Lunga intervista con il mister del Muravera, reduce dal pareggio interno contro l’Anagni: tra obiettivi stagionali, sogni e un parere sul calcio sardo di Serie D e non solo.
L’amore per il calcio, la crescita dei giovani e la lotta a denti stretti per raggiungere gli obiettivi prefissati. Questi sono i principi di Francesco Loi, tecnico del Muravera, che abbiamo contattato per una piacevole chiacchierata sulla stagione in corso.
Mister, partiamo dalle prime impressioni di questo inizio di campionato. Che momento sta vivendo il suo Muravera?
Il campionato sta dimostrando tutte quelle che sono le difficoltà per noi sarde in generale, e in particolar modo per una neopromossa come noi. Per me si tratta del terzo campionato di serie D che affronto e posso dire che si tratta del più competitivo, equilibrato e molto livellato verso l’alto.
Qual è l’obiettivo immediato del Muravera?
Cercare di tenere a tutti i costi la categoria, sapendo che dovremmo lottare parecchio per farlo. Siamo una neopromossa, ci confrontiamo con realtà che a livello numerico sono molto distanti da noi, basti pensare a realtà come Latina (oltre 126 mila abitanti) e Portici (più di 50 mila abitanti), che hanno numeri diversi, veri e propri colossi rispetto a noi. Per noi è un grandissimo orgoglio esserci, perché la squadra è stata pensata per mettere un minimo di radici nella categoria e costruita con una base sarda molto forte, soprattutto tra i giovani. Se pensiamo che domenica hanno giocato un 2000, due 2001 e un 2002 tutti sardi: vuol dire che stiamo cercando di lavorare e valorizzare sui giovani che ci offre la Sardegna. Stiamo dando la possibilità a ragazzi che non ne avrebbero mai avuto nel proprio paese di esprimersi in un campionato nazionale, facendo vedere che anche in Sardegna c’è qualche giovane che merita attenzione da parte di squadre professionistiche.
Nel medio-lungo termine in Sardegna c’è spazio per sognare qualcosa di più, stile Lanusei lo scorso anno?
In Serie D bisogna essere molto concreti e lucidi, nel senso che i centri che possono ambire a un campionato professionistico sono davvero pochi: Cagliari, che ha già una squadra, Olbia, che ha già una squadra, e Sassari che potrebbe reggere il professionismo con le sue due realtà, Latte Dolce e Sassari, entrambe sono strutturate per poter fare un campionato professionistico. Il Latte Dolce ha una struttura societaria e tecnica molto importante, penso che quest’anno lotterà fino all’ultimo minuto per la promozione in serie C. La Torres è una piazza storica importantissima, con un seguito molto importante tra i dilettanti e per questo ha le potenzialità per fare il professionismo.
Come vede le altre squadre isolane? Iniziamo proprio da una delle sassaresi, il Latte Dolce.
Sono partiti con il proposito di fare un campionato di altissima classifica. Lo dimostrano sia investimenti che organizzazione: parliamo di una società consolidata negli ultimi cinque anni e delle basi molto importanti, un progetto tecnico guidato da Stefano Udassi, un allenatore giovane e di grande spessore, con tanta ambizione e molto preparato. È una squadra che obiettivamente ha degli elementi di categoria superiore, l’unica che può contendere il primo posto alla Turris.
Lanusei e Torres?
Per quanto riguarda il Lanusei ha una struttura consolidata e organizzata, un gran pubblico, un’organizzazione definitiva, un ottimo allenatore e farà un gran campionato anche quest’anno. La Torres dalla sua ha la piazza, un allenatore che fa giocare bene una squadra molto equilibrata e costruita bene, che secondo me farà un gran campionato. Penso che l’obiettivo sarà centrare il quarto o quinto posto.
Un pensiero su Budoni e Arzachena.
Budoni e Arzachena, come il mio Muravera, dovranno soffrire fino all’ultima giornata per guadagnare una salvezza non semplice. I galluresi hanno una proprietà importante che però è partita molto in ritardo e recuperare terreno non è mai semplice, per quanto il mio collega Giorico sia uno che conosce bene la categoria. Il Budoni ha accumulato esperienza in Serie D e sa come si affronta questo genere di campionato.
