Le nostre valutazioni sui rossoblù di Mazzarri dopo l’anticipo della settima giornata di Serie A alla Unipol Domus tra il Cagliari e il Venezia di Paolo Zanetti.
Cragno 5,5: fa da spettatore a lungo, poi si fa aiutare dal palo nell’unica incursione del Venezia del primo tempo. Nella ripresa è indeciso in alcune occasioni e soprattutto in difetto di precisione con i piedi.
Caceres 7: basterebbe l’assist al bacio con quel cross morbido per Keita a certificare la sua prestazione, ma non contento aggiunge solidità difensiva non perdendo alcun duello sulla sua zona. Tiene sul pezzo i compagni per tutto l’arco della partita, sfortunato nella deviazione che spiazza Cragno.
Godin 6,5: dirige con calma olimpica concedendosi il lusso anche di uscite palla al piede. Sovrasta Okereke dimenticando l’incubo Osimhen e la trasferta difficile di Napoli. Anche con Henry in campo il copione non cambia.
Carboni 6,5: l’intervento a fine primo tempo è annullato dal fuorigioco, per il resto tiene bene la propria zona anche se difetta in due aspetti. In primis i lanci imprecisi, poi in alcune uscite dalla linea fuori tempo che potrebbero costare come in altre occasioni. Resta una prestazione più che sufficiente.
Dall’87’ Altare 5: esordio in Serie A, prende il posto di Carboni infortunato al tramonto della gara. Ha responsabilità sul gol quando lascia davvero troppo spazio a Forte nello scambio con Heymans
Lykogiannis 6: non deve faticare in difesa, si vede a tratti in avanti. Solido e senza sbavature, potrebbe far meglio sui tiri da fermo che calcia.
Deiola 6: riscatta le difficoltà delle ultime due partite con tanto filtro, altrettanta corsa e una certa pulizia nei passaggi che era mancata nelle scorse gare. Prova anche la conclusione, ma senza grande fortuna. Esce dopo un errore nella propria area che nasce dalla stanchezza dopo tanta corsa.
Dal 72′ Zappa 5,5: il simbolo dei suoi minuti è in quel tiro sbilenco dal limite. Non aggiunge nulla alla squadra, anzi.
Strootman 6,5: la gamba non è quella dei tempi migliori, la testa e il senso tattico però sono innati. Compensa così con l’esperienza una condizione ancora non ottimale, pulendo e centrifugando.
Dall’87’ Grassi 5: impreciso, lascia andare Heymans sull’azione del pareggio. Lui, appena entrato, non dovrebbe farsi scappare l’uomo, invece lo vede passare e non fa nulla per interromperne la verticale.
Nandez 6,5: ingaggia il duello più interessante della gara con Mazzocchi senza riuscire quasi mai a superare l’avversario. Il giallo al 22′ pesa, resta però l’apporto sul gol di Keita. Cresce alla distanza, soprattutto quando passato a sinistra può tagliare centralmente.
Marin 7: è la miccia che accende il Cagliari. Il faro che illumina il gioco. Rompe e cuce, i suoi strappi con quella corsa che sembra lenta ma lenta non è creano tutti i pericoli per il Venezia. Il gol nasce da un suo recupero, prova anche a fare da sé ma lo ferma il palo. Ripresa più di sacrificio e infatti la squadra gira meno.
Joao Pedro 5,5: gioca una gara più tattica che tecnica, più di supporto che di chiusura. Non terminale offensivo, ma spalla esterna libera di accentrarsi. Si vede però poco, non tira mai e pur se prezioso risulta fuori dalla partita per lunghi tratti.
Keita 6,5: ha un’occasione e la sfrutta con un colpo di testa chirurgico. Punta in una sorta di 4-2-3-1 duttile, prova a dare profondità riuscendo in parte nel compito. Esce dopo aver fallito il due a zero arrivando in ritardo sul cross di Nandez.
Dal 66′ Pavoletti 6: tra i subentrati è quello che dimostra di esserci soprattutto mentalmente. Fa il lavoro richiesto, tra sponde, spizzate, palloni tenuti e duelli aerei vinti.
Mazzarri 6: i cambi finali gli rovinano una gara nella quale si sono viste anche buone cose. Il lavoro mentale da fare però è enorme, la squadra si abbassa troppo nella ripresa e il gol diventa una conseguenza anche logica. C’è poi l’aspetto fisico, ancora una volta determinante nell’ultima mezz’ora. Ora la sosta, poi gli alibi saranno finiti e dovrà vedersi un minimo la sua mano. Intanto la vittoria manca ancora, non un bell’approccio al lavoro da svolgere.
Matteo Zizola