I nostri giudizi sul Cagliari sconfitto ad Ascoli nella partita che ha chiuso il 10° turno della Serie B.
Radunovic 3: attore principale della puntata di portieri da incubo vista ad Ascoli. L’uscita poco decisa è un classico del suo reportorio, questa volta però la combina davvero grossa con il rigore dello svantaggio. Come se non bastasse replica con il regalo a Collocolo che porta al due a zero bianconero. Difficile fare peggio in una sola partita.
Di Pardo 6: a volte sembra poter fare di più, ma alla fine il suo lavoro lo svolge anche discretamente. Con un po’ più di personalità potrebbe alzare il livello del suo gioco, lo dimostra le poche volte che si porta nella trequarti avversaria. Dal 67′ Millico 5,5: riceve, un po’ di fumo intorno a sé e poco più. Sembra sempre sul punto di inventare qualcosa, ma il coniglio resta nel cappello. Da un suo cross nasce l’errore di Guarna, tradotto almeno ci prova pur con diversi limiti di efficacia.
Capradossi 5: è la prima tessera, quella meno pesante, del domino che porta al rigore per l’Ascoli. Lascia scorrere un pallone da attaccare e da lì nasce un po’ tutto il resto. Ma ha meno colpe dei compagni ed è la nota meno dolente del duo di centrali.
Altare 4,5: fa dannare Liverani saltando troppo spesso il centrocampo in impostazione, poi all’improvviso il patatrac del rigore. Incredibile come chiami l’uscita di Radunovic, ma senza proteggerlo. Dionisi lo mette spesso in difficoltà per completare la serata complicata.
Carboni 6,5: il più giovane in maglia rossoblù, quello con più personalità e attenzione. Incredibile ma vero. Bravo in chiusura – perfetta la diagonale al 26′ – propositivo davanti. Purtroppo predica nel deserto e, alla distanza, perde in costanza. La prestazione però resta estremamente positiva. Dal 76′ Barreca 5,5: non ha colpe sul raddoppio, nemmeno parziali. Da lui però si attende quella verve che ha dato il compagno più giovane fino al cambio, invece si vede poco.
Deiola 4,5: il terreno del Del Duca è quello che è, ma non riuscire a controllare un pallone che sia uno va oltre i deficit del prato. Non si vede nemmeno negli inserimenti, ciò che normalmente compensa la sua tecnica non sopraffina. Dal 76′ Rog 5,5: entra per aumentare il tasso tecnico, ha sul piede e poi sulla testa il pallone del pareggio ma sbaglia.
Makoumbou 5: si piace un po’ troppo, quando decide di non specchiarsi sulla propria eleganza crea i presupposti per occasioni importanti. Che restano però semplici presupposti. La sua gara, in generale, è tutta un vorrei, aspetto, mi fermo, non posso.
Nández 5: né carne né pesce, spesso ignorato dai compagni, non riesce a incidere. Meglio quando si sposta sulla fascia, sia per propensione che quando il Cagliari passa al 4-2-4 e lui diventa terzino destro. Nonostante tutto non basta per essere anche solo vicino a ciò che ci si aspetta da lui.
Luvumbo 6,5: cresce alla distanza, costringendo gli avversari a spendere falli e gialli. A volte si lascia cadere con troppa facilità, ma è solo dai suoi piedi e dalla sua vivacità che la squadra può accendersi. Potesse si servirebbe da solo, ma ancora non ha il dono dell’ubiquità. Purtroppo.
Pavoletti 5: la sua partita è tutta nel primo tentativo da 25 metri con il sinistro. Fiacco come il suo aiuto alla squadra nel gestire i palloni che gli arrivano. La volontà non manca, ma è tutto il resto che lascia a desiderare. Se poi non arrivano cross definibili tali ecco che il piatto è servito. E non è da stelle Michelin. Il gol regalato da Guarna è solo una magra consolazione.
Falco 5: prima prova a puntare, poi capisce che è da solo e allora esce dalle linee fino ad arrivare a metà campo per vedere palla. Esce così tanto da risultare piano piano meno efficace, fino a non vedersi praticamente più. E a lasciare il campo per davvero. Dal 67′ Lapadula 5: ancora fuori dal gioco, fuori dalla mentalità, fuori un po’ da tutto. Dovrebbe fare la differenza, non ci si accorge nemmeno del suo ingresso.
Liverani 4,5: non c’è di certo lui in campo a girare il film horror che porta al rigore o del raddoppio e alzi la mano chi avrebbe scelto altri intepreti in mezzo alla difesa o in porta. Detto ciò, la squadra gioca con il solito possesso palla sterile, prova a costruire ma con un centravanti più di fisico che di manovra, mancano sovrapposizioni continue e movimenti efficaci senza palla. Il problema non è tanto il campionato lungo – buona scusa – ma che ogni minimo passo avanti è seguito da tre passi indietro. In ogni reparto, in ogni situazione. E i cambi tardivi sono la ciliegina su una torta non esattemente dolce.
Matteo Zizola