Un leader e un giocatore di carattere, in più un profilo abituato ad agire in una difesa a tre. Ma al tempo stesso un calciatore di 34 anni che ha alle spalle infortuni anche importanti e soprattutto che arriva da un lungo periodo di inattività e che sarà tutto da valutare nell’intensità della lotta salvezza in Serie A. In breve, José Luis Palomino. Il nuovo acquisto del Cagliari ha diviso la piazza rossoblù, tra chi ne apprezza curriculum e spirito da battaglia e chi invece storce il naso sul suo immediato utilizzo, in un reparto molto affollato con Mina, Luperto, Obert, Hatzidiakos, Wieteska e all’occorrenza Zappa. Visto che il tema è di quelli che spaccano le opinioni abbiamo deciso di rispolverare la rubrica il ring di Centotrentuno, con la stessa nostra Redazione che sull’argomento Palomino ha idee diverse. Vediamo il punto di Roberto Pinna e Matteo Zizola a riguardo.
Perché sì
Parliamoci chiaro, se Palomino fosse arrivato un paio di anni fa in Sardegna, come tentato a più riprese dal Cagliari negli ultimi anni, staremo parlando di un assoluto colpo di mercato. Poi però gli anni passano per tutti e nell’ultimo periodo Palomino paga gli infortuni e la famosa vicenda di doping, dove è stato assolto. E inoltre per uno che è stato sette anni nell’Atalanta infernale di mister Gasperini è anche normale essere un po’ spremuto a cinque mesi dai 35 anni. Se guardiamo a Palomino come al titolare che risolve ogni problema del Cagliari è giusto bocciare l’acquisto rossoblù. Ma in realtà il club di Sa Ruina ha preso l’ex bergamasco con un altro intento. Il direttore sportivo Nereo Bonato ha fatto un mercato estivo puntato quasi esclusivamente su giovani di prospettiva e scommesse. Da Piccoli a Felici fino ad Adopo. Proprio in difesa però il Cagliari, dopo aver azzeccato Mina l’anno scorso a gennaio, ha puntato sull’esperienza. Forse scottato anche dall’impatto più che complicato di Wieteska e Hatzidiakos alla prima uscita in A. E non è un caso in questo senso che ad Asseminello insieme a Nicola sia arrivato anche Luperto. Palomino rientra in questa logica. Un leader dalle mille battaglie, preso a parametro zero, che possa rendersi utile magari nei momenti più difficili sia in campo che come carisma nello spogliatoio. Senza considerare che Mina, che ha detto a Nicola di voler restare, fino all’ultimo giorno di trattative resterà un punto di domanda sul mercato. Dal punto di vista tattico Palomino è anche un profilo duttile e che bene si adatta all’idea di calcio di Nicola, inoltre è abile anche nelle situazioni di calcio da fermo. I dubbi sulla sua tenuta fisica sono tanti, meno quelli sulla sua enorme voglia di riscatto. Nel contesto del mercato di prospettiva lui sembra essere il classico jolly che può aiutare la crescita del gruppo. (Roberto Pinna).
Perché no
Basterebbero le statistiche degli ultimi due anni per giustificare i dubbi su Palomino. L’ultima gara che lo ha visto in campo per 90 minuti risale all’8 aprile del 2023 – la sconfitta casalinga dell’Atalanta contro il Bologna – mentre nella scorsa stagione sono stati soli 23 i minuti disputati in Serie A, più venti tra Coppa Italia ed Europa League. Sono ventidue le presenze in tutte le competizioni per il centrale argentino nelle ultime due annate, aspetto che sommato ai 34 anni sulla carta d’identità – diventeranno 35 il prossimo gennaio – spiega quanto l’affidabilità dal punto di vista della continuità ponga diversi punti interrogativi. Certo, oltre agli infortuni c’è stata la questione doping finita poi con l’assoluzione del classe ’90 tucumano, ma il recente passato non pone a favore della sua integrità. Se a questo si aggiunge che nella difesa del Cagliari di Nicola è presente anche Yerry Mina, altro giocatore da gestire per gli ormai noti acciacchi muscolari dietro l’angolo, l’idea di avere Palomino come elemento di esperienza che possa essere una sorta di alternativa al colombiano non sembra dare le adeguate garanzie. In una retroguardia che ha spesso palesato problemi alla voce leadership avere l’ex nerazzurro come tassello da aggiungere a Mina può essere positivo, ma tutto dipenderà dalla capacità di mettersi alle spalle i problemi fisici e un’inattività che, fisiologicamente, potrebbe far pagare il conto. C’è poi l’aspetto prettamente tattico. Palomino è sì una garanzia per la difesa a tre dopo sette stagioni sotto la guida di un maestro del genere come Gian Piero Gasperini, ma non si può dimenticare che in tutta la sua esperienza a Bergamo la sua posizione prevalente è stata quella di braccetto di sinistra – essendo mancino di piede – e, in alternativa, di centrale puro. Solo raramente Palomino è stato schierato per necessità sul lato destro della retroguardia a tre e guardando alla rosa attuale del Cagliari il braccetto di destra è il ruolo che sembra avere maggiore bisogno di correzioni. Certo, vista la concorrenza di Zappa e Hatzidiakos si potrebbe ipotizzare il tentativo da parte di Nicola di adattarlo in quella posizione del terzetto difensivo, completando il reparto con Mina come centrale Luperto come terzo a sinistra, ma sarebbe probabilmente una forzatura. Senza contare che sia il colombiano che l’ex Empoli mancano di rapidità e Palomino non aggiunge questa caratteristica al reparto. In definitiva l’affare che ha portato da svincolato l’argentino in Sardegna ha di per sé aspetti economici favorevoli, altrettanto lo sono quelli mentali e di leadership, ma mancano i due dettagli fondamentali e dei quali il Cagliari avrebbe maggiormente bisogno: garanzie fisiche – e dunque di continuità – e posizione tattica. Come accaduto con Mina il campo potrebbe smentire i dubbi, la speranza è che il ritorno alla forma ottimale avvenga in tempi rapidi e che i problemi fisici del recente passato appartengano, appunto, al passato. (Matteo Zizola)
Roberto Pinna-Matteo Zizola.