli infortuni di Cragno prima e Pavoletti poi hanno condizionato gli ultimi affari, ma la sensazione è che sia mancato lo sprint finale per rendere la rosa perfetta dopo i grandi arrivi dei primi giorni di agosto. L’ambiente aspettava la ciliegina sulla torta da parte di Giulini e Carli alla voce seconda punta, ma alla fine proprio il reparto avanzato è passato in poche ore da un evidente sovrannumero a soli 4 giocatori arruolabili: Simeone, Joao Pedro, Cerri e Ragatzu. Quanto avvenuto nella giornata di lunedì non può e non deve far dimenticare quanto fatto in precedenza e la società, pur se con alcune decisioni criticabili, ha dato in mano a Maran una rosa di tutto rispetto e senza dubbio la migliore dell’era Giulini. Ciò che stona maggiormente è l’abbondanza di elementi a centrocampo a fare da contraltare a una rosa corta in difesa e soprattutto in attacco, così come l’eta media della squadra rimasta sostanzialmente elevata anche per via delle cessioni di gran parte dei giovani: un punto a sfavore di Maran, non di certo famoso per l’utilizzo costante di giocatori con meno esperienza.
TEMPO MALE IMPIEGATO – La sensazione è che Giulini e Carli per raccogliere le occasioni che il mercato ha presentato (Nainggolan) e per chiudere affari inseguiti per troppo tempo (Nández) non abbiano realmente pianificato il mercato guardando all’interezza della squadra, pur se con l’alibi di due infortuni, Cragno e Pavoletti, che hanno giocoforza scombinato il piano degli ultimi giorni. Un centrocampo di lusso che parte da Rog e arriva fino al rientrante Castro, passando per i vari Cigarini, Oliva, Nández, Nainggolan, Ionita, Birsa, senza dimenticare Faragò e Deiola, rimasto alla fine in rossoblù, ma anche una difesa che perso Romagna (ceduto per esigenze di bilancio e mai utilizzato con regolarità da Maran) si ritrova con tante incognite fisiche e un reparto sostanzialmente corto. Gli arrivi di Mattiello e Pellegrini, il prestito di Olsen per sostituire Cragno sono movimenti positivi, ma resta l’idea di un’incompiuta. La nota dolente come ormai da troppi anni è l’attacco e l’infortunio di Pavoletti non può essere un alibi, perché ciò che manca non è il suo alter ego: Simeone è acquisto di livello, ma anch’egli in cerca di riscatto, Cerri deve reagire con forza alle critiche e rispondere sul campo ai fischi preventivi.
RESTA IL BUCO SECONDA PUNTA – Il problema nasce alla voce seconda punta con Joao Pedro in cerca della definitiva consacrazione in un ruolo per lui nuovo e Ragatzu come unico rincalzo: senza nulla togliere al non più giovanissimo talento quartese, la cui tecnica non può essere messa in discussione, ancora una volta l’attacco vive sulle spalle di scommesse e non di giocatori pronti. Incomprensibile, se non per qualcosa successa nelle segrete stanze dello spogliatoio, la cessione in prestito di Despodov, non tanto per le qualità del giocatore che nel bene e nel male non sono note causa il poco utilizzo, ma per una mera questione numerica. Se Han alla Juve copre come Romagna esigenze di bilancio, il bulgaro è stato ceduto in prestito gratuito e avrebbe probabilmente fatto comodo nel lungo termine vista la penuria di punte in rosa: torna così a bomba il discorso relativo ai giovani e a Maran e se tre indizi fanno una prova appare evidente l’idiosincrasia del tecnico trentino verso i ragazzi meno esperti, ai quali si può aggiungere il misterioso Oliva.
CARLI, SERVIVA DI PIÙ – Infine il diesse Marcello Carli, attore non protagonista di questa sessione e che ha lasciato il campo spesso al presidente: da lui ci si aspettava almeno la firma su alcune cessioni, ma alla fine sono stati più i prestiti, gratuiti o giù di lì, che gli effettivi guadagni per le casse rossoblù. Forse Carli rappresenta la delusione maggiore, da lui si attendeva onestamente di più. Il mercato ha avuto sì dei limiti chiari, ma questi non possono essere una scusa per non migliorare quanto visto l’anno scorso e in questo primissimo scorcio di stagione. L’anno del centenario avrebbe meritato una sessione perfetta, ma soprattutto meriterà un Cagliari che faccia divertire e non deluda: tocca a Maran far sì che questo diventi realtà, al contrario la sua panchina potrebbe traballare prima del previsto.
Matteo Zizola