Ultimo Tango a Cagliari è la rubrica curata da Andrea Valentini che propone la passione per il Cagliari con uno stile tutto nuovo e particolare.
L’immaginario di ogni tifoso di calcio è indissolubilmente ed invariabilmente legato alla maglia da gara della propria squadra.
I colori del cuore, disposti ora in un modo, ora in un altro: l’unica cosa che conta, soprattutto in un calcio sempre meno romantico.
I giocatori vanno – si dice – la maglia resta.
Vediamo allora quali divise, pur vestite da campioni indimenticabili, sono state in grado di scaldare i nostri fragili cuori rossoblù.
10 – Maglia bianca anni ‘50
Bellezza oggettiva: 7/10
Romanticismo: 8/10
Tasso di fortuna: 5/10
Must have: la 7 di Tonino Congiu
Non è certamente la prima maglia della Nostra storia.
Siamo nel business da 30 anni, naturalmente di Serie A non se ne parla neanche per sbaglio.
Però, con questa splendida maglia bianca con banda orizzontale rossoblù, conosciamo la Serie B, ed è già qualcosa.
Sponsor? No.
Sponsor tecnico? Scordatevelo.
È l’US Cagliari, baby.
9 – Maglia bianca anni ‘60
Bellezza oggettiva: 7,5/10
Romanticismo: 9/10
Tasso di fortuna: 7/10
Must have: la prima 11 di Gigi Riva.
Certo, sono ancora immagini sbiadite in bianco e nero, ma la storia cambia!
Questa è la maglia da trasferta della prima promozione in A del ‘64, che iniziava a togliere spazio alla classica a quarti rossoblù, per pura scaramanzia.
Ci sono già Martiradonna, Greatti, e Gigi Riva: serve altro per appenderne una al muro?
8 – Maglia rossa 1969-70
Bellezza oggettiva: 9/10
Romanticismo: 10/10
Tasso di fortuna: 10/10
Must have: la 1 di Ricky Albertosi
È la maglia (il maglione…) da portiere più usata nell’anno dello Scudetto.
Uno splendido rosso fuoco, maniche e colletto neri bordati di rossoblu, numero 1 bianco ben in vista.
E Albertosi fu numero 1 di nome e di fatto: è ancora detentore del record per il minor numero di reti subite nei campionati a 16 squadre (11).
E, grazie a quello strepitoso torneo, vinse il ballottaggio con l’eterno Zoff per difendere i pali azzurri nel Mundial messicano.
7 – Maglia bianca ’78-82
Bellezza oggettiva: 5,5/10
Romanticismo: 8/10
Tasso di fortuna: 8,5/10
Must have: la 11 di Gigi Piras
Cambiano pochi dettagli, ma parliamo di un completo bianco con tanto di svolazzante colletto alla francese e bordature rossoblù.
Esordisce lo sponsor tecnico: Fabra – ramo italiano di Converse All-Star – che dall’alto sembra aver cucito solo un puntino nero alla destra dello scudetto coi 4 mori.
Lo sponsor commerciale? Ceramiche Ariostea, il primo della nostra centenaria storia.
Risultati: seconda promozione in Serie A e grandi campionati con Tiddia in panchina e la formazione-filastrocca “Corti, Lamagni, Longobucco…”, per capirci.
6 – La maglia con la C
Bellezza oggettiva: 6/10
Romanticismo: 7/10
Tasso di fortuna: 0/10
Must have: la 4 di Occhipinti, ma solo per far bella figura al calcetto.
Siamo nel 1985, grigi anni di B.
Tra le tante bizzarrie della discutibile gestione Moi, la meno grave ma più vistosa è la divisa: una Ennerre con maniche bianche stile Arsenal, colori invertiti (blu-rosso e non rosso-blu) e, colpo di scena, sotto lo sponsor – il poi fortunato FOS – una gigantesca “C” bianca.
Certo, era e resterà l’iniziale della Nostra splendida città ma, non appena ci si accorse che rappresentava anche un destino sinistramente vicino, venne accantonata a favore della maglia delle stagioni precedenti.
Sfigata ma anche unica.
5 – La prima divisa Umbro
Bellezza oggettiva: 9/10
Romanticismo: 9/10
Tasso di fortuna: 8/10
Must have: la 9 del Principe, claro.
