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Il calcio che fu | Pietro Nonnis

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Una serie di “quadretti” di calciatori del passato cagliaritano e non solo, a cura di Nino Nonnis.

Pietro Nonnis

Molti, soprattutto giovani, diranno “E chi è?”. È mio fratello. Ebbè? Ha giocato a pallone anche lui. Avrebbe anche potuto avere carriera migliore. Non tanto per dire, come si fa con tutti quelli che non l’hanno avuta, ma perché lui l’ha iniziata quando aveva 19 anni. Nessuna storia dolorosa alle spalle. Semplicemente a 14 anni smise di giocare in una squadra. Mio padre sentiva i giocatori parlare alla televisione e si spaventò: “Non vorrai fare quella fine. Pensa a studiare, che il liceo classico è impegnativo”. Aveva fatto un campionato allievi in una San Giorgio che faceva faticare anche il Cagliari. Lui giocava terzino, gran fisico per quei tempi. In una partita contro la Ferrini giocò centravanti e fece due gol, portandosi appresso tutta la difesa. Il grande Polese a fine anno ne comprò il cartellino, ma lui smise per dedicarsi al campionato greco e latino. Giocava ogni tanto con gli amici, ricevendo sempre varie proposte, ma il suo manager, nostro padre, non cedette mai alle lusinghe. Una volta presa la maturità diventò padrone del proprio cartellino e accettò l’invito di signor De Montis il presidente del Sardinia, la squadra del bar omonimo di via Bacaredda, sezione staccata del Ragno, dove andava a chiacchierare e a parlare del Cagliari e di donne. Tutti amici e amici di amici. Vinsero il campionato staccando la tignosa San Benedetto di Mariolino Fercia, e sfiorarono quello successivo.

Pietro fu acquistato dall’Oristanese, in Promozione, quella di allora, a girone unico. Ricordo ancora i suoi compagni, uno è morto giovane, Pino Cardu, uno bravo in campo e simpatico fuori, un altro è Lillo Angius. L’allenatore era Contini, un bosano. Una buona squadra, dove giocò per qualche anno. Giocava la domenica mattina, alle 11, per evitare le concomitanze col Cagliari. Si allenava blandamente due volte alla settimana, e il sabato precedente tornava a casa alle due e alle tre, a quei tempi ora molto tarda per tutti. Giocava bene però, rendeva, anche se rinunciava alle ore di sonno e penso che andasse contro corrente, non rinunciava a fare l’amore di sabato. E già che c’era anche di venerdì. In un derby con la Tharros, che andai a vedere, marcò Romano, già giocatore del Cagliari, e non solo lo annullò con qualche buona e molte cattive, ma segnò il gol della vittoria, di testa, su calcio d’angolo, quasi alla fine della partita. Gli proposero di fare su Componidori, per il Gremio de is oreris, ma rifiutò ringraziando. In seguito giocò nell’Arbus, dove si allenò ancora meno, e nel La Palma e nel Cus Cagliari. Come succede agli insegnanti prima della pensione, si era avvicinato a casa.

Stavo dimenticando di dire che ha giocato anche con Livio Caocci, col quale hanno giocato tutti, con oppure contro. Un mistero, ma quando si riposava? Disputò vari campionati universitari e la figura migliore la fece a Napoli, contro il Cus Napoli, ma non come giocatore bensì come imitatore di Gigi Riva: alla discesa in campo si mise a imitare la sua voce, (perfetta), e gli avversari si spaventarono, i cagliaritani avevano iscritto Rombo di tuono. A Napoli pensano che tutto sia possibile. A centrocampo chiesero all’arbitro che aveva il pallone in mano, di pazientare perché volevano sentire Gigi Riva. La partita cominciò un quarto d’ora dopo e alla fine vollero sentire tutti, arbitro compreso, una dichiarazione del nostro bomber. Gli offrirono di trasferirsi a lavorare in una televisione locale, ma lui non accettò, perché a Cagliari si era fidanzato con due tipe che non si decidevano a lasciarlo.

Nel suo curriculum c’è anche la partecipazione ad uno dei più seguiti tornei cagliaritani, quello dei Salesiani di Cagliari. Giocava nella squadra di Franco Giordano che vinceva regolarmente pur senza essere la più forte.
Ancora gioca a pallone, vicino a Torino, dove si è trasferito da tanto tempo. Ha fatto anche l’allenatore e anche lì avrebbe potuto fare una carriera migliore.

Nino Nonnis

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