Tre grandi passioni: il mare, la famiglia e il calcio, più nello specifico la Torres. Una giocatore che a Sassari ha mosso i suoi primi passi da professionista con il suo fratello gemello Marco sempre al suo fianco. Vanni Sanna andò a bussare alla porta dei suoi genitori per portarlo a Sassari e strapparlo al Torino. Si tratta di Mario Piga, centrocampista che in maglia rossoblù calcisticamente è nato, cresciuto e per cui a 33 anni ha rifiutato un’offerta triennale dal Bari, ai tempi in Serie B, per fare ritorno alla Torres con l’obiettivo di portarla in Serie C1. Tra le tante maglie vestite come quelle di Lazio e Avellino in Serie A, la prima che ha indossato, dopo quella dei rossoblù, nel 1975 è stata quella della Lucchese, prossima avversaria di Scotto e compagni in campionato.
Mario Piga, quando ancora era giovanissimo è passato dalla Torres alla Lucchese. Due squadre che hanno dato il La alla sua carriera e che domani si affronteranno. Che partita e che Torres si aspetta?
“Domani mi aspetto una partita difficile, anche se è impossibile prevedere quello che può accadere in una gara di Serie C. Servirà dimostrare da subito che tutto ciò che si è fatto non conta niente e che si è capito che ora serve guardare al futuro. In queste ultime partite si sono persi punti importanti e la Carrarese, a cinque lunghezze di distanza da Scotto e compagni, inizia ad avvicinarsi. Il primo posto ormai è andato, però è necessario arrivare secondi o terzi. Ora la Torres ci deve dimostrare che è all’altezza di conquistare quelle posizioni. Con mio fratello Marco stiamo seguendo tanto la Torres perché, insieme all’Avellino, è la squadra del nostro cuore. I rossoblù ci hanno dato la possibilità di metterci in mostra e di andare a giocare in continente. Il nostro sogno è quello di vederla in Serie B, Sassari si merita questa categoria. Come dimostrato anche nell’ultima partita casalinga, quando Poli della Juventus si è infortunato ed è uscito in barella, tutta la tribuna lo ha applaudito. Questo è un grande gesto. Giocare contro una squadra brava e di qualità come la Juventus non è semplice, è la formazione migliore che ho visto al Vanni Sanna in questa stagione. Adesso purtroppo la realtà ci dice che qualcosa di negativo sta succedendo, i rossoblù hanno mollato un pochettino a livello psicologico e mentale. Però c’è anche da considerare che il girone di ritorno è un campionato differente, con tutte le squadre che giocano per conquistare il proprio obiettivo”.
Nel calcio ci sono i momenti in cui tutto gira storto, in cui il pallone sembra pesare un macigno e in cui gambe e testa non vanno allo stesso ritmo. Quando si vivono questi periodi come si superano? Cosa serve alla Torres per ritrovare la strada giusta?
“La Torres deve capire che dopo aver fatto un film da protagonista nei primi tre mesi di campionato, deve ripartire. Ora serve solo vincere: non importa come il successo si ottiene, se facendo un bel gioco o senza meritarlo, in questo momento per ripartire conta solo conquistare i tre punti. In queste situazioni si tratta di trovare la maturità nel saper andare oltre le giornate no. Quando si è sull’1-0 il risultato va difeso con le unghie e con i denti e bisogna puntare a chiudere la partita. Un esempio è il derby contro l’Olbia a Sassari, il più brutto secondo me visto finora. La Torres doveva vincere e lo ha fatto, ma non mi è piaciuto che non abbia chiuso la partita. Può capitare qualsiasi cosa, un rigore contro, un guizzo dell’ultimo minuto di un avversario. Tutto può accadere, nonostante l’Olbia fosse scesa in campo in maniera arrendevole, senza mai affondare in avanti. Mi è dispiaciuto molto vedere i bianchi così, quella dei galluresi è una maglia gloriosa. Con mio fratello Marco, quando avevamo 12 anni, non vedevamo l’ora di andare allo stadio per vedere l’Olbia. Giocare contro i bianchi non era mai semplice, una squadra che può vantare di avere avuto tra le sue fila calciatori del calibro di Noccioli, Bettella, Caocci, Giagnoni, Marongiu, Farina o Truddaiu per citarne alcuni. Calciatori che quando sono scesi in campo hanno fatto tremare società più blasonate. Mi è dispiaciuto molto aver visto l’Olbia in quello stato a Sassari. Non si scende in campo per giocare così”.