Estate di notti magiche, 1990.
Il Cagliari di Ranieri torna in Serie A dopo un’entusiasmante cavalcata iniziata nemmeno due anni prima sul prato del vecchio Amsicora.
Anni di rinascita, simboleggiati dall’arrivo di Francescoli, Herrera e Fonseca, tre uruguaiani che faranno le fortune di quella provinciale tornata al sole.
Il modello è disegnato dalla Umbro sulla falsariga di quelli della Nazionale dei Tre Leoni (in particolare la bianca è uguale alla prima divisa inglese) che giocò proprio in Sardegna il grosso del suo Mondiale.
Rossoblù con classici motivi tono su tono anni ‘90 la prima, bianca, con bordi blu spesso abbinata ai pantaloncini della prima maglia, la seconda.
Sponsor iconico: Formaggi Ovini Sardi.
4 – La maglia della UEFA
Bellezza oggettiva: 6,5/10
Romanticismo: 10/10
Tasso di fortuna: 9/10
Must have: la 10 di capitan Matteoli
Umbro lascia il posto all’italiana Errea, per una maglia meno bella la protagonista della magica stagione europea 93-94.
Matteoli, Dely Valdes, Moriero e Oliveira, Pecorino Sardo con una fetta di formaggio stilizzata sull’addome, stemma a scudo con tanto di tricolore celebrativo: non so se serva altro a rendere indimenticabile questa maglia.
Ci fermiamo in semifinale a San Siro giocando con la bianca, dunque nessuno tocchi quella meravigliosa maglia rossoblù.
3 – La maglia 2003-04
Bellezza oggettiva: 9/10
Romanticismo: 8,5/10
Tasso di fortuna: 8/10
Must have: la 10 di Magic Box
Altro giro, altra promozione.
Il grande ritorno di Zola, la maglia di produzione sarda A-Line con la stilosissima scritta Terra Sarda, allora brand della Regione.
Font di nomi e numeri sbarazzino e preziosissime bordature dorate, accompagnano le eroiche gesta del tridente Zola-Suazo-Esposito.
Identitaria e vincente!
2 – La maglia dell’Era Allegri
Bellezza oggettiva: 7,5/10
Romanticismo: 6,5/10
Tasso di fortuna: 7,5/10
Must have: la 7 di Andrea Cossu
Storia recente: la giovane banda guidata dal tecnico livornese regala sprazzi di calcio spettacolo e, per due stagioni di fila, sfiora una nuova qualificazione europea.
Sono le prime annate targate Macron, con sponsor Dahlia TV, emittente satellitare che avrebbe avuto poca fortuna.
Poco male, al centro delle maglie rossoblù stava da dio.
In alternativa alla numero 7, procuratevi una sempreverde 5 di Daniele Conti.
1 – L’attuale prima maglia
Bellezza oggettiva: 9/10
Romanticismo: 8/10
Tasso di fortuna: ?
Must have: quella di un centrocampista a caso
Troppi sponsor? Forse, ma tre su tre sono sardi.
Troppo nuova? Beh, chissà che non diventi una classica.
La nuova maglia Macron è stupenda e – più o meno – rispettosa delle tradizioni.
Comunque vada, l’avranno vestita contemporaneamente Cragno, Klavan, Rog, Nainggolan, Nàndez, Castro e Pavoletti.
Quantomeno sarete gli hipster del gruppo.
Bonus track – Bianca 1970
Bellezza oggettiva: 10/10
Romanticismo: 10/10
Tasso di fortuna: 10/10
Must have: dai, non scherziamo
Fuori classifica per ovvi motivi, la maglia dello Scudetto (che sia in versione Quattro Mori o nella successiva versione Tricolore) non può che essere la più amata dalla tifoseria.
Non solo perché fu vincente: era un capolavoro di maglieria con tessuto elastico per l’epoca ed una “cravatta” rossoblù tenuta insieme da due laccetti degli stessi colori.
Numeri cuciti a mano color blu notte, bordature rossoblù in fondo alle maniche e sul risvolto dei calzettoni.
Semplice, elegante, riconoscibile e vincente.
La maglia più bella della storia del calcio, vestita dal più grande bomber di tutti i tempi: beato chi vanta una 11 di Rombo di Tuono nella sua collezione.
Andrea Valentini