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L’EDITORIALE | Non chiamateci razzisti

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“Escludete il Cagliari dalla Serie A”. “Spero che il Cagliari possa sprofondare in Serie B, perché questo sì merita un pubblico razzista”.

Eto’o, 2010. Muntari, 2017. Matuidi, 2018. Kean-Matuidi, 2019. Lukaku, 2019. Quella del Cagliari è una tifoseria razzista? La risposta è NO. Non tutta, quantomeno. Anzi, una minima parte. E i video pubblicati sui social, che stanno facendo il giro del mondo, testimoniano proprio questo. Però, allo stesso tempo, non si può non sottolineare il pericoloso ripetersi di questa sciagurata moda di offendere alcuni calciatori di colore – soprattutto chi milita in una big – quando questi vengono a giocare a Cagliari. Gli ululati a mo’ di verso scimmiesco (impossibile non farci caso rivedendo le immagini) ci sono eccome, sebbene chi scrive queste righe non li abbia sentiti, dalla postazione in tribuna stampa. Così come ammesso anche da Antonio Conte, tecnico nerazzurro, che ha detto di essere stato “preso dal gioco” e di non aver udito nulla. In attesa di conoscere la posizione ufficiale del club rossoblù ed eventualmente quella della Lega di Serie A, resta l’interrogativo principale: perché ormai da tre anni a Cagliari si registra almeno un episodio controverso, per utilizzare un eufemismo? Cosa spinge una parte della tifoseria a questo tipo di comportamenti?

Difficile spiegarlo, specie se si pensa che nella serata di ieri c’è stato spazio per la presenza di Bebe Vio, oltre al ritorno tra gli applausi scroscianti di quasi tutto lo stadio di Nicolò Barella, enfant du pays e, se vogliamo, artefice con la sua cessione della massiccia campagna acquisti che ha portato in rossoblù i vari Nandez, Rog, Simeone, Olsen e, soprattutto, Nainggolan. Il campionato è iniziato da soli due turni, eppure in casa Cagliari ha già dato diverse indicazioni, di cui si dovrebbero riempire le pagine dei vari media. Invece siamo qui a parlare, ancora una volta, di un episodio negativo che poco o nulla ha a che fare con lo sport. Su Twitter la parola “Cagliari” è diventata presto un trend topic, con tanti tweet in arrivo soprattutto dall’Inghilterra, paese da cui arriva Lukaku (ex Manchester United e, ancora prima, Chelsea ed Everton) che augurano la peggior sorte sportiva possibile al club rossoblù. In una spirale di “odio-chiama-odio” che non fa bene a nessuno, men che mai a una realtà che ha vissuto un’estate inusuale dal punto di vista del mercato, con nomi difficilmente paragonabili a quelli visti negli ultimi anni in rossoblù, arrivati per festeggiare al meglio i due appuntamenti del 2020, i cento anni dalla fondazione e i cinquanta dallo scudetto.

Ora, più che mai, si devono isolare gli autori di questi gesti senza giustificazione, per evitare di cadere nella tentazione di stereotipare la tifoseria rossoblù. I veri, sani sostenitori del Cagliari, quelli che ieri hanno riempito la Sardegna Arena in ogni ordine di posti meritano ben altra considerazione. Anche da parte di noi media, sempre pronti a puntare il dito contro. 

Francesco Aresu