Il Cagliari sembrava virtualmente salvo prima del trittico di sconfitte appena patite e ora, a due giornate dal termine, si ritrova improvvisamente invischiato nella lotta salvezza.
L’anno scorso i rossoblù targati Lopez a due gare dalla fine erano in piena zona rossa, prima di chiudere il campionato con la vittoria di Firenze e quella casalinga contro l’Atalanta, sei punti che permisero di staccare le avversarie e garantirsi la permanenza nella massima serie. El Jefe, anche per via degli infortuni nel reparto arretrato, riuscì a uscire dal baratro grazie anche al passaggio da tre a quattro nella linea difensiva, cambio che diede nuove certezze alla squadra e che invertì la tendenza di un gioco ormai troppo prevedibile. Il resto lo fece il carattere di chi scese in campo, con i giocatori stimolati dal pericolo dopo mesi di apparente tranquillità e remi tirati in barca troppo presto. Maran così potrebbe allo stesso modo modificare il canovaccio tattico, cercando di ovviare alla mediocrità del gioco e alle assenze a centrocampo: per far ciò accantonare il rombo sembrerebbe la migliore soluzione percorribile, con un classico 4-4-2 che toglierebbe compiti eccessivi alle mezzali e coprirebbe gli esterni, liberando peraltro Barella dal portare la croce mentre prova a cantare. Non è da escludere nemmeno che Maran possa invertire quanto fatto da Lopez la passata stagione e cambiare non solo la disposizione in mezzo, ma anche quella del comparto arretrato: il passaggio dalla difesa a 4 a quella a 3 potrebbe essere dettato dalla quantità di elementi a disposizione nei due reparti, un trio con Klavan, Ceppitelli e uno fra Romagna e Pisacane (o tutti e due, se il capitano non dovesse recuperare) non appare utopia.
Un cambio che nella testa del tecnico potrebbe fare capolino in questi giorni con la trasferta di Genova da preparare, ma che forse non si limiterebbe alla sola modifica tattica. La povertà tecnica del centrocampo, con Deiola e Padoin a supporto di regista e trequartista, la poca grinta e tenuta atletica di Cigarini e Joao Pedro, le difficoltà di Cacciatore, i pochi rifornimenti per Pavoletti: tutti elementi ai quali ovviare non solo piazzando le pedine diversamente sullo scacchiere, ma anche scegliendo quelle che diano maggiori garanzie fisiche e mentali. L’accantonamento di Cerri in favore di Joao Pedro, nonostante la buona prova del centravanti di scorta contro il Napoli, è risultato abbastanza incomprensibile: con due uomini per fascia in un classico 4-4-2 potrebbero aumentare i cross e dunque risultare utile una seconda torre che liberi Pavoletti da un controllo totale degli avversari, così come con il 3-5-2 gli esterni sarebbero maggiormente protetti dalla difesa e più portati alla spinta. Bradaric, entrato in corsa contro la Lazio, potrebbe essere rilanciato in mezzo al campo al posto di Cigarini, con il rinnovo ancora congelato e una condizione fisica apparsa deficitaria sabato scorso. Srna, grazie all’aiuto di un compagno in fase difensiva, sarebbe messo in condizione di poter spingere maggiormente e fornire palloni importanti per la testa del cannoniere rossoblù.
Un pareggio garantirebbe la salvezza matematica, ma scendere in campo con l’obiettivo del compitino porterebbe con sé il rischio di un’ulteriore sconfitta che aggiungerebbe alla mediocrità il panico di un’ultima giornata da vivere con il fiato sospeso. Maran ha 180 minuti per dimostrare a un ambiente nuovamente depresso di meritarsi il rinnovo già in tasca, ma già i primi 90 del rush finale sono diventati decisivi per cancellare, almeno in parte, i dubbi leciti di una piazza stanca di vivere alla giornata.
Matteo Zizola