Dai rossoblù era lecito immaginarsi un calo dopo un girone di andata dir poco straordinario. Si aspettava un cambiamento di rendimento così drastico?
“Non mi aspettavo un calo così drastico, però c’è da dire che ancora la panchina è da scoprire. La Torres ha vinto le partite non perché metteva velocità in campo, ma perché proponeva un calcio di grande qualità. Le triangolazioni e gli scambi di Ruocco e Scotto erano una meraviglia. Il tutto reso possibile grazie a una difesa solida, con Antonelli che per me è il migliore dei tre dietro. Domenica contro la Juventus la Torres ha deluso, ci sono vari giocatori che devono dare delle risposte. Vero anche che ci sono stati tanti cambiamenti rispetto all’ultima gara con Greco che ha inserito dal primo minuto giocatori che hanno avuto poco spazio in passato come Nunziatini o lo stesso Goglino che ha dato dimostrazione di poter essere più un’arma a gara in corso che una pedina su cui puntare dall’inizio. In questo momento dare spazio dal primo minuto a chi da titolare non ha avuto possibilità in campionato può essere controproducente, anche se, considerati i tanti appuntamenti a stretto giro che dovrà affrontare in questa settimana la Torres, era una scelta comprensibile. I segnali di calo si erano già visti da un mese e mezzo a questa parte e nelle ultime tre gare si sono palesati in maniera evidente. Subire 9 gol in 3 partite, considerando quanto è offensiva la squadra, è lecito perché non vengono schierati degli incontristi a metà campo. Giorico è un costruttore di gioco, Mastinu lo stesso ha grandissima qualità. Forse in un momento delicato come questo è lecito capire come affrontare il girone di ritorno. Quando cambiano le necessità delle varie squadre che si incontrano, serve avere più muscoli a centrocampo”.
A Lucca lei ha trascorso due stagioni dal 1975 al 1977, che piazza è quella rossonera e che clima ci sarà allo stadio?
“A Lucca sono stati due anni bellissimi, è una piazza eccezionale. Per me e mio fratello Marco, Lucca è stata la città della consacrazione e della conferma di quanto di buono fatto alla Torres. I tifosi toscani hanno grande voglia di rivalsa dopo le delusioni subite negli ultimi 15 anni, questo potrebbe essere un fattore determinante considerando anche il risultato della gara d’andata”.
Lei ha fatto della rapidità e della qualità un suo punto di forza, sulle spalle ha portato a lungo la maglia numero 10, la stessa che oggi indossa Ruocco. Può essere lui l’uomo della rinascita dei rossoblù e, secondo lei, è già pronto per il salto di categoria?
“Ruocco ha ancora tanto margine di crescita, è un calciatore dotato di dribbling secco e di tecnica. Con le dovute proporzioni, mi ricorda Zola. Secondo me se riuscisse a trovare maggiore continuità all’interno della gara, potrebbe essere pronto per partecipare a campionati superiori. Lui è un giocatore che per la seconda parte di stagione si potrà rivelare determinante. Ma come lui anche capitan Scotto o lo stesso Fischnaller, che per me è un giocatore fortissimo. L’attaccante altoatesino è uno degli intoccabili di questa Torres”.
Cosa si aspetta dalla Torres in vista di questa seconda parte della stagione?
“Ora serve capire che questo girone di ritorno sarà tutta un’altra storia. In questo sarà fondamentale il lavoro dell’allenatore, ma anche di chi gli sta vicino. Per fare un esempio, quando ai miei tempi, l’anno in cui conquistammo la promozione in Serie C1 con Bebo Leonardi in panchina, lui all’interno dello spogliatoio e della dirigenza aveva dei consiglieri e delle figure con cui rapportarsi. Uno di questi ero io. Fui io a consigliargli di dare maggiore spazio a Zola al suo primo anno a Sassari. Una volta andai nel suo ufficio e gli dissi di dare buttare nella mischia da titolare Gianfranco, che aveva un grandissimo talento e che ci poteva far fare il salto di qualità in campo per puntare alla promozione. E questo per citarne solo uno di vari episodi. È molto utile a un allenatore una figura che possa contribuire in questo senso. Secondo me il presidente Stefano Udassi, potrebbe essere la persona giusta. Lui conosce benissimo cosa vuol dire indossare la maglia della Torres e sa cosa vuol dire giocare per una piazza come Sassari. Non tanto nel dare consigli all’allenatore da un punto di vista tattico, ma più che altro nell’essere per lui un punto di riferimento su cui fare affidamento”.
Andrea Olmeo