I nostri giudizi sulla partita persa dal Cagliari contro il Benevento.
Cragno 6: evita lo svantaggio con il doppio intervento su Sau e Lapadula e conseguente aiuto del VAR, poi può poco sui due gol avversari. Salva anche il possibile 1 a 3 in uscita su Caprari. Unico appunto, dovrebbe stare più alto quando la difesa sale.
Zappa 3: si dice che conta poco il saper difendere quando si è decisivi in fase di spinta come accade con Hakimi e Hernandez. Nel suo caso è davvero deficitario dietro e in appoggio senza dare alcun apporto in attacco. Male.
Walukiewicz 2: se il suo sogno è giocare nei top club europei è bene che prima si svegli. Si fa uccellare sistematicamente dai palloni verticali e conseguenti tagli di Sau e Insigne, è colpevole su entrambi i gol e in tutte le occasioni del Benevento ci mette lo zampino. Tornare sulla terra è doveroso.
Ceppitelli 3,5: definito fondamentale dal patron, al momento lo è principalmente nel rallentare la fase di costruzione. Dà sempre la sensazione di poter crollare da un momento all’altro anche difensivamente. Esce per l’ennesimo infortunio muscolare. (dal 77′ Pisacane SV: mette le valigie da parte e con il classico spirito di servizio entra a dare la sua mano. Il suo ingresso è sintomatico della confusione a tutti i livelli, società, allenatore, squadra)
Tripaldelli 4: ogni tanto spinge, ma senza incidere al cross. Mezzo punto in meno per la facilità con cui lascia crossare gli avversari in occasione dell’1 a 2.
(dal 68′ Simeone 4: se non ci fosse il tabellino nessuno saprebbe del suo ingresso in campo. Unico pallone toccato il tiro telefonato del 96′)
Nández 3: uno dei pochissimi a mettere grinta e gamba, anche se alla fine viene trascinato anche lui dal tracollo collettivo fino alla follia finale con cui si becca il rosso. Frustrazione totale, troppi ruoli (anche terzino sx) e la testa non regge.
Marin 4,5: parte bene, poi piano piano si dissolve. È anche vero che con un Ceppitelli che perde sistematicamente il tempo di gioco non è facile fare da regista. Ci mette impegno fino alla fine, ma è davvero troppo poco.
Caligara 3: è difficile cercare di non mettere il dito nella piaga, ma la verità è che parte già con un cartellino pesante che lo limita oltre i suoi stessi limiti. Inesistente in fase di filtro, tecnicamente inadeguato in costruzione. Esce all’intervallo e chissà, forse definitivamente. (dal 46′ Sottil 4,5: parte con buona verve e poi si spegne soffocato dalla sua stessa evanescenza. Almeno però impegna Montipò)
Nainggolan 6: lui l’anima la mette in campo, da una sua invenzione nasce l’angolo del vantaggio. Come detto però non può essere la panacea di tutti i mali, Ninja sì, salvatore della patria solitario senza macchia e senza paura no. Cala com’è normale alla distanza. (dall’81’ Pereiro SV: il classico cambio della disperazione e della mancanza di idee)
Joao Pedro 6: un gol di rapina da centravanti quale ormai sembra essere e poi tanta voglia di fare qualcosa per una squadra che non lo segue. Una luce nel buio.
Pavoletti 5: segna subito, ma l’arbitro annulla. Si rifà con l’assist per Joao Pedro. In mezzo lotta, pressa, prova a far salire una squadra che non c’è. Nella ripresa, però, sparisce anche lui.
Di Francesco 3: altro cambio, altro schieramento a specchio, altra delusione. Mancano giocatori, manca carattere, manca fase difensiva, manca un po’ tutto. Essendo il condottiero è il principale responsabile, di fronte il Benevento e non il Napoli a eliminare la forza dell’avversario come mantra. Fatto otto si è fatto nove, e ora? Resilienza è la nuova parola, nessuno l’ha però vista in campo, così come non si sono viste nemmeno le idee oltre l’identità.
Matteo Zizola