I nostri giudizi sul Cagliari che è stato battuto dalla Ternana nell’anticipo del turno infrasettimanale del 16° turno della Serie B.
Radunovic 6: intuisce ma non riesce a fermare il rigore del vantaggio umbro, il resto è ordinaria amministrazione. Una sola piccola sbavatura sul cross di Falletti respinto centralmente con Agazzi che lo grazia.
Zappa 5: spinge poco e quando lo fa difetta in tecnica con errori sia in controllo che al cross. Difensivamente viene sollecitato relativamente, ma quando capita soffre anche in quel caso. Rientro tutt’altro che positivo.
Di Pardo SV: pochi minuti nei quali non ha modo di cambiare le sorti della sfida
Capradossi 6: tiene senza fatica contro un avversario poco propositivo, fa il suo senza che il lavoro sia usurante, anzi.
Obert 4,5: prestazione che sarebbe sufficiente, non fosse per l’ingenuità a inizio gara con quel rigore procurato dal nulla. Troppo importante come errore per non incidere nella valutazione.
Barreca 6: propositivo pur se manca ancora la continuità, ma è dalle sue parti che nascono le situazioni più interessanti nel primo tempo. Sul lungo termine perde in efficacia, è in crescita ma senza avere ancora i 90 minuti.
Deiola 5: si nasconde per gran parte della gara e quando prova a farsi notare lo fa con tiri velleitari o inserimenti poco efficaci. Insomma, il solito apporto di quantità e nemmeno così tanta, anzi.
Viola 4,5: errore in impostazione che porta al rigore, seguito da tanti troppi passaggi nel vuoto e da un ritmo sempre troppo blando. Manca il rigore in movimento che sarebbe valso il pareggio, non compensa con i calci da fermo tutti inesorabilmente corti e fiacchi. Francamente impresentabile, inspiegabile che resti in campo 66 minuti.
Dal 66′ Falco 5,5: non incide, ma di fatto diventa difficile farlo nella confusione tattica nella quale viene buttato senza arte né parte. Nonostante ciò all’ultimo va vicino al gol con azione solitaria, ma non basta.
Makoumbou 6: eleganza a volte fine a se stessa, ma più spesso funzionale. Sbaglia poco o nulla e tecnicamente dà quell’apporto che manca ai compagni di reparto. Uno dei pochi a salvarsi dalla cintola in su.
Kourfalidis 6,5: argento vivo, ha sui piedi le occasioni migliori e non è un caso. Perché corre tanto e soprattutto bene, si inserisce e lotta, altra storia rispetto a compagni più titolati. Difficile ormai pensare a un Cagliari senza di lui.
Dall’84’ Millico SV: simbolo della confusione totale delle scelte. Praticamente fuori dalle gerarchie, entra prima di Pereiro.
Luvumbo 6: quando punta accende, ma poi si perde nel fumo che lui stesso crea con accelerate e sgommate sulla fascia. Troppo distante da Lapadula, a volte egoista, però alla fine è lui che crea qualcosa di diverso. Nella ripresa cambia passo ulteriormente, ma non riesce a salvare la squadra.
Dall’88’ Pereiro SV: evidentemente se entra Millico prima di lui e gli si riservano solo gli ultimissimi minuti in una gara come quella di Terni la sentenza è scritta. L’allenatore non lo vede, inspiegabile in una partita di questo tipo.
Lapadula 5,5: Sorensen lo tiene a bada con una gara da difensore vecchia scuola, lui prova a lottare ma non riesce a tirare fuori dal cilindro la giocata individuale che servirebbe. Poi, all’improvviso, sotto di un gol, viene tolto. Lui, l’attaccante più prolifico. E, giustamente, non la prende benissimo.
Dal 66′ Pavoletti 4,5: stesso discorso di Obert, un errore quello dal dischetto troppo pesante per non incidere nella valutazione. Va detto che il rigorista avrebbe dovuto essere in campo, ma è uscito con il suo ingresso. Dagli undici metri però sbaglia lui e c’è poco da aggiungere.
Liverani 4: giochi contro una squadra in crisi come la tua, ma l’idea è quella che di fronte hai un avversario davanti a te in classifica. La conseguenza è un Cagliari che sì ha tante occasioni, ma manca in qualità laddove conta e grida vendetta quel Kourfalidis sulla trequarti e non in mezzo al campo. Anche oggi si parlerà di episodi, di partita giusta fatta, di sfortuna. La verità è però che tra scelte conservative e cambi che rasentano la follia nei tempi e nelle scelte non si capisce cosa potrebbe ancora tenerlo saldo in panchina.
Matteo Zizola