Per il Muravera qual è lo step ideale?
Dobbiamo pensare a salvarci, per noi tenere la categoria vale quanto un posto in Champions League per il Cagliari. È un lusso. Dobbiamo programmare bene e mettere le giuste basi, poi nel calcio può succedere di tutto: quest’anno siamo una neopromossa e stiamo cercando di trovare gli equilibri. Se poi un giorno si creassero dei presupposti diversi si vedrà, ma per me è molto prematuro poterlo anche solo pensarlo. Dovremo costruirci il futuro basandoci solo ed esclusivamente su ciò che ci dirà il campo, domenica per domenica, consapevoli che siamo gli ultimi arrivati e che dovremmo scalare sei posizioni per stare in categoria. Stiamo mettendo le basi per farlo. Sono molto contento della squadra, per cui finora non siamo stati inferiori a nessuno. I risultati non hanno premiato quanto fatto in campo ma il calcio è questo, e dobbiamo andare avanti a testa alta credendo in quel che stiamo facendo. Siamo cresciuti tanto in un anno e mezzo. Ricordiamoci che tre anni fa il Muravera si è salvato in Eccellenza alla penultima giornata mentre quest’anno fa la Serie D, che sembra quasi un altro sport.
Tra i suoi chi la sta impressionando e come si gestisce il turnover con così tanti attaccanti forti?
Intanto spero di poterlo fare per scelte tecniche e non per via dei tanti infortuni, purtroppo dovuti a traumi. Di base lo gestisco come ho sempre fatto: dando spazio a chi dimostra in settimana e fa la differenza la domenica quando viene chiamato in causa, ma con grande serenità di spogliatoio. Abbiamo un attacco esperto, che va però bilanciato con gli under che devono stare in campo. Quando saremo al completo potremo fare bene, ma finora abbiamo giocato 5 partite su 6 in inferiorità numerica dal primo tempo, quindi ci siamo potuti esprimere poco anche a livello di squadra. Stiamo ancora lavorando per arrivare alla quadratura del cerchio. Ci sono comunque dei giocatori che mi hanno stupito, prevalentemente i giovani.
Ci faccia qualche esempio.
Tommaso Spanu, un 2002 reduce da un campionato Allievi, che ha giocato sei partite da titolare risultando sempre tra i migliori in campo: è di Gergei ed è in prestito dal Cagliari, per farlo crescere e diventare più maturo. Come lui Nicola Mereu, di Villagrande, che ha giocato in Prima Categoria l’anno scorso e ha già fatto tre partite da titolare in D. Poi Matteo Vinci, che si è affacciato un anno fa in Eccellenza e quest’anno gioca. Sono veramente tanti i ragazzi in rampa di lancio, tra cui molti 2002 quasi pronti, come Elias Atzori e Stefano Lampis: ragazzi sardi provenienti dai settori giovanili con tanta qualità, di cui magari si sentirà parlare più avanti.
Avete sfidato il Cagliari in amichevole, che idea si è fatto?
Quella di Maran è una squadra quadrata, costruita molto bene, alle prese con l’infortunio di Pavoletti che per me era fondamentale. L’acquisto di Simeone, un centrocampo fortissimo, una difesa che ha trovato un suo equilibrio e sa soffrire testimoniano come il Cagliari possa lottare per una posizione in alto, come l’Europa League perché ha un gran gioco e una squadra che ha fame, specie quella dei giovani interessanti che hanno voglia di mettersi in evidenza come Pinna, Rog, lo stesso Simeone. Questo rappresenta il valore aggiunto e porterà a fare il campionato migliore degli ultimi dieci anni.
Qual è il sogno nel cassetto di mister Loi?
Continuare a divertirmi come ho sempre fatto, perché il calcio è un divertimento. Ma soprattutto è continuare a vedere i ragazzi che fanno parte della mia squadra che, a loro volta, si divertono perché vuol dire che stiamo raggiungendo l’obiettivo del calcio. Con tanta serietà e organizzazione, unite alla voglia di divertirci, possiamo toglierci molte soddisfazioni.
Matteo Piano