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L’OPINIONE | Un albero per Maran

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Dopo le prime due giornate, il Cagliari è già a un bivio: i ko casalinghi contro Brescia e Inter hanno generato diversi interrogativi sulla gestione tattica. Serve una svolta in casa rossoblù?

Fare di necessità virtù. Passa da questa massima gran parte del futuro del Cagliari e di Maran stesso. Sembrano trascorsi anni luce dal prepartita di Cagliari-Brescia. Entusiasmo alle stelle, mercato mai visto a queste latitudini. “Stavolta tutta l’Italia calcistica si accorgerà di noi”, pensava la maggior parte dei tifosi con gli occhi sognanti. Erano i tempi in cui si chiedeva alla società un ultimo sforzo, quella seconda punta da affiancare a Pavoletti a completare la campagna acquisti perfetta. Quattordici giorni più tardi e due sconfitte dopo, l’entusiasmo è tornato sotto i tacchi.

QUALCOSA NON VA – Il calcio non è mai una scienza esatta, e le variabili in grado di far svoltare la situazione in positivo o in negativo sono innumerevoli. Una di queste, purtroppo incontrollabile, è stata il fato: gli infortuni di lungo corso di due pilastri come Cragno e Pavoletti sono mera sfortuna. Altre due variabili, invece più che controllabili, sono state la chiusura della campagna acquisti e la gestione tattica del mister. Purtroppo entrambe hanno prodotto la situazione attuale, volgendo in negativo. Il Cagliari ha terminato il mercato con una rosa monca, tanto abbondante alla voce centrocampisti e trequartisti, quanto deficitaria in attacco. Maran, dal canto suo, è entrato in confusione e tra scelte cervellotiche (vedi le posizioni di Nainggolan e Nandez), difficoltà nel leggere con prontezza la partita in corso d’opera (vedi Brescia) unite a un eccessivo difensivismo – il tecnico trentino ha parlato di prova positiva contro l’Inter, ma l’unico merito è stato riuscire a far giocare male l’avversario piuttosto che proporre: un po’ pochino, con cotanto centrocampo – ha mostrato tutti i difetti già palesati nella stagione passata.

CAMBIO MODULO – Come ripartire quindi, come ricreare entusiasmo? Solo grazie alla mano di un allenatore in grado di tirare fuori il massimo dalle caratteristiche degli uomini a disposizione. Maran o chi per lui, qualora la società rossoblù decidesse di cambiare. Il Cagliari è questo e lo sarà almeno fino a gennaio, ma dopo sole due partite si è già a un bivio. Potrebbe, in tal senso, essere produttivo il passaggio al cosiddetto Albero di natale: un 4-3-2-1 con Nainggolan riportato nella posizione di trequartista e Castro al suo fianco. Cigarini (oppure Oliva) in cabina di regia, con Rog e Nandez mezze ali. Il posto da centravanti, ovviamente, sarebbe per Simeone, ma lo stesso Joao Pedro potrebbe svolgere quel ruolo con profitto.

JP E CERRI, RISORSE TATTICHE – Da sempre vittima di un equivoco tattico che ha portato a valutarne la cessione in estate (senza eccessivi rimpianti da parte della piazza), il brasiliano potrebbe trovare una seconda giovinezza cagliaritana reinventato come centravanti atipico. Questo darebbe due vantaggi: qualora si propendesse per uno schieramento più offensivo sarebbe il partner ideale di Simeone (invece più adatto al ruolo di seconda punta che attacca la profondità, grazie anche all’ottima velocità), con JP schierato in luogo ora di Castro, ora di Nainggolan. Oppure potrebbe divenirne la prima alternativa in panchina, sgravando di eccessive responsabilità l’altro centravanti in dote, alle prese con una situazione psicologicamente complicata. Il riferimento è ovviamente a quell’Alberto Cerri divenuto bersaglio preferito dei tifosi, come se fosse il principale responsabile dei mali della squadra. Un giochino cui, per inciso, non ci prestiamo: il ragazzo merita di essere sostenuto e di avere altre chance, senza essere fischiato preventivamente. Recuperarlo con calma e serenità conviene proprio a tutti. L’ultimo attaccante in lista è così il redivivo Ragatzu, che reciterebbe il ruolo di comprimario anziché quello di salvatore della patria che, onestamente, pare eccessivo e, soprattutto, ingeneroso nei suoi confronti.

Sono tante le virtù che Maran dovrà trovare sotto l’albero di natale in pieno settembre. E, dato che non è proprio periodo di strenne e regali, riuscirci sarebbe un bel paradosso. Un paradosso assolutamente possibile, però.

Mirko Trudu