I nostri giudizi sul Cagliari sceso in campo al Marassi contro il Genoa nell’anticipo dell’ottavo turno del campionato di Serie B.
Radunovic 7: Gudmundsson nel primo tempo e soprattutto Coda due volte nella ripresa, tre interventi fondamentali per il risultato finale. Quando poi sembra battuto è Aramu a salvarlo, segno che è una serata di quelle che girano bene.
Di Pardo 6: primo tempo da incubo, alle prese con un Gudmundsson formato speciale. Cresce come tutta la squadra alla distanza, rendendosi utilissimo in fase avanzata e tenendo il passo in quella di copertura.
Goldaniga 7: giocatore completamente trasformato rispetto a quello visto contro Bari e Venezia. Un muro invalicabile, contiene e anticipa e non si fa dispiacere nemmeno in appoggio.
Altare 7: l’approccio è un proseguimento degli errori dell’ultima sconfitta, poi cresce tenendo a bada il più che temibile Coda. Di testa, accorciando, in recupero: ogni modo è buono per tornare finalmente quello della passata stagione.
Obert 6: tiene la posizione senza mai salire, senza infamia e senza lode fino al black out di fine primo tempo contro un Yalcin sotto tono. Resta sulla stessa linea anche nella ripresa, crescendo in attenzione ma senza incidere mai in spinta. Dall’89’ Carboni SV: cambio di fiato più che di sostanza, pochi secondi per gli almanacchi.
Nández 6,5: si accende con un dribbling dei suoi e il sinistro a giro, il resto è un continuo correre, cucire in pressione, incitare e richiamare i compagni. Alla distanza sale di tono e presenza, mettendo tutta la sua esperienza e voglia al servizio della squadra.
Makoumbou 5,5: media tra un primo tempo da 5 risicato e una ripresa da 6,5. Nei primi 45 minuti sbaglia tutto quanto si può sbagliare, con e senza palla, in avanti e come filtro. Rientra trasformato dagli spogliatoi, metronomo fondamentale nella gestione della sfera e causa ed effetto della crescita della squadra. Dall’89’ Lella SV: gioca poco ma fa il suo, senza però poter essere giudicabile.
Deiola 5,5: l’uomo del lavoro sporco, ovvero quello che non si vede ma si sente tatticamente, ma che anche sbaglia tantissimo dal punto di vista tecnico. Nel complesso, però, ha il merito di essere uno stantuffo verticale che mette in difficoltà il Genoa e che aiuta e non poco gli equilibri della squadra. Merito che perde di forza di fronte agli errori in appoggio e dentro l’area avversaria.
Mancosu 5: confinato sulla sinistra, prova ad accendersi le poche volte che gli arriva un pallone giocabile dimostrando la solita classe e intelligenza. Troppo poco però, appare in netto calo fisico e forse avrebbe bisogno di un po’ di riposo. Dal 78′ Viola 6: buon impatto, aggiunge tecnica e serenità negli ultimi minuti di gestione e tentativi estemporanei di vittoria.
Luvumbo 5: occasione della vita, meritata e chiamata a gran voce. La spreca, vittima del suo stesso egoismo che porta anche i compagni alla disperazione. Peccato, perché lo spunto c’è eccome, così come il solito cartellino provocato, ma a calcio si gioca in 11 e prima lo imparerà prima diventerà un giocatore importante. Dal 64′ Falco 5,5: altro passo verso un minutaggio più elevato, guadagna e prende un giallo e prova a tenere su la squadra. Ma non incide nonostante la mezz’ora buona, da lui ci si aspetta qualcosa in più.
Lapadula 5: difficile dare colpe a un centravanti che gli unici palloni che vede sono lanci o verticalizzazioni nel vuoto. Di fatto, però, che sia per colpa sua o no non ne vede mezza, chiuso senza pietà dal duo Bani-Dragusin. Ha un’occasione regalata da Pajac, unico lampo. Dal 78′ Pavoletti SV: troppi pochi palloni per poter ambire al voto, mette comunque fisico e sportellate a disposizione della fatica finale.
Liverani 6: il primo tempo sembra il prosieguo della gara contro il Venezia, per fortuna mira e sfortuna aiutano a sfangarla con lo zero a zero. Nella ripresa sia per i cambi questa volta giusti e tempestivi sia per la crescita sostanziale della squadra ecco che il Cagliari diventa compatto e gagliardo. Non che si sia visto chissà che – anche se non è lui a sbagliare passaggi a due metri – ma dimostra di essere sul pezzo. E non è poco dopo una settimana di passione.
Matteo Zizola