Un lungo girovagare per la Serie C, Pontedera, Fermana, Fano, Viareggio, Pianese poi poco prima della metà di settembre la chiamata dalla Sardegna: King Udoh ha saputo scalare le gerarchie diventando sempre più una pedina fondamentale dell’attacco dell’Olbia. L’italo-nigeriano cresciuto nella Juventus, per uno scherzo del destino, ha realizzato proprio contro la formazione Under 23 della società che l’ha tenuto a battesimo la sua prima rete con la maglia dei bianchi.
La stagione del classe 1997 da quella domenica ha svoltato, seppur già a Como qualche giorno prima era arrivata una buona prestazione, nonostante un rigore sbagliato. Abbiamo fatto il punto con il giocatore al giro di boa della stagione a pochi giorni dalla partita con la Pro Patria: la nostra chiacchierata con King Udoh è partita dall’ultima gara interna con l’Alessandria dove è arrivata una sconfitta immeritata.
King, partiamo dall’attualità e commentiamo l’ultima partita, cosa vi lascia? Hai anche avuto una buona occasione nel primo tempo…
Ci ha lasciato un po’ di rabbia e rancore, al di là degli episodi. Ho rivisto la partita e quell’azione, in quella occasione nel primo tempo mi era arrivato un bel pallone e pensandoci potevo calciare prima. Ho fatto quel tocco in più e ho permesso al difensore di raggiungermi. Abbiamo fatto una buona partita, ma il calcio è così: il risultato parla chiaro, loro hanno vinto e noi abbiamo perso quindi non ci resta che rimboccarsi le maniche e lavorare. Per fortuna si gioca subito mercoledì, dobbiamo riscattarci.
Già, mercoledì di nuovo in campo a Busto Arsizio contro la Pro Patria: come si prepara una partita con così poco tempo?
Abbiamo cercato di riposare un pochino e poi allenarci con il solito grande impegno. Affrontiamo una squadra forte e tosta, ben allenata e che è in questa categoria da un po’. Hanno una buona posizione in classifica, ma noi cercheremo di vincere e ce la giocheremo. In questo campionato però nessuno ti regala niente.
Due sconfitte che hanno un po’ messo in ombra il buon finale del girone d’andata dell’Olbia…
Usciamo da queste due sconfitte con un po’ di rancore. Abbiamo perso due partite per colpa di alcuni episodi, non sono state sconfitte nette. Siamo sulla strada giusta secondo me, abbiamo un girone intero da giocare e sono sicuro che i risultati arriveranno.
Sei partito un po’ indietro nelle gerarchie che poi hai scalato con il passare delle partite: qual è il tuo bilancio?
All’inizio appena arrivato ho fatto un po’ di fatica perché dovevo ambientarmi e non era facile anche perché gli altri avevano già fatto il ritiro. Dovevo un po’ inserirmi, poi piano piano con l’aiuto di staff, compagni e società mi sono ambientato. Ho cercato sempre di dare il massimo e devo dire che sta andando bene, anche se posso fare ancora meglio.
Mister Canzi in una delle sue ultime conferenze ha sottolineato la tua qualità di saper dare molta profondità all’attacco, caratteristica che non tutti hanno…
Penso sia importante attaccare la profondità in un campionato come questo. Ci sono difensori bravi, ma a volte lenti: quindi è molto importante andare a cercare gli spazi. Ci sono altri miei compagni che attaccano bene gli spazi, sta al mister decidere chi andrà poi in campo.
Parlando sempre di attacco, in alcuni momenti della stagione il gol non arrivava mai: ti sei chiesto i motivi?
Non è facile dirlo, ci sono momenti in cui un attaccante fa di tutto per segnare. Io però penso che se pensi continuamente a fare gol, alla fine non lo fai: l’unica cosa da fare è allenarsi bene e serenamente, il gol alla fine arriva. Se la vivi come un’ossessione è peggio. Magari ci sono momenti in cui pensi “devo segnare, devo segnare, devo segnare”, ma è peggio questa frenesia. Alla fine per me il gol è arrivato finalmente contro la Juve, poi da lì ne sono arrivati altri due e spero tanto di farne altri!
Sei stato tra i primissimi giocatori a prendere il Covid in Italia, come hai vissuto quei giorni che ora sembrano purtroppo normalità e quotidianità?
Ormai parliamo di un anno fa, all’inizio sono stati giorni normali perché alla fine era come avere un’influenza normale. Poi per fortuna la mia ragazza mi ha consigliato di fare il tampone e sono risultato positivo. Sono stato in ospedale qualche giorno, ma non perché stessi particolarmente male ma essendo uno dei primi casi volevano fare degli esami e capire. Ho avuto la febbre due giorni e basta. Sono stato fortunato per tutte le attenzioni che mi hanno dato.
Il girone d’andata è passato, siamo a oltre metà stagione: quale potrebbe essere l’obiettivo dell’Olbia?
Raggiungere la salvezza tranquilla, poi non si sa mai. Prima dobbiamo pensare solo a metterci in salvo e al sicuro, poi magari con i risultati arrivano altri obiettivi e secondo me se continuiamo ad approcciare bene le partite e avere qualche altro punto in più magari possiamo anche puntare a qualcos’altro. Ma questo dipende tutto da noi, come ho detto prima c’è un girone intero di ritorno da giocare. La classifica è cortissima, siamo tutti attaccati e non si può mai sapere. Prima però c’è da mettersi in salvo.
Chiudiamo con una domanda inevitabile: ti sei posto un obiettivo personale?
Cerco di mettermi in mostra e fare più gol possibili per l’Olbia. Ho 23 anni e vorrei fare il salto di qualità.
Matteo Porcu